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Spending Review, arriva la ‘mannaia’ sulla Sanità con 5 miliardi di tagli

Creato il 06 luglio 2012 da Candidonews @Candidonews

Spending Review, arriva la ‘mannaia’ sulla Sanità con 5 miliardi di tagli

Durante la notte è arrivata finalmente la fantomatica ‘Spending Review‘. Monti ed i ministri interessati hanno snocciolato i provvedimenti per il risparmio della spesa. Si riducono province, tribunali, procure e dipendenti statali. Arriva però la ‘mannaia’ sulla Sanità. Dopo i tagli previsiti nella Riforma delle Pensioni  e nel Provvedimento sul Lavoro ecco che anche  l’ultimo settore del ‘sociale’ riceve la sua dose di tagli. Ben 5 miliardi di  mancate risorse per una settore già in ginocchio e che ha visto, negli anni scorsi, mancati finanziamenti per piu di 15 miliardi. Un attentato alla salute pubblica, iniziato da Tremonti e proseguito con Monti.

Il fatto quotidiano riporta le severe decisioni sul fronte sanitario:

Meno posti letto e taglio sulla spesa farmaceutica territoriale. La mannaia della spending review, approvata dal Consiglio dei ministri, si abbatte anche sulla sanità e crea molti malumori, annunci di sciopero e anche la disapprovazione di Pieluigi Bersani, che questa mattina aveva chiesto di non “dare mazzate” al settore. Il segretario del Pd: “Sulla sanità e sugli enti locali i tagli mi sembrano troppo pesanti. Andiamo oltre il segno e tocchiamo le prestazioni, quindi dobbiamo discuterne. Quando si comincia a toccare la carne viva e i servizi, allora si entra sul problematico per noi. Se le norme hanno oggettività e razionalità, siamo pronti ad affrontarle. Se, invece, ci sono sotto altre cose, dobbiamo guardarle”.  Per il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica la spending non è una “opera di riorganizzazione e riqualificazione della spesa sanitaria ma un’altra manovra di tagli lineari al finanziamento che compromette il diritto dei cittadini alla tutela della salute e alle cure”.

Posti letto. Ed ecco quello che si vede. Entro il 30 novembre si dovrà  raggiungere lo standard di 3,7 posti letto per 1000 abitanti, arrivando a un taglio stimato in circa 18mila letti tra pubblico e privato accreditato, con una quota di pubblico puro che deve essere “non inferiore al 40% del totale”. Nella norma sulla rideterminazionedei posti letto si specifica anche che la riduzione deve avvenire “esclusivamente attraverso la soppressione di unità operative complesse”. Viene confermato il taglio di tre miliardi di euro per il fondo sanitario nazionale nel 2012-2013, con un miliardo in meno quest’anno e due miliardi a decorrere dal 2013: “Il livello del fabbisogno del servizio sanitario nazionale e del correlato finanziamento, previsto dalla vigente legislazione  - si legge nel testo – è ridotto di 1.000 milioni di euro per l’anno 2012 e di 2.000 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013″.

Associazioni di medici e CGIL parlano di ‘colpo di grazia’ alla sanità:

Pessimismo dei medici. Di “colpo di grazia” alla sanità parla anche l’Anaao Assomed, il principale sindacato dei medici, secondo cui “con il taglio di 5 miliardi per il triennio 2012-2014 previsto dal decreto sulla spending review, che vanno ad aggiungersi a quelli delle precedenti manovre economiche per un totale complessivo di 22 miliardi di tagli alla sanità pubblica, il rischio che il Ssn possa chiudere i battenti diventa una certezza“.

Confsalute, a rischio 200mila prestazioni.
“Questo è un vero e proprio taglio con il bisturi sui LEA (livelli essenziali di assistenza) da garantire ai cittadini su tutto il territorio nazionale”, dichiara, in una nota, il presidente di Confsalute – Confcommercio Roma, Maurizio Pigozzi. “A fronte di 8.482.665 ricoveri ospedalieri pubblici – spiega il presidente di Confsalute – e di 2.785.366 ricoveri privati, tagliando anche solo dell’1% e poi del 2% la spesa, oltre 200.000 prestazioni non verrebbero erogate e quindi i cittadini dovrebbero pagarle di tasca propria”.
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I conti della Cgil. Convinta che la mazzata alla sanità ci sia già stata è lo Spi-Cgil. “Con la spending review si darà il colpo di grazia alla sanità italiana che si rifletterà direttamente sulla condizione di milioni di anziani e pensionati”, denuncia il sindacato dei pensionati. “I 4 miliardi di euro che vengono ora sottratti al fondo sanitario nazionale si aggiungono, infatti, agli oltre 12 miliardi di euro che sono stati già tagliati dal governo Berlusconi”. “In questo modo – aggiunge lo Spi – alla sanità italiana sono state tolte risorse per una cifra complessiva di 16 miliardi di euro nel triennio 2012-2014. Anche la riduzione dei posti letto previsto dalla revisione della spesa targata Monti si somma a quella operata da chi lo ha preceduto. Si arriverà così alla cancellazione di 80 mila posti letto e alla chiusura di centinaia di piccoli presidi sanitari sul territorio”. Per il leader Cgil Susanna Camusso: “Ci pare che sia in corso un’altra manovra di carattere recessivo, nei fatti, che taglia molto lavoro più di quello che non dichiari”, dice Camusso. “Il problema non è il nome: questo è un taglio lineare del welfare ai cittadini”. Ora “lavoriamo per preparare una piattaforma e una mobilitazione generale in risposta”, aggiunge

Il Corriere riassume il DL con una infografica:

Spending Review, arriva la ‘mannaia’ sulla Sanità con 5 miliardi di tagli

Il Post li sintetizza in 22 punti. A mio avviso ce sono alcuni ‘pericolosi’ per la tenuta sociale:

1. Salvo non siano state trovate condizioni più vantaggiose, per la Pubblica Amministrazione sono validi solo i contratti attivati tramite Consip, la società che funziona come “centrale acquisti” del ministero dell’Economia. Il settore sanitario è escluso e ha un suo regolamento.

2. Nel caso dei contratti già in corso, le amministrazioni possono tirarsi indietro se i fornitori non adeguano le loro prestazioni alle migliori condizioni previste da Consip.

3. I ministeri applicano già da quest’anno sistemi di riduzione della spesa per quanto riguarda l’acquisto di beni e servizi.

4. La prevista riduzione del personale nella pubblica amministrazione non riguarda la scuola, la sicurezza, i soccorsi e la magistratura.

5. I ministeri dovranno ridurre del 20 per cento il numero dei dirigenti e del 10 per cento i dipendenti. È previsto anche l’obbligo di razionalizzare le risorse, riordinando le competenze ed eliminando le duplicazioni.

6. Per le Forze armate è prevista una riduzione degli organici di almeno il 10 per cento.

7. I dipendenti in eccesso della pubblica amministrazione potranno usufruire del prepensionamento, a patto di avere maturato i requisiti necessari prima che entrasse in vigore la riforma delle pensioni. In alternativa il dipendente potrà andare in mobilità per due anni con l’80 per cento dello stipendio e rimarrà senza impiego se non sarà stato collocato in un’altra amministrazione.

8. Per le auto della pubblica amministrazione (le cosiddette “auto blu”) è richiesta a partire dal 2013 una riduzione della spesa pari al 50 per cento rispetto a quanto si spendeva nel 2011. La regola non si applica o si applica con eccezioni per i mezzi di soccorso e di sicurezza.

9. I buoni pasto della pubblica amministrazione non potranno superare il valore di 7 euro per buono, anche per i dirigenti.

10. Il personale della pubblica amministrazione deve andare in ferie: non è possibile lavorarle in cambio di trattamenti economici ulteriori.

11. Fino al 2014 non sarà applicato l’aggiornamento dell’indice ISTAT per gli edifici in affitto della pubblica amministrazione, il locatore avrà la facoltà di recedere dal contratto. È inoltre prevista la rinegoziazione dei contratti per ottenere una riduzione del 15 per cento sull’affitto.

12. Gli spazi usati come uffici dalle amministrazioni saranno ridotti: in quelli nuovi sono previsti tra i 12 e i 20 metri quadrati per addetto, in quelli vecchi tra i 20 e i 25 metri quadrati. Saranno anche ridotti gli spazi per gli archivi.

13. Sarà accelerato il sistema per la vendita degli appartamenti di servizio di proprietà dell’Esercito.

14. I consigli di amministrazione delle società a totale controllo pubblico dovranno avere solo tre membri, e due di questi dovranno essere dipendenti dell’amministrazione che detiene la partecipazione nell’azienda (o della società controllante in caso di partecipazione indiretta). Dal 2014 la pubblica amministrazione dovrà procedere all’acquisto di beni e servizi sul mercato tramite sistemi che tutelino la concorrenza, come previsto nel “Codice appalti”.

15. Per ministeri ed enti statali ci sono tagli per 1,5 miliardi quest’anno e per 3 miliardi nel 2013.

16. Sono soppressi numerosi enti e fondazioni, le cui competenze saranno nuovamente trasferite ai ministeri.

17. I trasferimenti dello Stato alle Regioni si riducono di 700 milioni di euro quest’anno e di 1 miliardo di euro nel 2013, fatta eccezione per le risorse necessarie per la sanità.

18. La riduzione delle province è prevista, sulla base della dimensione territoriale e del numero di abitanti, ma sarà affrontata con un provvedimento a parte entro dieci giorni dall’entrata in vigore del decreto sulla spesa. Qui trovate quello che c’è da sapere sull’eterna questione.

19. Le scuole avranno un sistema di tesoreria unica per tutte le risorse finanziarie depositate fino a ora nelle banche private. Il personale docente impiegato nelle scuole italiane all’estero sarà ridotto e razionalizzato. Il trasferimento di 23 milioni di euro alle Regioni eliminerà il problema del costo delle visite fiscali per le scuole.

20. Le università non statali ricevono 10 milioni di euro, la metà di quanto stanziato in passato. Sono previsti 90 milioni di euro in più per il diritto allo studio. 103 milioni di euro sono stanziati per i libri gratuiti nella scuola secondaria di primo grado (le medie, alle elementari ci pensano già i Comuni).

21. I contratti di fornitura nella sanità saranno ridotti del 5 per cento, per quelli già in corso le aziende sanitarie potranno tirarsi indietro nel caso in cui i prezzi applicati siano più alti del 20 per cento rispetto a quelli di riferimento.

22. Lo sconto obbligatorio applicato per la sanità pubblica aumenta già quest’anno: le farmacie dovranno applicarne uno pari al 3,85 per cento (prima era 1,82 per cento) e le aziende farmaceutiche sconteranno del 6,5 per cento (prima era 1,83 per cento).


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