Nel 1810 Ludwig van Beethoven compose la sua ventiseiesima sonata per pianoforte, trovando ispirazione nel periodo di esilio dell’arciduca Rodolfo, suo amico, allievo e protettore al quale dedicò l’opera una volta che quest’ultimo poté tornare a Vienna. Divisa in tre parti (L’Addio. Adagio – Allegro; L’Assenza. Andante espressivo; Il Ritorno. Vivacissimamente), questa sonata mette in evidenza i sentimenti che si provano dopo il distacco da una persona cara e la gioia del vederla tornare. Circa un secolo dopo, siamo nel 1927, il pianista tedesco Wilhelm Kempff incide una sua esecuzione dell’opera in questione, affidandone la memoria a due dischi 78 giri, suonabili, per ovvie esigenze tecniche del periodo, esclusivamente tramite il classico grammofono “a tromba” usato fino alla commercializzazione dei dischi microsolco in vinile. Bisognerà a questo punto aspettare un altro secolo, o quasi, per assistere all’ennesimo passaggio di consegna della concreta memoria sonora di questa sonata beethoveniana. Ne è titolare il sound artist tedesco Stephan Mathieu, che per questo ep contenente un’unica traccia della durata di venti minuti esatti, uscito il 18 settembre scorso per l’etichetta 12K di Taylor Deupree (nel suo catalogo gente di calibro come Kim Cascone, Steve Roden e il nostro Giuseppe Ielasi), utilizza come fonte unica proprio i dischi originali dell’edizione citata appena sopra. Il processo di modifica e riformulazione del materiale di partenza, definito “autogenerative process” e adottato da Mathieu anche per altri suoi lavori discografici e performance dal vivo, avviene tramite due grammofoni che forniscono il suono contenuto nei dischi a un computer, che ne modifica a sua volta le sembianze fino rendere praticamente irriconoscibili i connotati timbrici del pianoforte. Il risultato è una distesa accostabile a certa ambient music dei tempi d’oro, un flusso di coscienza che condensa l’idea di adieux e lo ritrae nei suoi sfumati risvolti emotivi. La memoria storica dell’opera viene così preservata e restituita (aggiornata) a un presente che la riscopre inevitabilmente attuale. Chi sarà adesso il prossimo ad appropriarsi di Coda (For WK) per trarne nuova linfa artistica? Speriamo solo di non dover aspettare il 2112.
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