Sport e Cristianità – Bambini malati: la gioia di creare (by Carlo Nesti)

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“Il mondo è unico”: chi può avere detto, o scritto, questa frase, se non una persona al massimo dell’appagamento psico-fisico?

 E, invece, no: la frase è di un bambino, che, forse, è destinato a non vivere a lungo.

 A una ventina di creature del reparto ospedaliero di Pediatria e Oncoematologia di Parma, diretto dal professor Giancarlo Izzi, in collaborazione con l’azienda di Enrico campari, è stato affidato un compito. Realizzare le decorazioni dei parastinchi, in fibra di carbonio, usati dai maggiori campioni del mondo del calcio.

Gli autori sono maschietti e femminucce, in età compresa fra i 5 e i 10 anni. La frase iniziale è stata usata in una delle loro opere.

“Per i bambini – spiega il professor Izzi – è un modo di uscire dalla realtà di sofferenza, visto che l’incidenza della mortalità è pari al 30%”.

Gesù, con dolcezza: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me” (Mt 18,3).

Gesù, con rabbia: “Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare” (Mt 18,6).

Stupiti? Gesù, pacifista assoluto, che augura una morte violenta a qualcuno? Certo! Ed è la conferma di quanto sia importanti, per Lui, i più piccoli. Piccoli come i bambini di quelle decorazioni, che sanno cogliere la gioia, quella pura-cristiana e semplice-francescana, attraverso la forza creativa di un disegno.