Stasera in tv IL NASTRO BIANCO di Michael Haneke (dom. 7 giu. 2015)

Creato il 07 giugno 2015 da Luigilocatelli

Il nastro bianco (Das weiße Band), Rai Storia, ore 21,30.
Fino ad Amour, oscarizzato come migliore film straniero, era questo il film più celebrato e premiato di Michael Haneke, e quello della sua definitiva consacrazione. Palma d’oro a Cannes 2009, per meriti propri e un po’ per via della presidentessa di giuria Isabelle Huppert, attrice-feticcio del regista austriaco (La pianista e Il tempo dei lupi). Non è a mio parere il miglior film di Haneke, e trovo che sia alquanto sopravvalutato. Inquietante come si conviene ad Haneke e al suo cinema della minaccia, ma un po’ troppo capolavoro annunciato, con il bianco e nero che vuole esplicitamente rifare quello dei grandi maestri, da Fritz Lang a Ingmar Bergman a Carl Theodor Dreyer. In particolare il riferimento è agli ultimi due. Il lugubre, inamidato villaggio luterano della Germania nordica e prussiano-baltica del primo Novecento ci riporta subito, visivamente, ai climi cupi di Ordet, di Luci d’inverno, perfino di Dies Irae e Il settimo sigillo. E poi una certa qual fissità ieratica, la recitazione stilizzata, la maniacalità formale, elementi che rischiano di far scivolare Il nastro bianco verso pericolose derive arty. E discutibile è quel richiamo finale al nazismo usato come chiave esplicativa dei terribili fatti raccontati: troppo semplice imputare ogni nefandezza all’animus teutonico che sarebbe già geneticamente predisposto all’abiezione hitleriana. Ma al netto di questi limiti, Il nastro bianco (quello che i bambini secondo il pastore del villaggio dovrebbero indossare come simbolo della propria purezza) resta un film di rara potenza e suggestione. Succedono fatti strani, misteriosi incidenti, il primo è al medico, che si frattura la gamba cadendo da cavallo a causa di un filo invisibile teso da qualcuno tra gli alberi. Emergono intanto le pubbliche virtù e i vizi privati in seno alla piccola comunità, e un gruppo di bambini minacciosi e sinistri si coagula e si compatta davanti ai nostri occhi, e il Male ancora una volta si incarna nelle sembianze dell’innocenza. Finale ambiguo, aperto, e predica del tipo “signori miei, è così che è nato il demone del nazismo”. Troppo facile e sentenzioso, Herr Haneke. Che però anche stavolta è riuscito a farci venire i brividi.


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