SPOLETO- Si è appena conclusa a Spoleto la tradizionale serata finale in Piazza Duomo con James Conlon che ha diretto la Filarmonica della Scala. Sono stati eseguiti brani di Richard Wagner e Giuseppe Verdi. Nell’occasione abbiamo incontrato il giornalista ingauno Claudio Almanzi che ha accompagnato un gruppo di savonesi alla kermesse spoletina: “ Spoleto con questo concerto finale – ci ha detto Almanzi- ha voluto fare un omaggio alle sue origini storiche. A quando il Festival rappresentava il massimo al mondo per le sue proposte innovative e trasgressive. Quali autori dunque potevano meglio incarnare queste caratteristiche se non Verdi e Wagner che furono alla loro epoca geniali compositori e si contraddistinsero entrambi per lo spirito rivoluzionario che li animò, non solo dal punto di vista dell’innovazione artistica, ma anche come protagonisti degli avvenimenti sociali e politici della contemporaneità. Nel bicentenario della loro nascita il Festival ha dunque fatto bene a dedicare loro il concerto finale”. Quali sono state le stelle di questa edizione? “ Più che di grandi individualità, che pur erano presenti al Festival – prosegue Almanzi – preferirei parlare di equilibrio d’insieme, di giusto mix fra musica, teatro, danza, arte, balletto ed iniziative collaterali che hanno fatto del Festival dei Due Mondi di Spoleto 2013 veramente un palcoscenico spettacolare per artisti di cinquantasei paesi”. Una edizione positiva dunque ? “ La 56a edizione del Festival dei due Mondi di Spoleto- conclude Almanzi- è stata una edizione nella quale gli organizzatori si sono impegnati, riuscendoci, a confermare quella geniale´intuizione originale di Gian Carlo Menotti che rese questo luogo punto di incontro tra culture diverse, nonché un grande appuntamento internazionale davvero imperdibile per chi viva nel mondo della musica, della danza, del teatro e dell’arte. Anche quest´anno la kermesse spoletina è stata dunque, così come ci si attendeva, un luogo di scambio ed i incontro tra avanguardia e tradizione, rivoluzione e conservazione. Così ancora una volta dall’incontro-scontro tra nuove generazioni e mostri sacri, la manifestazione non ha tradito la sua storia, i suoi valori”. Giorgio Ferrara restando fedele alla qualità e all’´eccellenza delle proposte è riuscito così ad aprire il Festival a tutte le espressioni artistiche più vitali e interessanti provenienti dai palcoscenici del mondo.
ADALBERTO GUZZINATI