La recensione del film Stop the punding heart
Roberto Minervini, regista italiano emigrato negli States, presenta in anteprima al cinema lumière di Bologna "Stop the pounding heart", capitolo conclusivo della trilogia sul Texas rurale…
Anteprima italiana di Stop the pounding heart, premio speciale della giuria al Torino film Festival: Roberto Minervini, cineasta apolide del circuito underground statunitense, introduce, nella sala Mastroianni della cineteca di Bologna, l’ultimo suo delicato affresco esistenzialista ripreso dalla vita vera, quella dell’America rurale del Texas contemporaneo. Il “cowboy” marchigiano, appassionato di vaccari e rodei, parla della lunga gestazione del film (due mesi di riprese e quattro anni a stretto contatto con papà Tim Carlson e i suoi dodici figli), ed esalta la tolleranza e lo spirito comunitario della piccola congregazione agricola in cui Sara vive, coi suoi fratelli, di dogmi e precetti biblici, appassionandosi fugacemente ad un giovane cowboy e vivendo, subito dopo, una profonda crisi che la introdurrà nel mondo adulto. Scegliendo attori non professionisti, l’italiano del Lone Star State, il cui dogma inattaccabile è Friendship (amicizia), racconta un intenso dramma pastorale immerso nella quiete di una natura impalpabile e onnicomprensiva, attraverso uno scavo muto e silenzioso dei volti dei protagonisti, figure quasi eteree di un romanzo bucolico di formazione.
Terzo episodio della trilogia sull’America contadina, il film, sotto l’attenta supervisione di un regista che sceglie il silenzio al dialogo, abbatte le barriere tra finzione scenica e documentario verità, attraverso il lirismo di una realtà sociale che viene rappresentata con realismo e scrupolo antropologico. Tra mungiture di capre e formaggi freschi venduti al mercato, insegnamenti cristiani e pratiche devozionali accorate, il cuore di Sara comincia d’improvviso a palpitare dopo l’incontro con Colby che la porta a scoprire l’imprevisto celato in atti e pratiche sempre uguali, senza esplosioni sentimentali o struggimenti carichi di pathos, perché la sua è riflessione solitaria, osservata da una cinepresa che ritrae sommovimenti di emozioni e stati d’animo. L’adolescente vede rompersi i delicati equilibri interiori e sfaldarsi il mondo di convenzioni sociali e di dogmi inattaccabili (la Bibbia e i rituali di preghiera), mentre intorno a lei qualcosa cambia: vede nascere un bambino e con le coetanee discute di vite future e matrimonio. Le amiche sanno che vorranno figli e un marito devoto, lei non conosce il proprio destino e osserva la natura con sentimenti arsi come le terre in cui vive, strette in un’armonia accademica e ciclica.
Dopo lo sfolgorante Low Tide, Minervini incanta i presenti con un dramma campestre in cui l’impeto di un cuore in tumulto si scontra con le attività di ogni giorno e cerca, delicatamente, di uscire dai confini di quei luoghi che potrebbero essere solo “terre promesse”, realtà fisiche e spirituali. La speranza del cambiamento è nel suo intimo e quiescente “altrove”.
SILENTE QUADRO BUCOLICO
Vincenzo Palermo
Regia: Roberto Minervini – Cast: Sara Carlson, Colby Trichell, Tim Carlson – Paese: Stati Uniti, Italia, Belgio – 2013
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