Magazine Cultura

Stavolta parliamo d'opera

Da Dragor

  Opéra

 

______________________________________________________________________

   CARI AMICI, scusatemi per il lungo silenzio. Per usare un luogo comune, è stato indipendente dalla mia volontà. Ma non abbiate paura, per il momento non vi annoierò con la sua causa (purtroppo malinconicamente banale, come dire: a piccole cause, grandi effetti). Vi risparmierò anche le ultime notizie su M23, sul ritorno in politica di Pierre Buyoya, sulla mia amata Bujumbura, sul Front Patriotique, su Gustave e su una quantità di altri argomenti che forse non sono in cima alla vostra lista d’interessi. No, stavolta vi parlerò di opera.

   FORSE NON LO SAPETE, ma adoro l’opera. Ecco perché nel 1988, quando sono arrivato a Parigi dalla città nella quale mi trovo attualmente, ho subito cercato d’iniettarmi un’overdose di opera per compensare la lunga astinenza, visto che a Bujumbura potete trovare tutto (si fa per dire) meno una decente o anche indecente messa in scena di Don Giovanni o della Walkyria. Così mi sono precipitato all’Opéra (che mi rifiuto di chiamare Opéra Garnier, visto che è il solo edificio parigino che possa legittimamente aspirare al nome di Opéra), ma siccome i posti meno cari costavano 6 mesi del mio salario ho dovuto ripiegare sull’Opéra Bastille, e in questo caso il l’appellativo Bastille ci sta benissimo, nel senso che il suo architetto Carlos Ott avrebbe meritato un soggiorno a vita nella celebre prigione. Ma come si fa a sfregiare in quel modo un’onesta piazza di un’onesta città?

   UNA VOLTA entrato nell’Opéra Low Cost, ho scoperto che erano tutti gialli. Giallo il direttore d’orchestra, gialli gli orchestrali, giallo il baritono, giallo il tenore, giallo il soprano, giallo pure il pubblico. Davano Aida ed ero impaziente di vedere gli elefanti gialli, invece mi hanno rifilato dei SDF (Senza Fissa Dimora), politicamente corretto per barbone o clochard. Sì, perché Aida era ambientata fra i barboni. Non ci crederete, ma Radames “trionfava” a bordo di una chiatta della Senna che approdava sotto un ponte per venire accolta da una banda di barboni uno più stracciato dell’altro. Altro che le trombe del trionfo, si sarebbe dovuto suonare “Hôtel du courant d’air - où l’on ne paie pas cher - L’parfum et l’eau sont pour rien, mon marquis - sous les ponts de Paris!"

   NON E’ STATO un caso. Qualche sera dopo ho avuto diritto a una versione del Flauto Magico ambientata negli anni Venti con un Papageno che ballava il charleston, poi a un Nabucco ambientato fra i punk. Va’ pensiero era cantato da un coro di punk. Stavolta non sono più riuscito a contenermi. Calato il sipario, sono andato dietro le quinte e ho interpellato la regista: “Perché i punk?” La gialla mi ha gettato un’occhiata glaciale: “Perché sono emarginati come gli ebrei.”

   DOVETE sapere che ho poche idee ma chiare. Fra le mie idee più radicate c’è la seguente: l’opera va rappresentata com’è scritta, così come un romanzo va stampato com’è scritto. Come non siamo autorizzati a cambiare un romanzo, non siamo autorizzati a cambiare un’opera. L’opera non va “modernizzata” perché è già moderna. La grande arte è universale, trascende il tempo. Piuttosto che cambiare epoche e costumi, la regia deve preoccuparsi di fare un buon lavoro. Punto e basta.

   A NIZZA c’è un ottimo teatro dell’opera, costruito guarda caso da Garnier. Arrivato a Nizza, ho pensato: “Finalmente potrò vedere un’opera non rovinata da quei gialli.” Nemmeno a farlo apposta, davano Carmen e mi sono precipitato su un palco cantando To-ré-ador, en garde Toréadooooor!  L’amour t’attend! Primo shock, invece di essere ambientata ai tempi di Napoleone, la Carmen nizzarda era ambientata ai tempi di Franco. Secondo shock, Don José era un ufficiale della Guardia Civil con tanto di bicorno cerato. “Ihihih”, ho sghignazzato alla fine, “stavolta li tengo.” Sono andato dietro le quinte e ho preteso di parlare illico con il regista. “Carmen vuole un’armata STRANIERA mentre la Guardia Civil è un’armata NAZIONALE!”, ho fatto notare. Il tizio mi ha gettato un’occhiata sprezzante:“Una polizia fascista è SEMPRE un’armata STRANIERA.”

   CHIEDERETE: ma che cosa ti è saltato in testa di parlare di opera? Semplicissimo, su F2 che ricevo con il bouquet StarTimes hanno diffuso un Don Giovanni ambientato negli anni Cinquanta. Sembrava West Side Story.

Dragor


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :