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Storia di una ladra di libri – La recensione

Creato il 02 aprile 2014 da Drkino

by · 2 aprile 2014

Brian Percival ci porta nelle sale per mostrarci, con Storia di una ladra di libri, il punto di vista adolescenziale di una Germania alle soglie del conflitto mondiale…

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Siamo nella Germania nazista antecedente la guerra. A guidarci tra banchi di nuvole e montagne innevate è la voce profonda della morte. Il suo sguardo (e con lei il nostro) si addentra in un treno in corsa e si sofferma sul volto della giovane Liesel, in viaggio verso la famiglia adottiva. Arrivata nella nuova dimora (casa Hubermann) ella dovrà accettare il proprio passato ed andare oltre, approcciandosi al nuovo universo di amici e familiari. A supervisionare il tutto: la guerra, cappa oscura nel cielo al di sopra i protagonisti.

Tratto dal romanzo La bambina che salvava i libri, di Marcus Zusak, Storia di una ladra di libri è un ritratto bellico filtrato da una retina adolescenziale. Il clima austero che accoglie la piccola protagonista all’arrivo in città cela infatti al suo interno un reticolo di gioia sfavillante, in grado di riflettere il buono di tutto ciò che lo circonda. A dispetto delle gelide temperature invernali del film, la sensazione di freddezza non coglie quindi mai lo spettatore, che viene invece costantemente cullato dall’atmosfera di casa Hubermann, tra il musicare della fisarmonica di Hans e le minestre calde di Rosa. E più forte ancora è la patinata luce color seppia che avvolge gli ambienti, riconducibile al vero cuore del film: l’odore della carta antiquata che fruscia tra le mani dei lettori è palpabile, vivo, e tramite le pagine di questi libri Liesel tenta di gettare un ponte tra passato e presente, individualità e collettività. La sua ricerca tra le righe scritte da romanzieri, filosofi e studiosi è il suo modo per conoscere la Storia, e per poterla confrontare poi con la propria vita, per la comprensione e l’accettazione di sé stessa.

Attraverso questo suo approccio alla vita e al microcosmo della via in cui abita, ella entra in contatto con una variegata galleria di personaggi, più o meno originali, che riconducono infine alla amara critica antimilitarista. Quel conflitto che strappa i figli dalle mani dei genitori e viceversa, senza guardare in faccia nessuno, e che passa attraverso la politica propagandistica nazista, infiltrata anche (e soprattutto) nei sistemi istituzionali scolastici. Peccato che la volontà della regia sia quella di voler per forza dare un futuro grandioso alla protagonista, anche quando essa non è predisposta ad averlo. E tutta questa passione proveniente dai vicini affamati e impoveriti dal conflitto è poco credibile, nei confronti di una bambina sconosciuta proveniente da chissà dove. 

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Le debolezze e le ingenuità sul fronte della critica storica ci sono, ma Storia di una ladra di libri si afferma comunque come esempio valido di film storico, capace di catturare (anche solo per poco) con i suoi giochi cromatici nostalgici e con le sue cantine impolverate, in cui la parola cerca una volta ancora un terreno fertile in cui gettare le radici.

RITRATTO BELLICO PATINATO

Regia: Brian Percival – Cast: Geoffrey Rush, Emily Watson, Sophie Nélisse, Ben Schnetzer – Nazione: USA, Germania – Anno: 2013 – Durata: 125′

 

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