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Stati confusionali: Italia, India, Cipro

Creato il 24 marzo 2013 da Cren

pescatori, kerala, indiaItalia vs. India, la crisi di Cipro Vs.UE dimostrano che la classe dirigente è sbalestrata, oltre che incapace, come risulta dalla situazione economico e sociale di molti paesi. Riguardo ai marò non si poteva far di peggio.
In India, la gente commenta con sarcasmo sui giornali e sul Web; il sentimento diffuso è, in sintesi, che un grande paese s’è fatto rispettare nei confronti di uno staterello che ha cercato di fare il furbo. Tornano Finmeccanica e le peripezie del Berlusca. Non si può dar torto alle massaie o agli impiegati di Bombay o Delhi, la diplomazia italiana, notoriamente fancazzista e super retribuita, ha giocato malissimo le sue carte (prima, durante e dopo l’evento). Il “sistema Italia”, sempre sbandierato dai governanti per favorire il business delle aziende italiane, ne è uscito sputtanato.

Si parte da una considerazione: che l’insieme di trattati, convenzioni e consuetudini che compongono il diritto internazionale pubblico e’ un elastico che ognuno tira dove vuole. Questo dovrebbe essere conosciuto dai nostri diplomatici poichè è studiato nei primi anni dell’Università e materia fondamentale nell’ esame (per modo di dire) per entrare nella carriera. Il caso della Enrica Lexie e dei marò italiani finirà nei classici di studio come l’antico caso Lotus (1927) in cui una nave francese speronò una nave turca, entrò in porto turco e l’ufficiale fu lì processato.

Due convenzioni internazionali (UNCLOS-diritto del mare e SUA- convenzione contro la pirateria) dovrebbero determinare a chi spetta la giurisdizione penale per fatti che accadono nella zone economica esclusiva (o zona contigua) dove sembra sia avvenuto l’incidente. Poiché le norme sembrano contraddittorie (qui) e la nave è tornata in porto indiano (fatto che testimonia come qualcosa non sia funzionato nella catena di comando militare) è prevalso il diritto interno indiano (Admirally Offences Act), come è accaduto in altri casi simili (2003, nave giapponese Alondra Rainbow).

In questo contesto para-legale, sarebbe stato bello vedere una forte iniziativa diplomatica , sorretta dall’UE e dalle NU (che ora si ritraggono, imbarazzati), diretta a cercare la soluzione in un arbitrato internazionale, come spesso accade in questi casi. Rafforzata dalla richiesta di veder garantita l’immunità funzionale dei due militari che, come ogni soldato in operazioni di polizia internazionale, prevede l’assoluta giurisdizione del paese a cui i militari appartengono. Forse , si poteva prima, inserire queste operazioni in opportuni trattati bilaterali e internazionali, allo scopo di ben specificare funzioni e garanzie per i militari impegnati su navi civili in attività anti-pirateria.

Questo prima e durante. Il dopo è stato ancor di più incasinato. La coppia De Mistura e Terzi, che sta lì, come gran parte dei diplomatici italiani, grazie a potenti raccomandazioni, ha dimostrato la completa impreparazione a gestire la situazione. Meglio fare quello che hanno sempre fatto, arruffianarsi i politici e andare ai ricevimenti a mangiar tartine, guadagnando 15.000 euro al mese. I racconti parlano di un De Mistura impegnato a coinvolgere preti e frati, fare pressioni sui testimoni, rimestare nel torbido; senza muoversi , come ogni paese serio, rifiutando la giurisdizione indiana, sollevare la questione dell’immunità dei militari e richiedere, da subito, un arbitrato internazionale. Invece i due hanno cercato di fare i furbi e, sperando, di finire come i grandi liberatori e, forse, ottenere qualche premio politico. Avevano nella testa l’India, povera, degli anni ’50.

La fine della vicenda è poi una farsa. Il rifiuto al ritorno in India, il wanted sulla testa dell’ambasciatore italiano (un altro caso da studiosi del diritto) giustificato dalla sua rinuncia all’immunità diplomatica, (accettazione giurisdizione corte indiana con l’affidavit). Per finire con la resa assoluta e le risate (degli indiani e del resto del mondo), con l’assicurazione che i due marines non sarebbero condannati a morte (scusa che ha dell’incredibile). Nell’assoluta confusione del governo italiano ha, infine, prevalso la paura di rovinare la rete di rapporti che, faticosamente e senza aiuto governativo, le aziende italiane hanno costruito; con i rischi, per la sicurezza delle stesse, dopo le minacce e strumentalizzazioni degli attivisti oltranzisti del BJP. Tutte cose che potevano essere valutate prima.

La coppia di tonti, de mistura e terzi, è riuscita a raddoppiare la brutta figura, dopo lo scandalo Finmeccanica. Bravi così il sistema Italia si presenta in India alla grande, e può solo sperare nella tradizionale compassione orientale.


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