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Storia di un Museo senza confini

Creato il 20 marzo 2012 da Theartship

Il M.A.U., Museo di Arte Urbana di Torino, si racconta

Elisa Daniela Montanari. Torino, forse la città più all’avanguardia nella gestione e promozione dell’Arte Pubblica in Italia, si impreziosisce di un nuovo Museo. La volontà è quella di creare, nel cuore pulsante del centro metropolitano, un insediamento permanente di arte “a cielo aperto”. Nasce così il M.A.U. Museo di Arte Urbana, che si inserisce tra gli stretti vicoli del Quartiere Campidoglio, già di per sé un unicum architettonico. Le nuove opere realizzate sulle facciate degli edifici, e sugli elementi di arredo urbano, ne diventano quasi una seconda pelle, costituendo il patrimonio in continua espansione di questa nuova realtà museale.

La storia del M.A.U. è caratterizzata da importanti traguardi ma anche da molte difficoltà, dovute soprattutto a un’iniziale diffidenza e sottovalutazione da parte delle amministrazioni pubbliche.  Sebbene il Museo di Arte Urbana Campidoglio esista e sia operativo dal 1995, la delibera definitiva da parte del Comune che dichiara ufficialmente la costituzione di una nuova struttura museale cittadina, arriva solo nel 2011. Nonostante la scarsezza di fondi, l’assenza di una struttura logistica permanente, la carenza di sponsor, il Museo riesce comunque a garantire la sua finalità didattica ed educativa e a inserirsi nei circuiti culturali, promozionali e turistici della Città di Torino e della Regione Piemonte.

Attraverso un intervista al direttore Edoardo Di Mauro, si tenta di approfondire le tematiche che più caratterizzano questa originale iniziativa.

Il Museo di Arte Urbana Campidoglio vanta la peculiarità di essere un’iniziativa partita dal basso che ha voluto, fin dai suoi esordi, coinvolgere i cittadini nelle scelte. Ma quali sono i reali rapporti con la popolazione?

Il presupposto del M.A.U. di realizzare le opere sui muri degli edifici del quartiere, necessita di un rapporto continuo con la popolazione locale. La maggior parte delle opere d’arte si trova infatti sulle facciate di abitazioni private. Il nostro approccio è quello di ricercare una felice intesa col proprietario del muro, motivo per cui prima di scegliere l’artista si contratta il tema e la disponibilità all’accoglimento dell’opera.

Quali sono le reazioni dei cittadini?

Le reazioni sono solitamente positive e i benefici per i proprietari degli immobili sono indiscutibili, quali ad esempio un incremento del loro valore. Nonostante tutto esistono degli episodi negativi e delle reticenze. Capita per esempio che nei condomini di grandi dimensioni, dove l’accordo per la cessione del muro deve essere unanime tra gli inquilini, non si possa procedere a causa di qualche diniego.

Fortunatamente non sono rari episodi di influenze positive tra la popolazione. Ad esempio, il muro dove sono state dipinte le “Mosche” di Sergio Regalzi, è uno dei più fotografati. I vicini, inizialmente perplessi e dopo aver esternato lamentele in proposito, si sono convinti della qualità dell’iniziativa e hanno ceduto anche loro le proprie facciate per la realizzazione di quattro opere.

Veniamo ora alla scelta degli artisti. Con quali criteri e metodi vengono selezionati?

L’operazione della quale il nostro Museo vuole farsi carico, non è curatoriale ma didattica. Ciò significa che gli artisti non vengono scelti in base alle preferenze dei curatori ma si cerca di affiancare personalità appartenenti a tutte le generazioni, dagli artisti storici ai giovani.

La scelta è inoltre compiuta con la popolazione e di comune accordo con il proprietario del luogo nel quale sarà realizzata l’opera d’arte. Capita anche che le proposte provengano direttamente dai cittadini.

La missione didattica è racchiusa, in una scelta che si propone di presentare l’arte contemporanea non come elitaria ma come qualcosa di fruibile da tutti.

Ho notato che molti dipinti murali sono realizzati all’interno dei margini di finestre cieche, come quadri incorniciati. Non tutte le opere infatti, anche quando potrebbero, occupano interi muri o si appropriano liberamente dello spazio. E’ una precisa scelta formale?

Le opere di cui parla sono alcune delle prime realizzate. Col tempo ci è resi conto del limite di questa scelta formale e dell’effetto “francobollo” che creavano. Si è allora deciso dal 2001 di utilizzare per una singola opera gli spazi di due o quattro finestre insieme per creare un effetto di continuità.

Esistono invece molti edifici che possiedono muri importanti per dimensione e posizione che, a causa di pochi voti contrari, non hanno voluto cedere i propri spazi. Per risolvere questi problemi sarebbe urgente un intervento del Comune che dichiari la zona di interesse artistico in modo da incentivare la popolazione.

Concentrandosi sui nomi degli artisti selezionati ho notato la scarsità di personalità afferenti al mondo del Writing o della Street Art. Da che cosa dipende questa scelta?

Il progetto del M.A.U. vuole essere un progetto di Arte Pubblica, e non di Street Art. Questo è il motivo che ci ha spinto nella scelta di artisti che solitamente lavorano su supporti più tradizionali.

Tuttavia, negli ultimi anni, ritengo che la Street Art si sia affermata sempre più come vera e propria corrente artistica afferente all’arte contemporanea; anche se continua ad agire in alcune occasioni in condizioni di illegittimità, prende contatti sempre maggiori con le istituzioni. E’ questo il motivo che ci ha spinto negli ultimi due anni ad includerla nel progetto del M.A.U. E’ infatti visibile in piazza Campidoglio un’opera di Style Orange ed entro l’estate verranno commissionate nuove opere a Xel, Francesco NOx, Orma e altri.

Quali sono, a grandi linee, gli eventi in programma nei prossimi mesi?

Tra il 20 maggio e il 23 giugno abbiamo in programma una ricca rassegna di eventi artistici dedicati per l’occasione all’AISM Associazione Italiana Sclerosi Multipla.

Gli eventi comprendono, tra gli altri, un concorso fotografico dedicato a Borgo Campidoglio, i cui scatti verranno esposti nelle vetrine degli esercizi commerciali aderenti. Verranno organizzate in diverse date visite guidate alle opere del Museo e il 9 e 10 giugno sarà realizzata una performance artistica che vedrà la realizzazione di un’opera di Street Art da parte di Kasy23. Sarà realizzata un’asta benefica di artisti legati alla Street Art presso la Galleria SQUARE 23. Seguirà il 21 giugno un dibattito dal nome “Arte e sostenibilità urbana in Borgo Campidoglio” e il 22 una mostra degli artisti.

Per concludere, quali sono i progetti per il futuro?

Innanzitutto l’acquisizione di una sede logistica permanente che può realizzarsi solo con un aiuto da parte del Comune. Il M.A.U. ne è infatti sprovvisto e sente inoltre l’esigenza dell’individuazione di locali per attività espositive e didattiche, nonché il potenziamento della promozione. Naturalmente anche l’implementazione del patrimonio delle opere è all’ordine del giorno e si richiede un sistema di illuminazione adeguato.


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