Ieri dopo la chiusura dei mercati azionari, tanto in bilico in questo periodo, Steve Jobs ha annunciato ufficialmente le dimissioni dalla carica di chief executive della Apple.
Sono state postate gia’ migliaia di notizie in merito, dagli analisti dei mercati per verificare l’andamento delle azioni Apple, dagli esperti informatici per dettagliare cosa cambiera’ ora in Apple e anche nel mondo per questo avvicendamento, io personalmente mi soffermo sulla vicenda umana.
In altra occasione (qui) avevo parlato del destino di questo uomo, tanto potente e famoso e di mio padre, accomunati da un trapianto dello stesso organo, il fegato.
Le condizioni di Jobs sono sicuramente diverse clinicamente, sicuramente piu’ giovane, ma affetto da un tumore al pancreas, a cui il trapianto aveva comunque dato speranza, ma nel tempo successivo era comunque sempre apparso molto magro e stanco.
Ora le sue dimissioni, perche’ come anticipato da lui stesso, quando non si sarebbe sentito piu’ in grado di ricoprire il ruolo avrebbe lasciato.
Come le malattie e la salute possano accomunare gli uomini e’ qualcosa di sconvolgente (vedi il film Non e’ mai troppo tardi), persone ricchissime che hanno la possibilita’ di accedere alle migliori strutture ospedaliere/cliniche che finiscono in un letto come il piu’ poverello a sperare in quello che sperano tutti, vivere.
Sto leggendo un libro su Jobs, uomo illuminato, fortunato, tenace, che lavorava anche 20 ore al giorno, che ispirava, diveniva un esempio per le sue prime linee e per tutti i suoi dipendenti, sembra quasi che venisse la voglia di lavorare con lui, desiderio che solo alcune volte sono riuscito a provare, ma che fa veramente muovere le montagne.
Mi spiace per lui, sono divenuto ormai un membro della famiglia Apple, fan dell’uomo che ha ricostruito il concetto di cellulare, di PC, che ha creato un tablet vero e utilizzabile, insomma un uomo che veramente ha rivoluzionato il mondo e la tecnologia, il tutto perche’ ossessionato dal “prodotto”, dall’utilizzo dello stesso, e dalla perfezione dello stesso.
Famosissimo il suo discorso all’ Università di Stanford, USA, il 12 giugno 2005 i cui suggeriva e invitava a essere affamati e folli, ad inseguire spasmodicamente quello in cui veramente si crede, un discorso “illuminato” e ispiratore.
Credo che poco cambiera’ in Apple nel breve periodo, troppo radicati i concetti Jobsiani tra i suoi manager e tra i suoi dipendenti, forse fra qualche anno le cose potranno cambiare con avvicendamenti meno felici al comando.
Ha confermato di abbandonare, non ha promesso come in altre occasioni di ritornare, ne’ ha dato delle scadenze per la sua assenza, ha detto STOP, troppo importante dedicarsi a se, ai suoi familiari ora, e spero veramente che la vita possa arridergli d’ora in poi.