Magazine Libri
inauguro uno dei miei cento progetti, che rimarrà certamente incompiuto come gli altri. Dopo vari post di opera, torno a consigliare alcuni capolavori della letteratura. Alcuni da parte mia si sarebbero aspettati un mattone di fine Ottocento, ne sono certo. E io vi sorprendo, come un corteggiatore incallito che vuole stupire a tutti i costi la persona che punta.
Pubblicato nel 1986, "It" è certamente uno dei libri più belli e coinvolgenti che io abbia mai letto (e riletto, visto che l'ho affrontato ben tre volte). Non si tratta semplicemente di un horror di consumo, ma di una storia che sembra utilizzare il pretesto del mostro (e non un mostro qualsiasi, ma IL mostro) per presentare una galleria di personaggi memorabili, le cui storie si intrecciano in un'estate del 1958 prima e nel 1985 poi. Stephen King è relegato nella letteratura di consumo a torto secondo me. Sebbene sia pieno di sé e la cosa traspaia in modo EVIDENTE, la maggior parte dei libri (non tutti) che ha scritto hanno un valore intrinseco, indipendente dal successo che hanno avuto.
Non posso fisicamente raccontare la trama, né voglio svelarvi troppo nel caso non l'abbiate mai letto. La location è una cittadina immaginaria del Maine, Derry. Da piccolo, quando lo lessi la prima volta, non ho avuto difficoltà a ritrovare la mia Castelnuovo in questa città, di cui alla fine del libro se ne conosce la storia interamente, come se ci fossimo vissuti. Sette amici (la banda dei Perdenti) vivono un'estate indimenticabile a crescere, lottando con la paura e le turbe dell'adolescenza. Un serial killer di bambini sconvolge Derry. Il serial killer si lascia alle spalle fenomeni inspiegabili, avvolge la città di omertà e di sospetto, in più di un senso E' la città... Ma non è umano, perché può apparire nella forma che desidera alla mente, conosce i segreti più reconditi delle nostre vite. Il mostro, It, viene sfidato dai sette ragazzi e la partita coinvolge le loro vite anche DOPO, fino allo scontro risolutivo nel 1985.
La traduzione di Tullio Dobner rende magicamente la prosa unica di King. Altri libri di King tradotti da altri perdono inevitabilmente tutta la loro forza espressiva.
Racconto archetipico per eccellenza, grazie allo sviluppo del tema dell'iniziazione, è di una godibilità senza fine, perché, lo ripeto, non si tratta soltanto di una storia di caccia al mostro, ma della presentazione di un'atmosfera, di una galleria di personaggi nei quali è impossibile, almeno in parte, non ritrovarsi.
Buona lettura.
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