Morivo
dalla voglia di conoscere i dettagli del progetto e nel giro di pochi giorni Elisa,
l’adorabile pr Adidas, mi chiamò per spiegarmi a grandi linee la loro idea e
dopo nemmeno qualche secondo, nei bagni degli uffici, stavo di nuovo saltellando.
Le
informazioni all’inizio erano poche ma bastarono per convincermi: maratona,
staffetta, 10 km, allenamenti, Adidas.
E le ho
detto SI, perché mai una sfida mi sarebbe sembrata più sensata di quella.
Avevo già
corso delle 10 km nel 2008 e nel 2009 ma avevo mollato al primo dolorino al
ginocchio, pensando chissà cosa quando invece capisco solo ora che erano le
scarpe sbagliate (erano morbidissime quelle Asics, ma non avevano il sostegno
giusto per la mia caviglia da pronatrice).
Il
progetto vero e proprio è cominciato poi a fine gennaio ma avendo avuto quei 3
mesi di anticipo ho cercato in tutti i modi di arrivare il più allenata
possibile, salvo poi capire che non si è mai abbastanza allenati per il coach
Rondelli quando ti guarda fare le ripetute sconsolato come una mamma chioccia
che guarda schiantarsi i suoi pulcini.
Ciao, io vado al saggio di danza
Quando a
luglio, alla presentazione della II fase dei Cityrunners, mi hanno fatto
parlare di fronte A QUELL’IMMENSA PLATEA di ragazzi e ragazze (il 90%
provenienti dall’università, contribuendo alla sensazione di imminente
vecchiaia) ho anche scoperto di a) non saper parlare in pubblico e b) che il 12
settembre di quest’anno sarei stata impegnata in una corsa.
Se un
anno fa l’idea di trascorrere il mio compleanno indossando un paio di scarpe da
ginnastica mi pareva fantascienza, quest’anno ho capito che tutto è possibile. Anche
programmare il giorno del tuo compleanno minuto per minuto tra arrivi
dall’aeroporto, riunioni, stazioni e borse della palestra e poi ritrovarsi in
strada, alle 2 di notte, guardando il tetto del tuo palazzo bruciare tra le fiamme.
Di
quest’incendio, oltre all’incredibile fortuna che ho avuto di non subire alcun
danno, mi rimarrà di certo quella brutta, orrenda sensazione di paura. Paura
illogica e irrazionale, come quando scampi un pericolo e solo dopo una manciata
di secondi il tuo corpo realizza cosa è successo e comincia a tremare.
Il giorno del mio compleanno l’ho poi trascorso cercando di ripigliarmi, cercando di dormire, aiutando i Vigili nei rilievi e dando una pulita al solaio che era inondato di acqua. Sapevo di aver quell’impegno preso con i Cityrunners e non volevo mancare per nulla al mondo, al costo di trascinarmi per 7 km.
Una settimana prima ci avevano consegnato il completino da Cityrunner della festa: un bel fuxia acceso per evitare il rischio di passare inosservate per le ragazze e una timida tonalità di arancio fluo per i ragazzi. Il nostro headquarter per la serata è stata niente meno che Villa Necchi Campiglio, solo una delle ville più belle di Milano, amano viziarci questi dell’Adidas.

Per cercare di motivarci (o deprimerci, a seconda dei punti di vista), prima di partire per la 7 km intorno al centro di Milano, era prevista una seduta di riscaldamento con Federica Nargi e il suo

Parliamone di Federica Nargi. Non una donna, un cartellone della Golden Point. Non una donna, uno schiaffo in faccia ai carboidrati. Non una donna, un accecante abbaglio di denti bianchissimi. Ma noi ragazze siamo delle VERE sportive e abbiamo pensato solamente a correre, anche quando lei si è fermata dopo il primo km (lasciandoci con il dubbio: ma se questa nemmeno corre, come fa a essere così figa?). Sarà che sono una delle poche fan della città di Milano (mai come in questo periodo sembra che tutti amino sputare nel piatto in cui mangiano), continuo a credere che se ami la corsa e ami questa città, poter correre nel mezzo del Centro Storico di notte renda tutto più magico, come se Milano fosse più bella, come se il Duomo, Corso Garibaldi, i grattacieli di Porta Nuova, il Castello e i giardini di Palestro fossero lì solo per noi che stiamo correndo.




Dopo la nostra sfilata per il centro città siamo tornati verso Villa Necchi dove lo chef Oldani ci ha impartito una lezioncina sull’arte del risotto facendomi ricordare che non ne mangiavo uno dal 2002.




La festa poi è proseguita a base di musica incredibilmente tamarra -e per questo splendida- a cura di Andrea Delogu ed Ema Stokholma che hanno fatto scatenare anche il nostro temibilissimo coach.



Visto che di leggings stampati fuxia non vi è mai l’armadio sufficientemente pieno, ecco esattamente la nostra divisa da Cityrunner e dove acquistarla (online amiche, evviva l’e-commerce, evviva le e-commerce manager evviva me!).

Non vi sono bastate le foto? Qua il video dove potete godere della mia prima interpretazione da attrice (quella che corre storta nel buio, quella che corre da sola sui marciapiedi, quella con lo sguardo perso alla fine).