Il ministro delle Politiche agricole alimentari Nunzia De Girolamo ha firmato, con i ministri della Salute Beatrice Lorenzin, e dell'Ambiente Andrea Orlando, il decreto interministeriale che vieta in modo esclusivo la coltivazione di mais geneticamente modificato MON810 sul territorio italiano.
Il divieto di coltivazione del mais MON810 è motivato ''dalla preoccupazione sollevata da uno studio del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, consolidata da un recentissimo approfondimento tecnico scientifico dell'Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che ne evidenzia l'impatto negativo sulla biodiversità, non escludendo rischi su organismi acquatici, peraltro già evidenziati da un parere dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare reso nel dicembre 2011''.
''Con i Ministri Lorenzin e Orlando avevamo preso un impegno preciso sugli Ogm, considerate anche le posizioni unitarie del Parlamento e delle Regioni - spiega il ministro delle Politiche Agricole - Con il decreto che abbiamo firmato oggi vietiamo la sola coltivazione del mais Mon810 in Italia, colmando un vuoto normativo dovuto alle recenti sentenze della Corte di Giustizia europea''.
''È un provvedimento che tutela la nostra specificità, che salvaguarda l'Italia dall'omologazione. La nostra agricoltura - prosegue De Girolamo - si basa sulla biodiversità, sulla qualità e su queste dobbiamo continuare a puntare, senza avventure che anche dal punto di vista economico non ci vedrebbero competitivi. Il decreto di oggi è solo il primo elemento, quello più urgente, di una serie di ulteriori iniziative, con le quali definiremo un nuovo assetto nella materia della coltivazione di Ogm nel nostro Paese''.
Il provvedimento giunge a conclusione della procedura di emergenza attivata dal Governo nell'aprile 2013, ed è giuridicamente sostenuto anche dal precedente provvedimento di divieto di coltivazione di Organismi geneticamente modificati, fondato su analoghe motivazioni, adottato il 16 marzo 2012 dal Governo francese e tuttora in vigore.
Le sentenze della Corte di Giustizia dell'Unione europea, cui l'Italia si conforma, ribadiscono la legittimità di misure di coesistenza che salvaguardino le colture tradizionali e biologiche, e che dovranno essere adottate dalle Regioni conformemente alla sentenza della Corte costituzionale, nel quadro di una organica e condivisa disciplina statale che definirà principi comuni al fine di garantire il rispetto della libera concorrenza e della libertà di iniziativa economica, a parità di condizioni sull'intero territorio nazionale.
Fonte: Ansa