La morte mi fa ridere, la vita no. – Piero Ciampi
Non tutte le morti sono uguali. Nella società odierna, anestetizzata a colpi di telegiornale e drammi quotidiani, dove si vive una funziona catartica rovesciata (più che svuotare il tragico, l’uomo contemporaneo è alienato dalla tragedia, puro consumatore consumato), molte morti passano inosservate.
Alcune sono previste, altre addirittura attese. Nella prima si annoverano persone in stato vegetativo (tenute vive grazie ai macchinari o per quello che è stato definito “accanimento terapeutico”), nella seconda si annoverano le persone più ricercate del mondo, carnefici colpevoli di crimini contro l’umanità.
Dunque, se è vero che tutte le morti meritano comunque rispetto, per un senso civile ed etico che dobbiamo preservare per non diventare bestie avulse dalla vita giuridica e civilizzata, è vero anche che non tutte le persone in vita si guadagnano il nostro rispetto.
Francesca Bonfanti invece era una di queste: lei si era guadagnata il rispetto e l’affetto non solo dei suoi colleghi, naturalmente, ma di tutti quelli che la seguivano nelle sue trasmissioni radio presso le radio di Roma, dove era diventata ormai un nome noto e una celebrità locale. Una voce che ci teneva compagnia, una risata che ci alleggeriva la pesantezza di certe inossidabili giornate.
Come quella di ieri. Francesca Bonfanti si è suicidata gettandosi dal ponte della ferrovia al Mandrione in via Casilina Vecchia. La notizia è di quelle che lascia con il fiato sospeso e una domanda che fatica ad essere pronunciata.
“Perché?”
Perché una ragazza in carriera, piena di vita, generosa dal punto di vista umano e professionale, dovrebbe compiere un gesto del genere? Cosa nasconde la faccia oscura della luna che sembra sempre sorridere a tutti?
Probabilmente è quel male di vivere che non risparmia nessuno, di qualsiasi età o condizione sociale. E i giudizi, sempre e comunque vani, sono in questi casi più che mai, inappropriati e stolidi. Cosa ci manca o cosa abbiamo dentro che può spingerci a compiere un gesto così estremo, con il quale non diamo più alcuna possibilità alla vita? A un certo punto un uomo, o una donna dice “no”. Ultimo sovrano del libero arbitrio decide che il mondo non debba più esistere per lui o per lei, o che, probabilmente, non ha più senso continuare ad “esistere” in un mondo dove grava un disagio esistenziale abnorme.
Francesca Bonfanti vogliamo ricordarti con il motto della tua trasmissione di successo: “State bene così.”
Sì, non ci abitueremo mai a certe assenze, ma dopotutto “stiamo bene così”, in silenzio e senza giudicare, ricordandoti, e chissà che prima o poi non ci si riveda. Ciao Francesca.