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Storia abbastanza curiosa del Concerto per violino di Robert Schumann

Da Paolo Statuti
Robert Schumann

Robert Schumann

   Roman Jasiński (1900-1987), pianista di talento e critico musicale, prima della guerra professore presso il conservatorio di Varsavia, e nel dopoguerra direttore musicale della Radio Polacca. Autore tra l’altro di un volume intitolato “Spigolature musicali” – una scelta dei suoi quasi 1000 feuilleton radiofonici, nei quali invitava gli ascoltatori a interessanti e singolari incontri con personaggi noti e meno noti del mondo della musica. Da questo libro ho scelto e tradotto per i lettori del mio blog il feuilleton intitolato “Storia abbastanza curiosa del Concerto per violino di Robert Schumann”.

 

   Una delle composizioni che hanno eccitato la mia immaginazione in modo quasi ossessivo, è il Concerto per violino di Schumann, opera non di prima grandezza nella creazione di questo geniale compositore, ma che tuttavia non è priva di un suo fascino particolare.

   Come si sa, fu una delle ultime composizioni di Schumann, nata tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre del 1854, quattro mesi prima che si ammalasse gravemente. Dopo la sua morte, questo Concerto fu giudicato dalla moglie Clara – grande pianista – e dal famoso violinista Joseph Joachim un’opera mediocre e indegna del genio di Schumann. Joachim, al quale il compositore aveva pensato scrivendo questo Concerto, guidato dal suo giudizio stranamente severo e sicuramente ingiusto, senza pensarci troppo lo chiuse in un armadio, dove restò dimenticato per lunghi anni, fino alla sua morte, avvenuta nel 1907.

   Ma neanche allora fu pubblicato, infatti gli eredi di Schumann vendettero il manoscritto alla Biblioteca Statale di Berlino, con la clausola che sarebbe stato possibile stamparlo solo cento anni dopo la morte del compositore, vale a dire nel 1956. Si pensò che sarebbe rimasto là fino al termine stabilito, ma nel frattempo accaddero alcuni fatti singolari.

   All’inizio degli anni ’30 l’ambasciatore svedese a Londra – il barone Eryk Palmstierna – organizzò nella sua residenza una seduta spiritica, nella quale si presentò lo spirito di Schumann. Egli riferì alla violinista ungherese Jelly d’Aranyi, presente alla seduta, e nipote del grande Joachim, che sarebbe stato felice se avesse studiato e suonato il suo Concerto per violino. La violinista non sapeva dell’esistenza di tale Concerto, e quando espresse allo spirito i suoi dubbi, esso bussò le parole: “Ricorda cosa ti ho detto! Prendi contatto con Tovey”.

   Sir Donald Tovey era allora un famoso pianista, compositore e musicologo inglese. D’Aranyi gli chiese del Concerto, ed egli la informò che esso in effetti esisteva e che si trovava nella Biblioteca Statale di Berlino. La violinista fortemente incuriosita da tutta quella storia cercò subito di ottenere una copia dell’opera. Non fu un’impresa facile, e soltanto dopo quattro anni di ripetuti tentativi, ella riuscì nell’intento.

   Nello stesso periodo in cui d’Aranyi aveva ricevuto una copia del Concerto, l’ambasciatore Palmstierna organizzò di nuovo una seduta spiritica, alla quale invitò anche la violinista ungherese.  Anche quella volta si presentò lo spirito di Schumann, che si intrattenne cordialmente con d’Aranyi. Il compositore era assai contento che il suo Concerto fosse tanto piaciuto alla violinista e, approfittando di questa eccezionale occasione, le fornì perfino dei suggerimenti riguardanti l’interpretazione dell’opera: “La parte lenta deve essere eseguita con grande ardore, con una sfumatura di nostalgia per intenti sublimi. E’ come una preghiera per la concordia dell’umanità, continuamente lacerata dal sentimento dell’odio”. Al tempo stesso il compositore, comunicando alla violinista una serie di varianti della parte solista, definì il carattere dell’ultima parte del Concerto “una danza piena di lieto slancio”.

   La storia non finì qui, ma ebbe un seguito sorprendente. Quando nel 1937 d’Aranyi suonò in privato il Concerto a Tovey, egli subito e senza riserve si dichiarò convinto che tutte le modifiche e le varianti della parte per violino da lei apportate, provenivano senza dubbio dallo stesso Schumann, cioè dal suo spirito.

   La notizia fece scalpore. Sulla stampa apparvero numerosi articoli pieni di scetticismo. Tovey tuttavia in una lunga lettera pubblicata dal “Times” di Londra il 23 settembre 1937, si rivolse agli increduli, scrivendo tra l’altro: “Sono profondamente convinto che lo spirito dello stesso Schumann abbia ispirato Jelly d’Aranyi nella sua interpretazione del Concerto per violino.

   Tuttavia questa straordinaria storia non avrebbe forse meritato attenzione e sarebbe stata considerata un vaneggiamento, in parte morboso e in parte umoristico, se i principali protagonisti non fossero state persone così illustri e serie. L’ambasciatore Palmstierna descrisse del resto questa storia con grande precisione nel suo libro “Gli orizzonti dell’immortalità”, mentre una autorità di fama mondiale come Sir Donald Tovey, professore all’Università di Edimburgo, non esitò a pubblicare la sua lettera sul “Times”.

   D’Aranyi tuttavia non riuscì ad eseguire per prima il Concerto di Schumann davanti al pubblico. Nel frattempo l’editore Schott ne aveva inviata una copia al giovanissimo, ma già celebre violinista americano Yehudi Menuhin. Ma neanche a quest’ultimo fu dato di eseguire il Concerto per primo, perché le autorità naziste, non volendo permettere che il primo esecutore dell’opera fosse un non-ariano, si affrettarono a organizzare la prima in Germania, con la partecipazione del violinista Georg Kulenkampff.

(C) by Paolo Statuti



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