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Storia di una casa (#8)

Da Snake788

Storia di una casa (#8)

 

- 8 -

Ero solo. Alberto era andato in garage e la signora Pina sparita chissà dove. Gironzolavo per quella taverna sotterranea adibita a cucina e salotto. La mia attenzione tornò sull’aquario. Mi affascinava quel micro-mondo di esseri viventi, tanto estraneo a noi eppur così in simbiosi.
S’ipotizza che se ora siamo noi a essere al di qua del vetro lo dobbiamo a loro. Alle loro cellule, alla loro evoluzione, alla loro capacità di sopravvivere in ambienti ostili. Sembra così difficile pensare che milioni di anni fa sarei potuto essere uno di quei piccoli pescetti colorati; e invece di gironzolare tra divani e mobili, mi sarei addentrato tra alghe e scogli. Chissà se possono provare affetto, amore, odio, paura… dopotutto, se i nostri organi si sono evoluti dai loro, perché non potrebbe valere anche per i nostri sentimenti?
Può l’amore essere un’evoluzione di un istinto? L’eterna trasformazione di un sentimento d’affetto, amplificato dalla capacità di comunicare? Sembrava impossibile che tra me e il pesce che mi fissava boccheggiando al di là del vetro, ci potesse essere il ben che minimo collegamento. Eppure, qualcosa mi diceva che nel suo piccolo, quell’esserino stava apprezzando i tentativi di Alberto di mostrare “affetto” verso di loro.
Quel minuscolo castello in finta pietra; quel vaso rotto in terracotta; il minuscolo veliero affondato; erano tutti tentativi di umanizzazione di un ambiente che per millenni era rimasto uguale: sabbia e acqua.
I pesci sembravano felici, o almeno provavano una forma primitiva di felicità, ma pur sempre felicità. E allora mi chiedo: se la felicità è un’evoluzione di un qualcosa, tra milioni di anni, in cosa si trasformerà?

La scala in legno iniziò a scricchiolare. Qualcuno stava scendendo. Ovviamente era la signora Pina, ma in quella casa delle sorprese non davo più nulla per scontato.
- Ciro! Porto buone notizie! –
- Mi dica. –
- Ho chiamato Francesco. E’ un ragazzo che tempo fa cercava casa qui a Milano. Pensavo che avesse già trovato, per questo non te l’ho proposto prima. Indovina un po’… sta ancora cercando! –
- Bene… –
- Bene? Benissimo! Vedrai… ti troverai bene con lui. E’ un bravo ragazzo… e poi è delle tue zone! –
- Ah si? –
- Certo! Però è più grande di te… ma quando si è giovani non fa differenza qualche anno in più o in meno. –
Sorrisi a Pina in modo da mostrare un po’ di finta felicità per quella notizia. Dovevo rassegnarmi. Vivere da solo era una possibilità troppo remota. Quindi, quell’occasione, era la migliore che mi potesse capitare in quel momento.
- Ah! Ho anche richiamato la signora dell’annuncio. Ho fissato un appuntamento per domattina alle dieci, tu ci sei vero? –
- Mmm… si certo, ci sono! –
Stavo cominciando a odiare le continue intromissioni di Pina in quel che doveva essere la mia ricerca. Ma devo ammettere che mi stava dando un’importantissima mano.
- Allora domattina andrai all’appartamento… purtroppo sarai da solo. Io lavoro e Francesco non è qui a Milano ma ha detto che se l’appartamento è vivibile e costa poco, per lui non ci sono grossi problemi. Quindi la scelta sta a te… -

Già. Tutto era nelle mie mani. Come al solito del resto. Come se il fato dopo tutto il lavoro che aveva fatto per estromettermi dai miei sogni, mi ponesse davanti a due porte con scritto: Milano e Napoli. Stava a me scegliere. Stava a me completare o continuare quell’estenuante ricerca di una casa.

 


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