Ogni volta che mi reco fuori dai confini della nostra Penisola il recarmi in una caffetteria Starbucks èd’obbligo.Non riesco a resistere di girare per le strade di una metropoli con in mano un beverone ipocalorico e zuccherino dal celeberrimo logo.
Per un italiano è la morte del caffè: l’idea di vedersi servire un espresso in un bicchiere di cartone take-away brandizzato per poterlo bere in giro per le strade di sicuro non allieta l’italiano medio. Neanche l’idea di berlo in-store potendo usufruire di Wi-Fi gratuito (con tanto di username e password scritte nello scontrino e, a breve, la possibilità di accedere a contenuti esclusivi).
Immaginiamo l’idea di trangugiare un beverone dove il caffè è solo una percentuale della bevanda insieme a caramello, latte, panna, cioccolata e chi più ne ha più ne metta.
Oltretutto i prezzi di Starbucks (che si corrispondono tra Paesi e valute) possono sembrarcialquanto proibitivi: da 1,40 per un espresso molto basso fino ai 5,20 € per un frappuccino maxi.
Inoltre in una caffetteria possiamo trovare dai dolci a tramezzini e insalate.
Ma il pubblico di Starbuks, fuori dai confini italiani, è ampio e trasversale. Di sicuro ilsuccesso del marchio è dovuto anche a tutte le paparazzate di Star e Starlette che girano per le strade di Londra, Los Angeles, New York con in mano, alcune sempre (vedi Britney Spears), il famoso boccale dalla cupoletta trasparente.
Starbucks, vista la grandezza del brand, usa a pieno gli strumenti del marketing 2.0 con una Pagina Facebook davvero innovativa con tante TAB customizzate ed una che raccoglie le Pagine ufficiali nazionali dei vari Starbucks nel mondo.
Tra testimonail più o meno ufficiali del marchio, immensi budget spesi per la comunicazione online e below-the-line e caffetterie sparse in tutto il mondo dotate dei più svariati servizi, Starbucks è diventato negli ultimi 20 anni un luogo di tendenza, dove ritrovarsi o dove passare velocemente per la strada verso il luogo di lavoro.
Pagare un po’ di acqua sporca con una spruzzata di latte 4 dollari non è un problema quando intorno al caffè è stato costruito un sogno, l’American Dream.