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Tornano, dopo la parentesi dedicata al cinema zamarro, i festeggiamenti in occasione di compleanni eccellenti. Il festeggiato di Dicembre è nientemeno che il Señor Spilbergo, alias Steven Spielberg, che oggi compie la bellezza di 67 anni. Dedicare una giornata a lui era il minimo visto che, nonostante un paio di passi falsi recenti, il regista americano è uno di quelli che ha cresciuto chi, come me, è figlio degli anni ’80 tra regie, sceneggiature e produzioni. A tal proposito, mi andava di omaggiarlo tirando fuori un classicone del genere “uomo contro natura”, ovvero Lo squalo (Jaws), da lui diretto nel lontano 1975 e tratto dal romanzo di Peter Benchley. ENJOY!
Trama: all’alba del 4 luglio, un enorme squalo bianco comincia a mietere vittime nel mare di una cittadina balneare americana. Nonostante la reticenza del sindaco, il capo della polizia, un giovane biologo marino e un rude lupo di mare si alleano per cercare di porre fine alla minaccia zannuta…
Può un film girato nel 1975 e avente per protagonista uno squalo bianco fare paura oggi come allora? All'anima se può! E se alla paura si aggiunge la nostalgia che colpisce forte come un pugno chiuso su una madeline, con l'odore di sigaretta che emanava un papà allora fumatore incallito, io seduta sulle sue ginocchia oppure sdraiata in terra su un plaid, gli occhietti semichiusi con il cuore che batteva forte in gola all'udire il terribile "Turun! TurunturunturunturunTURUNUUUN!!!" che accompagnava ogni apparizione del zannuto bestione, mi viene una voglia pazza di prendere un aereo, volare da Spielberg e abbracciarlo forte ringraziandolo per come ha aiutato i miei genitori ad offrirmi un'infanzia felice. Dimenticate gli Sharknado, tutti i seguiti de Lo squalo e tutti gli emuli che cambiano giusto le bestiole coinvolte (quel The Bay che tanto mi è piaciuto è praticamente identico! Come ho fatto a non accorgermene!!) perché le Jaws più potenti le ha solo il pupazzone Spielberghiano, in grado di far sorridere, emozionare e terrorizzare come se non fossero passati quasi quarant'anni dalla sua realizzazione. Sdraiata sul letto, dopo una giornata devastante, non ho chiuso gli occhi per un secondo e alla fine, nonostante tutti i peggio horror che vedo mensilmente, sono persino andata a dormire con la tachicardia.
Ma basta tentennare per evitare di affrontare un argomento (la regia) sul quale non sono minimamente preparata (maledetti blogger io volevo Buscemi!!) e parliamo delle manine d'oro del festeggiato. Lo squalo, per più di metà film, è un costante alternarsi di solari riprese balneari o simpatici quadretti familiari e momenti ansiogeni quasi tutti ripresi sott'acqua o col favore delle tenebre; mirabile esempio di quello che sarà poi lo schema di tutta questa prima parte è la sequenza iniziale, che stacca senza soluzione di continuità dalla placida fattanza del solito "tipo da spiaggia" alla frenetica quanto inutile lotta per la sopravvivenza della solita "tipa da spiaggia" che urla di dolore mentre l'amichetto se la dorme sulla riva. Un bell'inizio shock dunque, che porta il cuore dello spettatore a fermarsi in gola ogni volta che viene inquadrato uno specchio d'acqua e un paio di gambette che si agitano senza contare che, durante la spedizione notturna del Capo e del Biologo, ci si imbatte in uno dei "salti sulla poltrona" più tremendi della storia del Cinema. Quando poi i tre protagonisti partono per uccidere lo squalo, l'atmosfera del film cambia ulteriormente: dove c'erano le masse di turisti e la pur temporanea sicurezza della terraferma subentra la solitudine di tre uomini che, per quanto siano guidati dal pugno di ferro di un burbero veterano, sono pur sempre dei bruscolini davanti alla potenza della Natura, che non è solo incarnata dall'incubo zannuto ma anche dalla crudeltà e pericolosità del mare. Lo squalo gioca con i nostri cacciatori, li prende in giro mentre la mano del regista segue la corsa forsennata di tre barili gialli oppure inquadra i protagonisti proprio mentre alle loro spalle, non visto, sbuca l'inespressivo e paurosissimo muso del mostro, senza clamore, quasi il pasto gli fosse dovuto. Lo squalo però è come il mare: lì per lì è tranquillo, poi all'improvviso si agita. E a farne le spese sono gli spettatori, che rischiano di morire di tachicardia negli ultimi, concitati 10 minuti di pellicola, tra urla, bombe, sangue e gabbie. Ma che spettacolo, ragazzi! Ancora grazie, Steven e auguri!
Hook - Capitan Uncino (1991), gradevole ma un classico come Peter Pan meritava qualcosina di più.
Le avventure di Tin Tin: Il segreto dell'unicorno (2011), un capolavoro di animazione e avventura, un ritorno ai vecchi fasti per il buon Steven.
Lincoln (2012); imponente, epico, posso dire un po' incompreso? Un grande film per una grande figura storica.
Non dimenticate di leggere le recensioni degli altri amici blogger ovviamente, per rendere questo Steven Spielberg Day ancor più universale e memorabile!
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