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splendore e decadenza

Creato il 09 maggio 2011 da Luci

per quanti secoli un popolo può contare sullo splendore dei secoli passati?

questo bellissimo fine settimana ha visto, fra tante cose allegre, anche la visita della Bionda, con fidanzato al seguito.

così li abbiamo portati a vedere un po’ la “bellaitalia” come dicono i tedeschi e come i commercianti italiani scrivono sulle schifezze che rifiliamo ai tedeschi all’estero, fornite di tricolore e di immagini tradizionali come che ne so, un bel vesuvio per il limoncello fatto col last al limone, un trullo per l’olio d’oliva pugliese ma fatto con olive greche o spagnole, una bella tomba etrusca per spacciare della pasta fatta in romania per pici toscani.

ieri siamo stati a vedere le bellissime rovine di Luni, antico porto romano dal quale partivano le navi cariche di marmo per abbellire roma.

siamo arrivati verso le dieci e mezzo, un solo custode per tutto il parco, un museo scalcinato, illuminato male, dall’esterno cadente e una triste bandiera tricolore sul tetto, a sventolare una gloria che non c’era.

“scusi, per andare all’anfiteatro?”

“eh, per quello dovete tornare alle tre e mezzo, sono da sola e non vi ci posso portare, ma alle tre e mezzo viene una collega e tutti quelli che vengono la mattina li facciamo tornare e li accompagnamo tutti insieme”.

ci avviamo mesti, in mezzo all’erba tagliata che profumava di vacanze estive, sotto a uno dei cieli più blu che avessi mai visto e in mezzo alla lanugine dei pioppi che sa di vita che se ne vola in giro.

la casa degli affreschi è chiusa, ovvio, come può un solo custode guardare a cinquecento metri di distanza?

l’altro museo pure.

intorno non un cartello bilingue, vecchi cartelli sbiaditi una volta ogni tanto, camminamenti traballanti, lamiere arrugginite che proteggono colonne antiche di marmo.

quando torniamo al pomeriggio un’altra custode ci porta all’anfiteatro. ci accodiamo a una visita guidata, per scroccare qualche informazione.

“questo anfiteatro era la metà di quello esistente a roma, poteva contenere settemila persone e d’estate veniva coperto con un telo per riparare gli spettatori dal sole”.

“a quei tempi la vita era molto dura ed era compito dei governanti assicurare, per la tranquillità cittadina, i giochi del circo e un poco di pane”.

panem et circenses

già…

mi pare di capire…


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