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Storia di ordinario Mobbing

Da Suddegenere

Il 26 ottobre, presso la Casa Internazionale delle Donne a Roma, si è discusso di Mobbing con la scrittrice Caterina Ferraro Pelle, relatrici Bia Sarasini e Teresa Dattilo.

Il giorno dopo, Caterina scrive alle sue amiche ed ai suoi amici: 

“”In ufficio ci vado ogni mattina, dal lunedì al venerdì, ma ancora non ho capito che cosa ci vado a fare. Già, perché la mia situazione non è cambiata neppure negli ultimi mesi, anzi. Il libro sta circolando, anche tra i corridoi del Palazzo e a me sembra di sentire un fruscio, un fraseggio continuo, un mormoreggiare pallido e lento. Sono sempre “la Ferraro Pelle”, come dire: un caso disperato. Le sento queste voci quasi rimbombassero tra le trombe di Eustachio, che siccome comunicano con la faringe, mi portano una tossetta stizzosa. “Hai visto che ha combinato questa volta?”, “Quella è proprio strana, ha scritto un libro, ma che penserà, di crearci problemi, non ha capito un c…?”, “Chissene, intanto la pagano per non fare niente, ci staresti tu? Io sì; guarda che mucchio di cartacce ho da sbrigare oggi!”. Le vedo quelle teste che annuiscono, senza dire niente, semplicemente acconsentendo. Le immagino, più che vederle. Me le figuro chiusa nella mia piccola postazione ricavata in uno spazio di passaggio, dove non entra mai nessuno, nessuno bussa, nessuno chiama. Nessuno mi rivolge più la parola, in ufficio e se sono io a domandare qualcosa, mi si risponde in modo sbrigativo, spesso scostante. Giorni fa, una brava donna è venuta a dirmi che stavano preparando i miei biglietti da visita. Mi ha chiesto i dettagli da inserire nel cartoncino. Ma stavo uscendo e anche di corsa: “E se te lo dico domani, va bene?”, “Certo che sì”, ha risposto lei. Domani è arrivato, e io mi sono avvicinata alla sua scrivania. “Pronta”, ho detto. Lei è saltata dalla sedia, “No, no, non sono stata io, io non ti ho chiesto niente! Sarà venuta da te un’altra, ti stai confondendo, non so nulla dei biglietti da visita”. Aveva le guance rosse, il tono alto, come avesse messo un amplificatore alle corde vocali. Rinnegare, me lo ricordo il significato di questo verbo. C’erano altre donne o simildonne nella stanza. Tutte, prima che si nominasse il nuovo capo e, quindi, quando anche il mio nome era possibile (ma solo perché tutto è possibile), erano quasi sdolcinate: Caterina di qua, Caterina di là. Oggi, the day after, il giorno dopo la presentazione alla Casa delle Donne, c’era un gran silenzio. Qualunque commento dev’essere stato bandito. “La Ferraro Pelle” non esiste, capito? Qualcuno deve aver dato un ordine del genere. E infatti, se mi cercate tramite il centralino o se chiedete al call center quale incarico ricopro, credo che sarà molto difficile ottenere risposte. Provare per credere.”"

 


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