Stalin non abita a Sesto San Giovanni

Creato il 29 luglio 2011 da Brunougolini
C'è un grande chiasso attorno a quelle aree edificabili. Quelle di Sesto San Giovanni,  protagoniste di una giostra di miliardi. Io ricordo quei luoghi oggi appetitosi. Allora, negli anni 70, erano occupati da grandi cattedrali operaie: la Falck, la Magneti Marelli, la Pirelli. Con Antonio Pizzinato, Ciccio Fumagalli, Renzo Baricelli e molti altri sindacalisti di Cgil Cisl e Uil che organizzavano certo, un "movimento". E cambiavano la natura spesso oppressiva dei rapporti di lavoro. Una realtà operosa e potente di cui non si parla più e che oggi passa nelle cronache sotto il nome di Giuseppe Stalin. Ma che ha a che fare quell'esercito scomparso con il dittatore amato più dagli studenti che dagli operai?
Ed è amaro vedere come attorno a quelle memorie nasca l'ennesima vicenda "immorale" che lambisce la sinistra. Con la speranza che la verità sia diversa.
Certo il "movimento" unitario di allora rappresentava, forse, anche un antidoto al diffondersi del legame tra affari e politica. Anche per questo fa un po' sorridere il dibattito sul sindacato che sarebbe diviso, oggi, tra "movimentisti" o meno.
Oggi non c'è in Italia un esteso movimento di lotta. C'è un gran movimento, semmai, di avvocati, magistrati, consulenti, giuslavoristi, sindacalisti amici dei ministri e sindacalisti all'opposizione. La crisi produce tutto ciò. Poi per fortuna crescono, non direttamente collegati al mondo delle fabbriche, movimenti diversi.
Come quelli delle donne di "se non ora quando" o dei giovani precari “non più disposti a tutto”.  Esperienze importanti nelle quali si intuisce la presenza essenziale della Cgil di Susanna Camusso. Dovrebbero poter crescere. Per aiutare anche quelli che rischiano di rimanere soffocati dai diktat di Marchionne e soci. E per riportare aria pulita in un mondo che spesso rischia di apparire come un letamaio.

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