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Storia chiusa

Da Fabio1983
Non ho alcun contenzioso con Zuckerberg, non mi converrebbe. Ma se parlo – spesso, troppo forse – di Facebook è perché, paradossalmente, non ne posso più. Quando ieri ho letto un’Ansa che riportava paro paro lo status del profilo di Nadia Macrì (sapete tutti chi è, no?) sono rimasto di stucco. “Ancora ti meravigli?”, penserete voi. Non immaginavo, infatti (male, molto male), che ad alcuni giornalisti o a qualche povero stagista (più probabile) venga richiesto di monitorare costantemente i profili Facebook di persone divenute loro malgrado protagoniste di vicende di dominio pubblico. A me tutta questa pubblicità gratuita non piacerebbe, ad essere sincero. Ieri, però, mi sono abbassato anche io a questo livello e quasi me ne vergogno. Non lo farò più, promesso. Da parte mia c’è stata semplicemente la volontà di dimostrare come oggi Facebook rappresenti una fonte primaria di indagine per un certo tipo di giornalismo, di come la privacy – o almeno una parte di essa, quella che poco ha a che fare con la rilevanza pubblica – venga scalfita e della sciatteria con cui si selezionano le notizie. L’ho fatto una volta e me ne scuso. La storia per me si chiude qui.
P.s. Su gossipitaliano.it si chiedono, giustamente, se il profilo Facebook di Nadia Macrì non sia alle volte un fake. È una domanda pertinente – me lo sono chiesto pure io –, ma che sia un blog a parlarne è un conto (con tutti i se e i ma del caso). Che lo faccia l’Ansa senza un riscontro certo, è un altro paio di maniche. Ovviamente.

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