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Stalker, la nuova serie thriller da seguire maniacalmente

Creato il 24 novembre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Il giudizio di Marco Goi

Summary:

Stalker non è una serie di qualità eccelsa, diciamolo in apertura per mettere subito le cose in chiaro. Vediamo di capire il perché. Le sceneggiature si muovono su coordinate thriller abbastanza classiche e risapute. Gli attori, capitanati dalla sventolona di origini vietnamite Maggie Q e dal granitico Dylan McDermott, sono belli belli in modo assurdo, comprimari e comparse compresi, ma non si segnalano per una particolare espressività. La regia degli episodi è poi parecchio standard. Una volta che si è preso atto dei suoi limiti, ci si può allora godere Stalker per quello che è: il guilty pleasure thriller più stuzzicante dell’autunno americano.

Stalker rientra tra i tipici crime procedural con episodi autoconclusivi alla CSI/Criminal Minds/Cold Case e compagnia varia. Il suo pregio è quello di riuscire a farlo con una propria discreta personalità. Il merito va allo zampino dell’autore Kevin Williamson, il creatore di Dawson’s Creek e The Vampire Diaries, che qui tira fuori il suo lato più dark, quello già messo in mostra nella saga cinematografica di Scream da lui sceneggiata e dell’altra sua più recente creatura telefilmica, The Following. Il suo stile viene fuori nel citazionismo e nell’ironia presenti nei dialoghi, così come nella costruzione dei personaggi: da un lato i buoni tormentati da un passato misterioso e dall’altro i cattivi, che in genere sono dei villain psicopatici che agiscono senza ragione, se non quella della pura malvagità. Proprio come in The Following.

stalker

Se il tocco di Williamson è l’arma principale di Stalker, l’altra caratteristica che riesce a distinguerla, almeno un pochino, all’interno dell’affolato panorama delle serie crime è proprio quella che le dà il titolo. Stalker è un’indagine a 360° all’interno del mondo dello stalking. Già soltanto nei primi episodi, la serie riesce a regalarci una varietà di tutti i tipi di maniaci perseguitatori, dagli ex fidanzati e mariti fino al fan ossessionato dalla protagonista di una serie tv. Se la trama orizzontale della serie non è fortissima e dei protagonisti riusciamo a sapere un pochino di più giusto un pochino volta per volta, scoprendo tra l’altro che hanno avuto a che fare o loro stessi hanno dei comportamenti da stalker, i singoli episodi sono dei piccoli film thriller/horror in perfetto stile Williamson che convincono e intrattengono con mestiere, almeno per il momento. Se la serie vorrà farci diventare suoi stalker personali a lungo dovrà approfondire di più i suoi personaggi. Per il momento però non ci possiamo lamentare e prendere Stalker semplicemente per ciò che è: il guilty pleasure thriller più stuzzicante dell’autunno americano.

di Marco Goi per Oggialcinema.net


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