Solo in Italia c’è coincidenza di un brutale spregio per le regole, di una cieca visceralità dell’opinione pubblica, di una disarmante irresponsabilità della politica e della magistratura e di quel malinteso senso del compassionevole che tollera l’inganno fino a sollecitarlo, dunque solo in Italia poteva darsi un caso Stamina. Nello specifico: si è fatto scempio delle norme doverosamente severe che accompagnano un trattamento terapeutico dal momento in cui è concepito come ipotesi a quello in cui viene adottato come presidio clinico, e questo è stato possibile per l’inqualificabile cedimento di chi avrebbe dovuto farle rispettare a fronte della pressione del moto irrazionale che esigeva una legittimazione del «non è vero ma ci credo» in forma di diritto all’illusione, rivendicando una fattispecie di statuto alla circonvenzione di incapace, con copertura a spese dello stato. In fondo non si concede altrettanto alla religione? Non si continuano a vendere farmaci omeopatici anche se è dimostrato che sono inerti? Cosa non si è visto, stavolta. Sperimentazione farlocca, brevetti inesistenti, non uno straccio di pubblicazione scientifica a dar conto dei test in vitro, somministrazione di un intruglio potenzialmente letale a poveri disperati per lo più senza speranze, e il tutto mentre Fiorello e Le Iene tifavano per lo psicologo titolare di una società che si occupava di indagini di mercato, prontamente riconvertita a santuario miracoloso. La comunità scientifica nazionale e internazionale si faceva sentire, ma invano, perché, si sa, neanche Pasteur era laureato in medicina, e poi le case farmaceutiche fanno quadrato per stroncare gli outsider del calibro di un Vannoni. E il Ministero della Salute stanziava milioni di euro, ché a non stanziarli correva il rischio di apparire insensibile. Niente di nuovo sotto il sole del Belpaese, dove il welfare trova soluzione nelle ciotole di minestra della Caritas, la diseducazione alimentare nelle alghe sciogliopancia di Wanna Marchi, la giustizia nella marcia per l’amnistia di Marco Pannella e la disoccupazione in una schedina del Superenalotto. Spiegatemi cosa c’è da salvare. Dov’è il paese che merita di risalire la china? Il degrado se lo porta dentro da decenni, forse da secoli. Lasciatelo fallire, non gli è possibile altro destino.
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