Magazine Diario personale

Sta scritto! Tu sarai suicidato!

Da Kisciotte @Kisciotte_Dixit
I temi delicati a volte conviene affrontarli in maniera indelicata, che a furia di delicatezze si finisce con lo sfiorarli appena e, alla fine, col non toccarli proprio.
A detta dei più, tema “delicato” è quello del suicidio. Ma essendo il suicidio esperienza prettamente ad appannaggio degli esseri umani, io non ho imbarazzi ad affrontare la questione. Mi va di parlarne poiché sono intervenuto con un commento su un post in un altro blog, e, come è bello che sia, ognuno ha espresso il proprio parere, in varie tonalità di educazione, e ci tenevo a trattare l’argomento in un modo più discorsivo.
Il tema è complesso, e penso (è il mio “laico” parere, privo di fanatico estremismo, e rispettoso delle argomentazioni altrui, purché logicamente argomentate) che non si debba buttare troppa carne al fuoco in certi casi.
Quindi provo a usare un metodo che è alla base di ogni innovazione e di ogni creatività di successo, anche del pensiero: provo a semplificare (non certo a banalizzare).
Preferisco iniziare evitando di mettere insieme suicidio e pazzia.Ed elimino ogni significato di giudizio sul valore morale oppure immorale dell’atto di suicidarsi. Sempre che esprimere un giudizio in merito competa o serva a qualcuno, o non sia piuttosto saccente arroganza.
Ora inizio subito con un indelicato e ben circoscritto ceffone di pura cronaca, con intento in effetti un pochetto forzato, provocatorio, canzonatorio (ma neanche tanto) e con un tocco di umorismo (sempre che ai bonari crociati, seguaci di Cristo, sia ammesso ridere di se stessi).Una sberla in faccia a quell’istituzione umana del pensiero occidentale nota come “Chiesa”.
Vado alla fonte, sul sito del Vaticano, ed estrapolo dalla pagina del Catechismo della Chiesa Cattolica, al capitolo “Amerai il prossimo tuo come te stesso”.
Ah, al netto delle battutine che ho fatto, sono ininfluenti anche ogni convinzione o scetticismo verso la veridicità dei testi sacri.Quindi nei fatti prendo per buono che, nel contesto Chiesa Cattolica, le narrazioni dei Vangeli costituiscano, qua, dei fatti di cronaca.
Dunque, in sintesi nel Catechismo la Chiesa condanna senza mezze misure il suicidio.
2280 Ciascuno è responsabile della propria vita davanti a Dio che gliel'ha donata. Egli ne rimane il sovrano Padrone. Noi siamo tenuti a riceverla con riconoscenza e a preservarla per il suo onore e per la salvezza delle nostre anime. Siamo amministratori, non proprietari della vita che Dio ci ha affidato. Non ne disponiamo.
2281 Il suicidio contraddice la naturale inclinazione dell'essere umano a conservare e a perpetuare la propria vita. Esso è gravemente contrario al giusto amore di sé. Al tempo stesso è un'offesa all'amore del prossimo, perché spezza ingiustamente i legami di solidarietà con la società familiare, nazionale e umana, nei confronti delle quali abbiamo degli obblighi. Il suicidio è contrario all'amore del Dio vivente.
Come detto, non entro nel merito della bizzarra logica di avvalorare una tesi adducendo come argomentazioni dei dogmi (obblighi, offesa, dio Padrone, solidarietà, società familiare, amore, ecc.) autoimposti dallo stesso soggetto che se ne serve per rendere dogma il tema in questione.
Ne riderò a parte.
Qua mi limito ai fatti di cronaca, ovvero alle note biografiche della vita del signor Gesù di Nazareth, altrimenti noto come Figlio di Dio, e le fonti non me le scelgo a mio comodo, mi baso invece su quelle ufficiali della Chiesa, ovvero quella costruzione religiosa che proprio sulle gesta in terra di Gesù Cristo fonda il proprio pensiero e i propri scritti, compresi quelli che ho riportati sopra.
Orbene atque ordunque.
Tecnicamente penso di dare una definizione innocua e abbastanza accettabile del gesto fisico del suicidio: un essere umano che si toglie la vita, ovvero si uccide da sé medesimo.
Io prendo il tubo del gas, me lo ficco in gola e apro il gas: direi che sto tentando il suicidio.E se io chiedessi a un altro individuo di tenermi il tubo del gas in bocca, perché magari non ho il coraggio del gesto estremo?Questo individuo commette un omicidio. Ma restiamo su quello col tubo in bocca.Se sono forte, sano, in grado di non dover subire alcuna imposizione, insomma, se non ci sono dubbi che, volendo, potrei strapparmi il tubo del gas dalla bocca, anche se l’altro me lo tiene conficcato, io cosa sono? Secondo me sono ancora un suicida.
Se ho letto bene, la Chiesa ci tiene a sottolineare, nella condanna del peccato di suicidio, l’oltraggio che esso costituisce al Valore della Vita, dono di Dio al quale soltanto appartiene il diritto di togliercela.
E allora il suicidio, per non offrire facili scappatoie a quello che pensa di essere meno peccatore suicidandosi per interposta persona, potremmo definirlo in maniera più esaustiva.
Siamo in presenza di un atto di suicidio quando un essere umano rinuncia a difendere strenuamente il Valore della Vita, o strappandosela dal corpo con le proprie mani o lasciando che altri lo facciano per conto suo, pur non essendoci impedimento alcuno affinché egli (il suicida) si opponga o almeno cerchi di opporsi a lasciare mortificare il Valore della propria Vita.
In caso contrario siamo di fronte non soltanto a un suicida, ma anche a un ipocrita senza palle.
Ora Kisciotte lo togliamo dalla scena e mettiamo da parte il tubo del gas.E chiudo pure il gas prima di passare alla storia come un blogger pluriomicida condominiale.
E sul palcoscenico del Teatro Golgota (Monte Calvario) puntiamo i riflettori su Gesù Cristo inchiodato mani e piedi a una croce di legno, ad agonizzare, in tranquilla attesa che sopraggiunga la morte.
L’attesa non è tranquilla perché Cristo non soffre. Con dei chiodi piantati nella carne viva penso che soffra, e tanto, anche se è il Figlio di Dio.
L’attesa la definisco “tranquilla” perché Gesù accetta di buon grado l’approssimarsi della morte. Vi si rassegna, rassegnato al suicidio.
Nonostante sia il Figlio di Dio! E ciò gli fa davvero onore! Non lo dico con ironia.
Però – e che sia il Figlio di Dio non lo dico io, lo dice la Chiesa – se un dio si lascia uccidere da esseri che, se lui non fosse consenziente, nulla potrebbero fare per nuocergli manco un capello, quelli che l’hanno ucciso sono degli omicidi, ma lui?
Lui che si è lasciato uccidere, pur potendo evitarlo in ogni istante, come lo definiamo?
Come detto qua io non indago il possibile valore etico del suicidio.Io qua vedo un Dio in Terra, che fin dalla nascita persegue con tenace dedizione l’obiettivo più alto della propria missione, della propria ragione di esistere, in maniera quasi monomaniacale e fanatica.Un progetto perpetuato con lucida e coerente determinazione per trentatre anni, dal quale non si lasciò distogliere nemmeno quando, nell’uliveto del Getsemani, Simon Pietro ferì con la spada l’orecchio di chi veniva a mettergli in mano un calice non di cicuta, ma di Caifa (erboristeria “Sommo Sacerdote”).
"O forse credi che non possa invocare il Padre mio, che mi metterebbe a disposizione all'istante più di dodici legioni di angeli? Ma come si compirebbero le “Scritture" secondo le quali bisogna che così avvenga?" (Matteo 26, 36-56)
Dio Padre disse a Dio Figlio: io ti ho generato per mandarti a morte certa. E tu ti farai suicidare in memoria di me, perché così è scritto. E la parola del Padre, si sa, è sacra.
Ecco, Gesù Cristo ha talmente in considerazione il Valore della Vita (anche la propria) che, pur disponendo dei mezzi per preservarla, la abbandona al proprio destino, si suicida, e nemmeno mosso da un impulso di scelta attiva, personale; no, bensì in totale passiva obbedienza a ordini proveniente dall’alto!Alla faccia dell’Amore per il Valore Sacro della Vita!
Non mi interessa, qua, disquisire sulla miseria o grandezza di tale gesto di immolazione a favore degli altri. Qui non faccio morale, faccio cronaca.Qua vedo solo un individuo che chiede a gran voce per trentatre anni che qualcuno gli metta un tubo del gas in bocca e glielo tenga ficcato, senza ascoltar ragioni e fino al raggiungimento dello scopo: suicidio per crocifissione.
Ecco, mi piacerebbe leggere altri pareri.Il mio parere è che la Chiesa Cattolica, che tanto condanna e biasima il suicidio, ha a fondamenta di se stessa le gesta di Gesù di Nazareth, che, se fu veramente Figlio di Dio, veramente persegui per tutta la vita la volontà di suicidarsi, fino a realizzare il suo scopo annullando la propria volontà di vivere, rendendo zero il valore della propria vita.
Proprio l’essere il Figlio di Dio toglie al Figlio di Dio qualunque alibi per non definire ricerca del suicidio attraverso martirio masochista, la sua agonia sul monte Calvario.
Su questo piano possiamo valutare il significato del gesto.Al di fuori di ogni facile e falsa pastoia di moralismo ecclesiastico.Ma il gesto fu di suicidio per interposti centurioni.
E non oso pensare che la Chiesa voglia fare del Suo Figlio Prediletto, del suo Socio Fondatore, del suo Amministratore Unico, del suo Presidente Onorario, insomma di quel signore appeso ai crocefissi, anche un ipocrita.
Oltre che un suicida.
Sarebbe davvero un comportamento ingrato e ingeneroso da parte dei tanti ricchi Azionisti di oggi che staccano tanti lucrosi dividendi, campando sul merchandising ideologico e materiale (il logo della Nike gli fa "un baffo", al crocifisso!), frutto del gesto di quel martire suicida.Poveretto!
Povero Cristo! Il suo suicidio meriterebbe più rispetto.
Rispetto di cronaca dei fatti.
K.

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