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Era inevitabile che anche con la sua morte Steve Jobs avrebbe alimentato il sorgere di polemiche, perché il personaggio era complesso e il suo percorso umano capace di essere interpretato in modo molto diverso, a seconda del giudizio personale sull'uomo Jobs.
Certamente Jobs ha avuto sul mondo contemporaneo un'influenza fortissima, segnando con la sua opera la vita stessa di milioni di persone, che per scelta hanno abbracciato, almeno in parte, la sua visione delle cose e il suo modo di vivere la vita, acquistando i prodotti da lui progettati.
Altrettanto certo è però che Steve Jobs non può essere considerato un "genio" come molti in queste ore lo hanno definito, almeno se alla parola "genio" diamo ancora il significato di persona capace di invenzioni straordinarie, perché Jobs in tutta la sua vita non ha inventato niente, ma ha piuttosto reinterpretato a suo modo le invenzioni di altri, trasformandole a sua immagine e somiglianza.
In fondo Jobs è stato l'altra faccia della medaglia che vede dall'altro lato quello che viene da sempre considerato un po' il suo rivale, quel Bill Gates che ha come lui segnato il corso dello sviluppo dell'informatica destinata al pubblico casalingo.
Due personalità così differenti, quelle di Jobs e Gates, e due modi di intendere la tecnologia e la vita tali da creare due miti e con due diversi movimenti a sostegno.
Non so quanto a Jobs sia piaciuto essere diventato una specie di guru della tecnologia sofisticata, esclusiva e ad alto costo, sebbene destinata al consumo commerciale.
Certamente quella di creare prodotti di nicchia, invece che di più larga diffusione, non la prese di getto, perché quando con David Wozniak (che tra i due era il vero informatico e il vero creatore del progetto Apple) creava il primo vero personal computer, l'Apple II, prima vera macchina accessibile ad un pubblico di non specialisti, certamente l'idea dei prodotti che siamo oggi abituati a pensare come tipici della Apple non gli era ancora venuta in mente.
L'Apple II fu l'unico vero successo della carriera di Steve Jobs per molti anni. A quello seguirono tutta una serie di trovate fallimentari che portarono presto l'azienda che aveva fondato sull'orlo della chiusura, tanto che ben presto ne fu allontanato.
La semplice ragione del fallimento di Jobs fu che i prodotti che Jobs progettava costavano troppo e non avevano niente di più di quelli venduti dalla concorrenza.
Al contrario era stato proprio Bill Gates a comprendere che, almeno in quella fase dello sviluppo della tecnologia , era importante soprattutto permettere alla maggior parte di persone possibile l'accesso all'informatica e alla rete internet che stava nascendo. Fu Gates, con i suoi programmi magari con qualche baco e non propriamente originali, ma a basso costo, e i suoi accordi commerciali con Ibm e Intel, e non Jobs a far del personal computer un oggetto di tutti i giorni e della rete un'abitudine e uno strumento di lavoro indispensabile.
Eppure, nonostante ciò, Gates si è guadagnato solo la fama di uomo d'affari senza scrupoli, quasi fosse una specie di George Soros dell'informatica, mentre Steve Jobs è sempre stato avvolto da un alone di misticismo e santità.
Il grande merito di Steve Jobs è stato quello di risorgere dall'insuccesso, prima inventando la Pixar, introducendo la nuova frontiera del cinema di animazione e poi, tornato alla guida della Apple (il ritorno al comando di un'azienda dalla quale si è stati defenestrati negli Usa è un caso più unico che raro) di guidare l'azienda al successo commerciale, attraverso la creazione di una linea di prodotti certamente unici dal punto di vista estetico, ma non altrettanto da quella della funzionalità.
Nemmeno è vero che i prodotti Apple sono immuni dai vizi che affliggono i concorrenti: anche i sistemi operativi, i browser, i software e le applicazioni della Apple hanno i loro virus i loro bachi e i loro problemi, ma la leggenda che ne siano immuni è dura a morire viene tramandata da legioni di entusiasti clienti-fedeli (ma già nel 2001,con l'uscita di Windows Xp, Microsoft colmò ogni gap con Apple).
Difficile dunque pensare di porre Steve Jobs nell'empireo dei grandi geni universali, insieme a Leonardo da Vinci, Archimede, o Thomas Alva Edison.
La sua vita professionale lo pone più sul piano di personaggi come Ferdinand Porsche e magari lo stesso Enzo Ferrari, tutti creatori, ognuno a modo suo, di qualcosa di unico e irripetibile; di un sogno che può divenire realtà.
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COMMENTI (1)
Inviato il 08 ottobre a 14:42
Sono perfettamente d'accordo con te. Tanto di cappello per Jobs, ma non rendiamolo un genio del calibbro di un Da Vinci. E' stato un grande lavoratore ( eh si, perche' se si ama il proprio lavoro alla fine i risultati si vedono), uno che ci ha messo passione, creativita', e imprenditorialita' in quello che ha fatto, e lo ho fatto bene, lasciando in eredita' a noi e a nostri posteri una grande eredita'. Ma i suicidi alla Foxcoon in Cina degli operai pagati quattro soldi mi lasciano un vuoto dentro.