Andare al cinema d'estate?
Non è poi così folle: secondo me ha più di un senso.
Prima di tutto per le persone che mirano a soddisfare i propri sensi con la settima arte; e poi anche per quelli che desiderano rinfrancare i propri sensi ammorbati dal caldo africano: nelle sale la temperatura viene artificiosamente tenuta a livelli invernali (quasi mortali, in vero...).
La scelta, contrariamente all'offerta di qualche lustro fa, è assai ampia: non solo cinema d'essai, dunque!
E allora: mattonata per soddisfare il masochistico animo Martoniano o commedia leggera per ritemprare lo spirito piagato dalle bollenti angosce quotidiane?Lo sguardo scorre sulla lista e si sofferma su Spy: proviamolo!
Eviterò ogni spoiler come mio costume.Le sigle sono customizzate seguendo lo stile di quelle che hanno contraddistinto fin dall'inizio la fortunata e annosa serie di James Bond.
E non solo le sigle sono ricalcate sul format di Bond, in effetti.
Anche qui ci troviamo davanti a un intrigo internazionale.
Anche qui ci sono spie affascinanti di ogni risma.
Che si tratti di una parodia lo scopriamo però già sul finire della prima scena che sancisce ufficialmente un punto importante: non è un film per Martoniani!
C'è il sempre perfetto agente segreto Bradley Fine (un belloccio Jude Law) che cuce il primo punto dell'intera corposa trama compiendo una colossale vaccata.Come rintracciare l'ordigno nucleare portatile a 'sto punto?
Si ride assai nel continuo contrasto generato dal serioso filone spionistico con quello cabarettistico.
I surreali dialoghi richiamano costantemente alla mente quelli del celebre film di Kubrik, il Dr. Stranamore col magnifico Peter Sellers.
I Martoniani storceranno subito il naso davanti a questa affermazione, e il gesto risulterà giustificato solo dalla concreta assenza di un effettivo riscontro.Una volta stabilito il ruolo del figaccione, era necessario definire pure quello della gnocca di turno.
Ed ecco a voi: Nargis Fakhri!
Il nome, lo so, non le rende un granché giustizia.
Tra l'altro è alla sua prima partecipazione in un blockbuster.
Però... Ecco... Insomma... Anche i Martoniani la troverebbero ineccepibile nel suo ruolo della spia Lia! O di mamma. O di agente di commercio. O di contadina, astronauta, insegnante...
Ma non è lei la nostra eroina, pur risultando a tutti gli effetti una droga per chi la guarda.La nostra eroina è Susan Cooper, la Melissa McCarthy della locandina che richiama il bondiano Goldfinger.
Non esattamente lo stereotipo della bond-girl, ecco.
É lei che, impegnata nell'inseguimento a piedi di un'agilissima Lia, esclama sospirando e ansimando: ''Ma è un'X-men!'', quando comincia a saltare tra un tetto e l'altro delle macchine che lente formano le colonne di traffico a Parigi.
É attorno a lei che viene cucita la trama di questo gustoso film: ora si capisce come mai sia tanto corposa!
Quello che inizialmente sembrava una missione per maschi charmant alla James Bond, si rivela essere un lavoro perfetto per un'analista sovrappeso di sesso femminile: il sovvertimento dell'ordine precostituito è in atto.
In questo senso risulta spettacolare la scena del combattimento tra Lia e Susan in una cucina d'albergo: una atletica e bella secondo i canoni Greci, l'altra impacciata ma efficace secondo i canoni contemporanei.L'evidente contrasto genera naturalmente ilarità.
Il regista avrà avuto in mente la lotta tra Tognazzi e Gassman nel film I nuovi mostri? Non mi stupirebbe affatto.
Il bravo regista Paul Feig (già apprezzato nel godibile Le amiche della sposa), pone al fianco della nostra eroina oversize un pirotecnico Jason Statham, parodia del classico duro alla Rambo o alla Callaghan.Sboccato, ottuso, arrogante, insensibile al contesto: tipicamente yankee, insomma.
'Mi sono autodefibrillato!', 'Ho ingerito 147 tipi di veleno in una gara a chi moriva per ultimo', 'Ho ingoiato talmente tanti chip per non farli cadere in mani nemiche che, una volta cacati, li ho potuti riassemblare in un pc', 'Mi son trovato in svariate missioni in cui sono risultato l'unico sopravvissuto'; al che Susan risponde: 'Forse si sono suicidati tutti per non ascoltarti!'.
Il contrasto, anche qui, risulta esilarante.
La ricerca di questa fantomatica bomba nucleare portatile conduce i nostri nella cara vecchia Europa.
Casualmente la produzione ha scelto come location Parigi, Roma, Budapest: le tre perle più lucenti del vecchio continente.
Un giro retribuito in simili località non ha prezzo, in effetti.
Anche se il giro per Roma risulta chiaramente finto: su tutto, non esiste un Casinò nella Capitale d'italia. Ma nella finzione e nel guazzabuglio generale, ci sta pure questo. E non stona.
Stona invece la mise che Susan sceglie per risultare elegante e poter accedere al Casinò: 'Sei vestita come una che canta ai matrimoni', 'Hai un vestito scelto dopo una crisi isterica', 'Mi ricordi una triste clown Bulgara che chiedeva l'elemosina'.
A Budapest Susan prende uno scooter Bmw C1 per portare avanti un inseguimento: tre metri e si gira come un carapace su un lato. 'Ma perché hai messo il tetto allo scooter, sei forse il Papa?'.Sempre a Budapest si trova modo di inserire il rapper 50Cent nella storia: perché?! Quale il senso della sua partecipazione? Ma è l'unico punto nero di tutta la vicenda, in effetti.
Una buccia di banana che ricorda un po' la nuova Torcia Umana dei Fantastici 4: si cerca così di ripagare i Coulored per le continue vessazioni subite dalla polizia statunitense negli ultimi mesi? Imbarazzante.
Il plot comunque non ci scivola sopra: prende forma tra continui colpi di scena in cui i dubbi su chi faccia il doppio gioco vengono abilmente tenuti in vita fino alla risolutiva conclusione del caso.
Il Bene trionfa. Il Male perde.
La morale della storia? Tutti siamo dotati di una natura avventurosa e folle: dobbiamo solo trovare la forza di manifestarci.
Ecco un valido motivo offerto anche ai Martoniani per vedere il film e verificare sul campo il parallelo col Dr. Stranamore.