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Stop al nucleare in Italia. Abrogate le norme e cancellati i referendum. Vi dico io il vero motivo

Creato il 20 aprile 2011 da Iljester

Stop al nucleare in Italia. Abrogate le norme e cancellati i referendum. Vi dico io il vero motivoIl Governo, a sorpresa, abroga le norme che riportano il nucleare in Italia. Una decisioni che lascia stupiti per la rapidità con cui è stata presa. E alcuni opinionisti di centrodestra – vedi Macioce su Il Giornale – ritengono si tratti di un vero e proprio errore dettato da «scelte di pancia, condizionate dalla cronaca, dal passato prossimo e dalle profezie Maya»; errore che fa gioire solo l’opposizione, la quale peraltro non ha perso occasione di affondare sul Governo, accusandolo – come fa Di Pietro – di «truffa», o addirittura – parole di Raffaele Marini (PD) – di un tentativo di «delegittimare l’appuntamento referendario nel suo complesso, puntando a una bassa partecipazione» alle urne.
Che dire? Alla sinistra non le va bene mai nulla. Eppure, diversi anni fa, fu Bersani ad auspicare il ritorno del nucleare in Italia, quando affermò che «il ritorno al nucleare è un orizzonte su cui riflettere. Non solo le energie rinnovabili, ma anche l’atomo pulito di quarta generazione». E se poi dobbiamo guardare ai fatti, il Partito Democratico in Europa ha votato favorevolmente al finanziamento del nucleare. Perché dunque questa inversione di tendenza e di opinione?
Beh, potete ben immaginarlo. In Italia ormai ogni tematica sociale ed economica, compreso lo spessore che deve avere la cartaigienica e quanti granelli di sabbia deve possedere una spiaggia, passa attraverso la polemica antiberlusconiana. Ogni tematica dunque è un referendum pro o contro Berlusconi. Non si tratta più di fare il bene del paese e di valutare obiettivamente quali siano le misure di questo Governo che possono essere utili al paese e quali no; quali – in altre parole – meritano un’opposizione decisa e democratica e quali invece meritano condivisione a prescindere. Niente di tutto questo. Ogni misura è un referendum pro o contro il Cavaliere che il PD, IDV e compagni, non perdono occasione di rimarcare in ogni contesto e in ogni situazione.
Si tratta dunque di un’opposizione anomala. Nelle normali democrazie, il concetto di opposizione è infatti differente ed è più maturo: ci si oppone ai provvedimenti della maggioranza che non si condividono e si collabora a quelli che si condividono. In Italia non è così. In Italia ci si oppone a prescindere, perché non si cerca la condivisione, ma solo la delegittimazione di chi governa. E non mi si venga sul punto a dire che questo Governo propone misure e provvedimenti che non sono mai condivisibili. Questa è una falsità bell’e buona: molti dei DDL (disegni di legge) proposti dall’attuale maggioranza sono stati proposti in passato dall’opposizione (tra cui «intercettazioni», «separazione carriere magistrati» ecc.) e nel medesimo testo.
Ora, tenendo ferma questa riflessione e tornando al nucleare, è chiaro che la marcia indietro sull’energia atomica non è frutto di una decisione dettata da una riconsiderazione delle politiche energetiche della maggioranza. O almeno non lo è totalmente. In verità, la maggioranza ha voluto evitare un referendum sul Governo. Perché è questo che l’opposizione voleva. Voleva interpretare il referendum sul nucleare come un referendum pro o contro il Governo. Voleva in altre parole strumentalizzare la decisione popolare sull’energia atomica, rendendo tale decisione un atto di sfiducia al Governo. E siccome le probabilità che il referendum affondasse il nucleare per via di Fukushima e della irragionevole paura alimentata da un disastro nucleare, conseguente in verità a un evento catastrofico naturale, ecco che l’opposizione già si fregava le mani. Sognava di fare affondare il Governo e la maggioranza, insieme alle centrali atomiche. Sognava in altri termini l’aborto della maggioranza.
Il gioco però non è riuscito. Perché è vero che trattasi di strategia, come sostiene Macioce e come ha accusato il PD, ma non di una strategia energetica volta a sottrarre l’energia atomica al referendum (referendum che poteva anche starci, se in Italia il meccanismo democratico funzionasse e fosse interpretato correttamente). Ma di una strategia politica di più ampio respiro: evitare che il responso referendario sul nucleare diventasse (o meglio venisse arbitrariamente interpretato come) un atto improprio di sfiducia al Governo e alla maggioranza.
Ergo, ha fatto bene il Premier a evitare l’ennesimo e per giunta palese tentativo di accerchiamento e mistificazione a danno del Governo, ponendo nel nulla il referendum sul nucleare con un’abrogazione delle sue norme ad hoc. Del resto, ciò è provato dal fatto che nel decreto omnibus la strada al nucleare comunque rimane aperta, là dove si afferma che lo stop al nucleare è stato deciso «al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare». Come dire che la questione è solo rimandata a tempi migliori.


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