Stavolta Orecchioni, Angelozzi e Canzona l'hanno fatta grossa

Finché si era trattato di prendere in giro la stampa italiana e magari pure quella internazionale, mettendo in giro notizie strane quanto false, che puntualmente venivano diffuse da tutti i media, grandi e piccoli, evidenziando la totale mancanza di un lavoro di verifica delle fonti da parte delle redazioni giornalistiche, il giochino, che va avanti da anni, poteva pure essere divertente, ma dopo l'ultima "trovata" dello studio legale romano si può ben dire che alla fine il gioco non solo stanca, ma potrebbe pure portare delle conseguenze spiacevoli agli ideatori della "Burla".
L'inventare una storia come quella della donna che avrebbe perso un bambino a causa del naufragio della Costa Concordia, diffonderla con interviste televisive e con fotografie falsificate, va infatti ben oltre la semplice burla e potrebbe anche configurare, se non una truffa, il tentativo di danneggiare la compagnia di navigazione Costa, oltre che danneggiare le emittenti che hanno ospitato incautamente le confidenze della falsa naufraga.
Un comportamento ancor più grave se ad architettare lo "scherzo" è un legale, come l'avvocato Giacinto Canzona. A questo punto sono proprio curioso di seguire lo sviluppo di questa storia e controllare la condotta dell'ordine degli avvocati, che qualcosa dovrebbe pur dire e fare.