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Stefano Chiodaroli, Leonardo Manera e max Pisu, i comici di Zelig, Belli Dentro e Colorado Cafè, a favore del progetto: "Anch'io voglio giocare"

Creato il 06 settembre 2011 da Milemary

Stefano Chiodaroli, Leonardo Manera Pisu, comici Zelig, Belli Dentro Colorado Cafè, favore progetto:

Il Sorriso di Monica - associazione che i lettori di BergamoUp hanno sostenuto per l'anno scorso per il progetto "Oltre le barriere" - lancia un nuovo progetto a favore dei bambini disabili e, anche questa volta, spero che sarete in tanti a rispondere presente!

I biglietti sono in prevendita con un'offerta minima di 40 €

Le risorse raccolte saranno direttamente impiegate nell’acquisto di attrezzature ludiche specifiche per bambini disabili aventi le caratteristiche tecniche indicate dagli operatori professionali dell’Associazione promotrice del del progetto Anche io voglio giocare

Questo progetto individuato da Il Sorriso di Monica per l’anno 2011 è relativo alla fornitura di ausili informatici e tecnologici per consentire anche a bambini con handicap gravissimi di sperimentare la dimensione ludica presso lo spazio gioco gestito dall’Associazione Anche io nel terzo Millennio a Palazzolo S/Oglio in provincia di Brescia.

L’Associazione Anche io nel terzo Millennio - desiderosa di diventare un riferimento per genitori di bambini disabili, sia fornendo loro informazioni utili nell’interpretazione della normativa riferita ai disabili stessi, sia ascoltando e sostenendo le famiglie, in continua collaborazione con le Istituzioni e altre Associazioni del territorio - è natanell’inverno 2003-04 da un gruppo di famiglie residenti nel comune di Palazzolo S/Oglio ed attualmente è composta da 50 soci di cui due terzi sono genitori di bambini, ragazzi e adolescenti disabili, un terzo sono amici, in età compresa tra i 35 –80 anni. Dall’ottobre del 2005 l’Associazione collabora con lo “Sportello diversamente abili” del comune di Chiari e dal 2007 con un servizio volontario allo “Sportello informazione-ascolto “del Comune di Palazzolo S/Oglio. Nel settembre 2008 è stata inaugurata la sede dell’Associazione in Via Dogane n. 6 a Palazzolo S/Oglio.

Al fine di raccogliere fondi per realizzare questo progetto, è stata organizzata una serata - evento che si svolgerà il 23.09.2011 nell’incantevole scenario di Città Alta in Bergamo, presso il Teatro del Seminarino.

Durante la serata, dopo un aperitivo di benvenuto, sarà possibile assistere ad alcuni sketch di artisti protagonisti di Zelig quali Leonardo Manera, Max Pisu e Stefano Chiodaroli. La presentazione della serata sarà affidata alle “Donne al volante” di Radio Number One, Liliana Russo e Katia De Rossi. Sarà questa anche l’occasione da parte dei dirigenti della Associazione Anche io nel terzo Millennio per presentare l’iniziativa ai presenti.

P.S.: per coloro che volessero saperne di più, ecco quello che ho saputo tramite l'associazione:

LO SPAZIO GIOCO

Incontrare il gioco nei bambini con disabilità non è semplice. Raramente nasce in modo spontaneo e talvolta lo si ritiene puro esercizio, oppure meno importante rispetto alle attività terapeutiche, necessarie e fondamentali, ma allo stesso tempo impegnative e faticose.

I bambini con disabilità hanno bisogno, pur nella difficoltà di muoversi, di giocare, di osservare, di prendere, di lasciare, di stare fermi, di parlare……e divertendosi possono fare esperienze concrete e comprenderne il significato, sviluppare autonomie e abilità, competenze sociali e motorie.

Dal mese di ottobre 2009 la Cooperativa La Scotta, in collaborazione con i genitori dell’Associazione Anche io nel terzo Millennio del Comune di Palazzolo s/Oglio, ha attivato e consolidato uno spazio gioco, presso la sede dell’Associazione, rivolto a genitori e bambini disabili.

La volontà dell’Associazione è quella di avere degli “spazi gioco” adeguati per i loro figli in cui attivare dei momenti di integrazione e socializzazione oltre che di sollievo familiare, soprattutto per bambini con disabilità gravissima per i quali sono necessari spazi adeguati e personale qualificato per riconoscere anche a loro il diritto di giocare.

Spesso i genitori hanno sottolineato l’esigenza di offrire la sperimentazione di interventi di gioco mirati per bambini con gravi patologie, per i quali il tempo è occupato solo da interventi di riabilitazione impegnativi che non comprendono il bisogno di giocare, fondamentale nella crescita di ogni bambino (necessità sottolineata anche dagli operatori della Neuropsichiatria infantile del territorio su cui si è operato).

Attraverso l’esperienza maturata nei due anni di apertura dello Spazio gioco l’Associazione si è convinta che:

  • il bambino disabile attraverso il gioco può imparare giorno dopo giorno ad apprendere il funzionamento delle cose, ciò che è possibile fare o meno con determinati oggetti, scopre il legame fra eventi e le relazioni di causa-effetto: si ha così lo sviluppo di abilità cognitive importanti, che vengono apprese in una condizione di forte partecipazione e coinvolgimento;
  • fondamentale è la possibilità di scegliere come, con cosa e con chi giocare: il piacere di giocare induce il bambino con disabilità ad essere attivo, creativo, a sviluppare il pensiero, l’abilità motoria, la fantasia, la logica;
  • il gioco inteso come divertimento stimola nel bambino la volontà di provare a fare nuovi tentativi, a cercare soluzioni, a far emergere ulteriori pensieri;
  • il bambino attraverso il gioco prova piacere e si attiva, esprime il desiderio di conoscere di più se stesso e di entrare in relazione con gli altri acquisendo nuove consapevolezze e sviluppando due processi fondamentali per l’apprendimento: la memoria e la ripetizione.

Lo spazio gioco per l’anno 2010-2011 è così strutturato:

  • mercoledì pomeriggio per bambini dai 5 ai 10 anni
  • venerdì pomeriggio per un gruppo di bambini dai 5 ai 10 anni
  • 2 pomeriggi/sera al mese per un gruppo di adolescenti dai 15 ai 20 anni

Lo spazio gioco offre a due gruppi di bambini disabili attività di gioco che rispettano i loro tempi. Personale qualificato propone attività ludiche, che se pur assumono l’aspetto di gioco libero non sono mai improvvisate e banali.

E’ fondamentale coinvolgere il bambino nella scelta del gioco per permettere al bambino di divertirsi e di poter instaurare una relazione significativa fra educatore-bambino.

I pomeriggi di spazio gioco rispondono anche al bisogno d’alleggerimento familiare, che è fortemente espresso dai genitori con figli disabili.

NELLO SPAZIO GIOCO:

Negli ultimi due anni gli educatori dello spazio gioco hanno potuto delineare, grazie alla costante collaborazione con gli operatori della neuropsichiatria, le esigenze ed i bisogni territoriali relativi ai bambini disabili residenti nel distretto 6 Monte Orfano.

Si sottolinea che nel corso dell’ultimo anno ci sono state segnalazioni anche da parte della neuropsichiatria di Chiari per alcuni bambini del distretto 7, ma nonostante alcuni tentativi iniziali, non è stato possibile, per questioni logistiche (distanza, trasporto orario serale…), fornire risposte continuative.

Dalle considerazioni degli operatori coinvolti (neuropsichiatra, psicologa, educatori, assistenti sociali….) emerge un bisogno che può essere definito in due tipologie d’utenza ed una prevalente fascia d’età:

1) Bambini con diagnosi di disabilità gravissima e forti elementi di autismo

Per questi bambini lo Spazio Gioco diventa un luogo che è strutturato per accoglierli e per fornire loro tutti gli elementi indispensabili per poter giocare, nonostante le gravissime difficoltà determinate dalla grave patologia.

Nello spazio gioco trovano una relazionalità con gli educatori costruita con i tempi, gli spazi e strumenti di gioco creati ed individuati per permettere loro di poter giocare al di là dei loro limiti.

Per i bambini con gravi patologie sono state create due apposite stanze gioco, in quanto se inseriti con il “grande gruppo” (formato da bambini con lievi patologie) manifestano un forte disagio.

Dopo un periodo iniziale d’osservazione, gli educatori attraverso attività di gioco legate alle capacità e agli interessi dei singoli hanno instaurato una relazione significativa fra educatore-bambino.

Successivamente gli educatori hanno iniziato un graduale inserimento dei bambini con gravi patologie all’interno del gruppo con patologie più lievi. Fondamentale è rispettare i tempi di ogni bambino evitando forzature, che potrebbero essere controproducenti portando un irrigidimento e “comportamenti problema”. Il numero di bambini con gravi patologie è stato limitato a tre, perché la sede dello spazio gioco è inadeguata a poterne ospitare di più.

I limiti strutturali rendono infatti difficoltosa l’attività con i bambini più gravi e la compresenza di tutti i bambini.

L’Associazione, in questi anni, ha contribuito a rendere il più possibile accogliente e adeguata la struttura che ospita lo spazio gioco, adattando gli spazi alle esigenze che emergono di volta in volta.

2) Bambini con disturbi di personalità, disturbi generalizzati dello sviluppo e iperattività

Per loro lo spazio gioco è un importante luogo in cui, in continuità con la scuola, si impara a:

  • seguire le indicazioni e regole
  • ridurre i meccanismi d’imitazione per compensare paure e insicurezze sul proprio essere
  • ridurre la difficoltà a mantenere lo sguardo
  • ridurre la difficoltà a stare e mantenere l’attenzione e l’interesse
  • ridurre la difficoltà nel rimanere all’interno del piano di realtà
  • ridurre la difficoltà nel seguire e esprimere un discorso logico
  • ridurre l’isolamento di cui il bambino è vittima in conseguenza al suo comportamento.

Nello spazio gioco gli educatori lavorano sulla creazione di una relazionalità positiva

  • assumendo una posizione autoritaria nel rispetto delle regole
  • riducendo gli stati d’ansia, fornendo una prevedibilità delle attività e dei tempi delle stesse
  • proponendo il gioco come confronto
  • fornendo continue conferme e rassicurazioni sui risultati e sull’impegno
  • aiutando i bambini a superare le difficoltà nel gioco (spesso questi bambini iniziano un gioco ma non sono in grado di proseguire per assenza di fantasia e immaginazione).

Con il gruppo di bambini con lievi patologie è stato possibile per gli educatori, proporre attività e giochi di gruppo che rispondono ai loro desideri, interessi e richieste. Attraverso la mediazione da parte dell’educatore, i bambini hanno piena libertà di scelta fra giochi, colori, fogli, …. Fondamentale è il lavoro svolto dagli educatori per incentivare e sostenere i bambini a non giocare singolarmente, ma a condividere i giochi con i compagni rispettando le plurime singolarità.

3) Prevalente fascia d’età frequentante lo spazio gioco

L’età dei bambini inviati allo spazio gioco è prevalentemente dai 7 ai 10 anni, periodo in cui i bambini diminuiscono o terminano gli interventi riabilitativi e spesso hanno solo la scuola come luogo di socializzazione ed integrazione.

Per i bambini e per i loro genitori può essere un ulteriore elemento positivo quello di rimanere agganciati ai servizi territoriali e alle figure professionali che si occupano di disabilità, per mantenere dei riferimenti che nel corso della crescita, possono creare una continuità con i servizi futuri a cui, dopo la scuola, ogni persona disabile si trova ad accedere.


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