Poco fa mi contatta un’amica per chiedermi una mano. Vuole trasferire il suo blog da Splinder a WordPress. La sua decisione non è stata dettata dalle recenti notizie circolate sulla piattaforma di blogging italiano (di cui già in tanti hanno scritto), ma certamente l’hanno accellerata. Così questa conversazione mi ha dato lo spunto per una riflessione: che logica ha il comportamento di splinder, della sua redazione?
Se splinder alla fine chiuderà con questa pessima considerazione per la sua community, che è l’ossatura che ha fatto la fortuna del servizio, non lascerà certo un bel ricordo. E sono sempre le ultime cose che si ricordano, e di solito ancor meglio si ricordano le peggiori e non le buone.
Se splinder non chiuderà finirà comunque con l’aver rovinato il rapporto con i suoi utenti, oltre a perderne parecchi che, spaventati dalle voci incontrollate, in queste ore stanno trasferendo i loro blog verso altri lidi.
A ben pensarci la cosa è sconcertante. Solitamente quando si parla di cattiva comunicazione e cattiva gestione e relazione con la community non ci riferiamo quasi mai a servizi di questo tipo, e ci mancherebbe anche.
Io stesso su splinder ho un account, collegato al mio primo blog, così ho colto l’occasione per andare a verificare se per caso nelle ultime ore qualcosa fosse cambiato. Niente, nulla. Nessuna notizia, nessun post dalla redazione (l’ultimo risale ancora ad ottobre 2010 ). Le uniche notizie, consigli, tentativi di rassicurazioni che girano sono alimentati dagli utenti stessi, come in questo post di oggi che tenta di analizzare la situazione con una certa accuratezza. Come se la nave fosse stata abbandonata dall’equipaggio e lasciata in balia del mare con a bordo ancora tutti i passeggeri.
Anche qual’ora fosse la chiusura la sorte destinata, meriterebbe in ogni caso un minimo di rispetto in più, sia nei confronti di chi per anni è restato utente fedele, sia per rispetto alla piattaforma stessa, che dopo tutto rappresenta un pezzo di storia della rete italiana che per buona parte ha mosso i primi passi li sopra.
Basterebbero poche righe almeno, che indichino una direzione in un senso o nell’altro e che permettano agli utenti di agire consapevolmente di conseguenza.
Insomma, un pessimo pessimo esempio di comunicazione, ma anche, cosa peggiore, di rispetto nei confronti di quelle persone che hanno creduto nella piattaforma che in poche ore rischia di rovinare il lavoro di anni.