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Spread a 521! Per carità qualcuno lo fermi... magari con un colpo di fucile costruito al Nord. L’euro è ai minimi storici e la Merkel dice: “Che Atene se ne vada”.

Creato il 23 luglio 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Spread a 521! Per carità qualcuno lo fermi... magari con un colpo di fucile costruito al Nord. L’euro è ai minimi storici e la Merkel dice: “Che Atene se ne vada”.

Sarà per colpa di una partita di Feta avariata ma sembra che la Grecia stia alla Merkel come la Procura di Milano a Berlusconi: roba da palle in vorticoso giramento! Il fatto è che in dodici anni di vita, questa è la prima volta che l’Euro va sotto i 95 con lo Yen e, da due, l’1,21 con il Dollaro: valori da suicidio di massa. In apertura la Borsa di Milano ha perso l’1,9%, mentre la chiusura di quelle orientali si porta appresso il segno meno dappertutto. Inutile dire che, nonostante la vittoria (in Germania) di Alonso in F1 di ieri, lo spread spagnolo è arrivato a un 614,4 con i Bund che non ammette né repliche né facili ironie, visto che neppure l’annunciato (da Mario Draghi) massiccio supporto alle banche iberiche, ha manco sfiorato il risultato che tutti speravano. C’è inoltre da dire che il resto delle materie che “contano” nell’economia degli stati sono in netto ribasso. Sia il petrolio che l’oro, infatti, scendono, e nessuno, stando alle cifre, sembra in grado di poterne approfittare. Il Nasdaq ha perso l’1,37%, il Dow Jones lo 0,93. Volendo proprio fare i “Pierini” della situazione (anche perché abbiamo letto attentamente le dichiarazioni di Philipp Roesler, vice di Angelina e ministro dell’Economia), si potrebbe dire che la Germania, in attesa che il 12 settembre prossimo la sua Corte Costituzionale dia il parere di legittimità all’Esm (fondo salva stati europeo), voglia fare un po’ di pulizia preventiva. Ha iniziato col dire che l’uscita di Atene dall'Eurozona non sarebbe un dramma ma, più che un ultimatum alla Grecia, questa specie di diktat sembra essere rivolto alla Spagna e, di riflesso, all’Italia, accusata di inattendibilità visto che al posto della politica iper-rigorista di Mario Monti potrebbe far ritorno, a breve, l’incubo di un ennesimo periodo di interregno berlusconiano. Alla Merkel, si sa, come spunta fuori il nome di Silvio vengono i capelli bianchi, tanto che la sua parrucchiera è disperata. C’è buio pesto e profondo rosso, ma c’è soprattutto il Fondo Monetario Internazionale che non vede l’ora di mettere definitivamente le mani su un bel gruppo di Stati che da sovrani si trasformerebbero in colonie. Eppure, in molti si domandano per quale cazzo di motivo, visto che il problema è mondiale, gli stati sovrani non tornino da subito a farsi valutare per l’economia reale e non per quella virtuale. Da ObamaHollande, da Barroso a Monti tutti la invocano ma nessuno muove un passo per iniziare a considerare carta straccia la finanza e valore assoluto l’economia da produzione, da lavoro, da manufatti. E se perfino un industriale “illuminato” (si fa molto per dire) come Carlo De Benedetti dice che occorre puntare sull’”immateriale”, qualcosa che non funziona c’è perché una camicia, un paio di pantaloni e di scarpe, un dopobarba e una pillola di “Toro scatenato”, qualcuno dovrà pure continuare a produrli. Neppure Karl Marx avrebbe potuto prevedere che la carta avrebbe preso il posto della falce e del martello, figuriamoci questi quattro pirla che si sono arricchiti per anni sulle disgrazie altrui saccheggiando riserve auree e facendo credere alla gente di vivere a Shangri-Là.



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