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Splendori e miserie di renzi

Creato il 17 dicembre 2013 da Albertomax @albertomassazza

renzi segretarioCon l’elezione a segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi è salito definitivamente al centro della ribalta politica nazionale. Finora l’aveva tenacemente assediata, ottenendo grande visibilità, ma senza avere la possibilità di condizionare l’esecutivo. Bisogna dargli atto che in questa prima settimana ha dato prova di una grande capacità di lettura della situazione, sviluppando una strategia che nel breve periodo dovrebbe dare i suoi frutti. La tattica del ribelle di governo era sicuramente la scelta più intelligente che Renzi potesse fare: gli consentirà di intestarsi i risultati ottenuti dal governo, senza sporcarsi le mani. Contemporaneamente, ha affondato su temi in grado di mandare in fibrillazione il Nuovo Centrodestra e il M5stelle. Conscio della debolezza strutturale del partito di Alfano, ha annunciato un’accelerazione sui diritti civili, lasciando intendere al vicepremier che i rospi da mandare giù non si faranno attendere. Aldilà della risposta piccatamente orgogliosa di Alfano, il suo partito è quello che al momento ha tutto l’interesse a mantenere la stabilità del governo, pena un inglorioso passaggio sotto le Forche Caudine berlusconiane o, in alternativa, la scomparsa dalla scena. L’affondo rivolto a Grillo sulle riforme mette il dito nella piaga dell’irricomponibile e latente frattura interna al Movimento: la dicotomia tra l’intransigenza immobilista e la necessità di interventi immediati, con i conseguenti e inevitabili compromessi. Se Renzi porterà il governo ad agire su temi sensibili alla popolazione, il Movimento non potrà restarsene con le mani in mano, pena una prevedibile erosione del suo consenso.

Dato a Renzi quel che è di Renzi – la grande capacità comunicativa e la scaltrezza strategica – resta da capire fino a che punto il rampante sindaco fiorentino possa rappresentare una svolta efficace nella gestione della cosa pubblica in Italia. Di sicuro, il piglio decisionista e la freschezza giovanile possono veicolare una parziale ripresa economica, basata su un rinnovato entusiasmo, sulla razionalizzazione della spesa pubblica e sullo snellimento burocratico, specie se Renzi, come pare, metterà in secondo piano la sua ambizione personale e farà fruttare le sue indubbie qualità di coordinatore. Ciò che non ci si può aspettare dal nuovo segretario del Pd è una radicale rivoluzione del sistema Italia, una lotta senza quartiere al male endemico della società italiana: la logica feudale, clientelare e familistica che condiziona la gestione della cosa pubblica. La biografia del giovane leader parla chiaro: di quella logica lui è un paradigma. Sarebbe da ingenui pensare che possa inaridire il terreno che gli ha consentito una così prepotente ascesa nell’elite dei privilegiati.


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