Magazine Psicologia

Stare e non fare

Da Psychomer
By
Maria Concetta Antelmi
novembre 12, 2010Posted in: pedagogiaStare e non fare

 Articolo tratto da una serie di lezioni a corsi di formazione tenute nell’ambito di“EFFERVESCIENZE EDUCATIVE Progetto di auto-mutua-formazione.”

 È la capacità, grandiosa nella sua semplicità e salutare di dire di No,

a capacità di fermarsi un attimo

e di capire che molte delle cose desiderate

sono superflui per vivere felici”.

Carl Gustav Jung

Quanti di voi domandano Cosa bisogna fare oggi con i nostri figli? Troppa delinquenza,troppi bulli…….

Il consiglio è: stare e non fare.

Sforzarsi di vivere esattamente come il nostro vicino “arrivato” significa andare contro i dettami sostanzialmente diversi della nostra intima personalità.

Alle volte, serve fermarsi e ascoltare, osservare, essere e stare per farsi sentire.

Saper stare, dare la propria presenza… si pensa che sempre e solo l’agito sia importante per sentirsi perfetti, bravi educatori, ma non basta.

Negli anni ‘70 Erich Fromm sottolineava l’importanza dei valori esistenziali dell’individuo in contrapposizione all’egoismo e all’acquisizione dei beni materiali, così, l’uomo si riconosce nel modello dell’essere. Quel essere modello, oggi, lo troviamo, e lo accostiamo ai media, a quei modelli da cui veniamo bombardati.

Ogni giorno vengono osservati, guardati, gustati, ci si accosta a delle cose immediate, e questo diviene, forse, la cosa più facile da fare. Questi modelli rappresentano la contemporaneità dell’essere e dell’avere, tradotti nel fare e nello stare.

Il fare, sin dai tempi più antichi della storia, si traduce nell’azione. Un’azione che prima era intesa e agita solo per la sopravvivenza, ora, la ritroviamo nell’aggressività, nell’illegalità tradotti nella irrazionalità.

Saper stare vuol dire anche solamente, essere presenti, saper essere presenti.

Lo stare richiede un grande lavoro psichico per costruire una relazione, per esprimersi, per ascoltare ma, è molto più soddisfacente del fare, che comporta più fatica fisica. Bisogna imparare a stare. Saper fare l’insegnante, il genitore non vuol dire stare come insegnanti, ma stare sia a casa, che a scuola, che per strada,come autorità genitoriali,quell’autorità che come sappiamo manca oggi. Stare significa anche stare nella negatività dei nostri figli, senza agitarsi nel fare e per fare. Contrapporsi alla loro negatività non serve a nulla. Non serve a niente oggi contrapporsi, fare, bisogna capire,ascoltare e poi   dialogare.. Non dobbiamo creare un figlio a seconda dei nostri ideali come nella favola di Pinocchio. Impariamo a scoprire che Pinocchio non deve diventare un bambino vero, lo è già.

Impariamo a saper stare..

Ti potrebbero anche interessare:

La "scienza" del far dormire i bambini: consigli pratici per genitori, educatori e psicologiePals: la web community delle scuoleCome comunicano con noi i neonati?Diagnosticare il Disturbo Reattivo di Attaccamento

About the Author

Stare e non fare
Ciao! Sono Maria Concetta Antelmi: psicologa,clinica e di comunità. Laureata in Psicologia Clinica e di Comunità presso la Facoltà di Psicologia 1 dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza“. Iscritta all’albo sezione A regione Puglia nel '05. Leggi il mio profilo completo nella pagina "About us".

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :