(by Carlo Nesti)
I “post” di Facebook e i “tweet” di Twitter, talvolta, fanno danni gravissimi, perché possono ferire, profondamente, la sensibilità delle persone.
Ma, come sempre, si scambiano i “mezzi” per “fini”: il Web non è il responsabile dei mali del mondo, ma, molto semplicemente, il luogo che li ospita. Se, nella piazza della vostra città, fosse ammazzato un amico, ve la prendereste con la piazza?
Al contrario, nel caso del ciclista Mauro Santambrogio, che ha qualcosa di importante già nel cognome, Twitter ha rappresentato la salvezza. Accusato di positività, nei controlli anti-doping del Giro d’Italia, in una notte di disperazione, aveva scritto, come buttando una bottiglia nel mare, questo “tweet”: “Addio Mondo”.
In tanti, a partire dai giornalisti Alessandra De Stefano ed Enzo Vicennati, sono riusciti a stabilire un contatto, finché il diretto interessato ha scritto: “Vi ringrazio tutti per avermi aiutato a riflettere e avermi salvato”.
Spesso, siamo portati a mettere, al centro dell’esistenza, qualcosa, che non è la Fede, senza renderci conto di creare degli “idoli”: non per forza il potere, la ricchezza e il successo, ma anche un uomo, una donna, una passione, un lavoro, o altro.
L’esistenza, però, è fatta di molti aspetti, e non di uno soltanto. E pure sbagliando, laddove la giustizia umana punisce, quella divina consente sempre il pentimento e il riscatto. L’importante è non buttare via la vita, per avere il tempo di cambiarla.
“Del sangue vostro, ossia della vostra vita, io domanderò conto… e domanderò conto della vita dell’uomo all’uomo” (Gen 9,5).
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