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Storia e cronistoria dell'inciucio bipartisan

Creato il 19 febbraio 2012 da Matteviola90
PdL e Pd ci riprovano: è pronto il nuovo inciucio bipartisan (con l'avvallo del Terzo Polo).
Il nuovo accordo condiviso dovrà essere sulle Riforme con la “R” maiuscola: questo mi preoccupa. Tutte le volte che parlano di Riforme con la “R”, i nostri politici tentano di sfasciare l'ordinamento giuridico, a favore di loro stessi. La prima riforma (da qui in avanti ometto la “R”: mi perdonino i sostenitori di questa formula) che la “nuova maggioranza” dovrà approvare, è quella riguardante il sistema elettorale. La volontà è quella di creare una legge elettorale su misura dei tre partiti coinvolti nel tavolo delle trattative; forse una legge elettorale con formula proporzionale, con alte soglie di sbarramento, che permetterebbe a Pd o PdL di governare, con il Terzo Polo che di volta in volta decide con chi schierarsi. Verrebbero tagliati fuori Lega, Idv e Sel. Questa è la mia impressione, spero di sbagliarmi.
Questo però non è il primo inciucio bipartisan della Seconda Repubblica. E soprattutto non è il primo inciucio che viene fatto, dando per scontata la “morte politica” di B.. Come sostenuto dall'associazione Libertà e Giustizia nella lettera spedita a Bersani, il Pd deve stare attento a non farsi fottere anche stavolta, altrimenti il Cavaliere si rifarà la “verginità”; poi alle prossime elezioni potrà sottolineare di nuovo il suo gesto di responsabilità, (che già, ad associare le parole “Berlusconi” e “responsabilità” mi viene da ridere) riaprendo la corsa che porta a Palazzo Chigi.
Vediamo i due inciuci bipartisan che, in passato, hanno sancito la rinascita del Caimano e il fallimento del centro-sinistra.
1° INCIUCIO: LA BICAMERALE
Il primo inciucio bipartisan è rappresentato dalla cosiddetta “Bicamerale”, ossia una commissione bicamerale per riformare la seconda parte della Costituzione (le numerose informazioni sulla Bicamerale, di seguito riportate, sono prese dal libro “AD PERSONAM” di Marco Travaglio, Chiarelettere). La bicamerale nasce il 22 gennaio 1997 sotto il Governo D'Alema, sostenuto tra l'altro da Forza Italia e dal Centro Cristiano Democratico. La veste di padre-costituente, viene indossata anche da B. pluri-imputato e rinviato a giudizio per falso in bilancio, finanziamento illecito, corruzione, appropriazione indebita e frode fiscale a Milano, indagato sempre a Milano per corruzione giudiziaria, falso in bilancio e frode fiscale, a Palermo per mafia e a Firenze per concorso nelle stragi del 1993...un santo perseguitato insomma.
Scalfaro, l'allora Presidente della Repubblica, avverte subito i componenti della bicamerale: “La Bicamerale non perda tempo con la giustizia e si occupi delle riforme di sua competenza”. Anche perché i progetti di revisione, presi in atto dalla bicamerale (come confermato dalla legge costituzionale approvata il 24 gennaio) dovrebbero essere quelli riguardanti la parte seconda della Costituzione, in particolare quelli “in materia di forma di Stato, forma di governo e bicameralismo e sistema delle garanzie”. Quattro comitati prendono in considerazione le quattro tematiche appena dette: in teoria, quindi, fra i compiti della Bicamerale non è previsto quello di riformare la “Magistratura”, così come confermato da D'Alema il 17 luglio 1996: “Le grandi questioni all'ordine del giorno sono federalismo, parlamentarismo, forma di governo”; ma B. non ci sta e il 10 ottobre 1996 avverte la Volpe (D'Alema appunto): “Vi accorgerete dell'incombente drammaticità sul tema giustizia”. Inizialmente D'alema sembra non mollare e il 18 ottobre dichiara: “Sulla Giustizia non vedo questioni costituzionalmente rilevanti”, ma l'11 febbraio, si smentisce dicendo che “Il rapporto fra magistratura e potere politico è uno dei temi che più seriamente dovrà impegnare la commissione”. Il Cavaliere ha già vinto la prima battaglia: la Volpe ha fatto un passo indietro ed ha istituito un comitato-truffa, denominato “Sistema delle garanzie”, che si dovrà occupare di riformare la magistratura. La truffa c'è, ed è palese...la Costituzione italiana infatti, sotto il titolo “Garanzie costituzionali”, non si occupa di magistratura, ma di Corte costituzionale. La Magistratura non c'entra niente quindi con il titolo “Garanzie costituzionali”. Oltretutto, viene nominato come relatore del comitato “Sistema delle garanzie”, il verde Marco Boato, ex dirigente di Lotta Comunista e da sempre in conflitto con la magistratura: forse lui, anziché “toghe rosse”, le considerava “toghe nere”, visti i suoi precedenti politici.
Le prime affermazioni di Boato sono memorabili: “L'Italia non è uno Stato di diritto”. La concezione di Stato di diritto, dei politici, è un po' ambigua: forse loro, per identificare questo, immaginano uno Stato nel quale c'è “improcedurabilità” ed “immunità” nei loro confronti e nei confronti dei loro amici: una sorta di “immunità contagiosa”.
Boato in 7 mesi, propone sette bozze di riforma costituzionale della giustizia. Visto il contenuto di queste, le toghe insorgono. Il procuratore di Napoli Agostino Cordova, il pm antimafia di Palermo Roberto Scarpinato e il giudice romano Mario Almerighi dichiarano che le proposte di Boato, somigliano al “Piano di rinascita democratica” della P2 di Licio Gelli. E Gelli conferma la somiglianza, affermando: “Il mio piano di rinascita? Vedo che vent'anni dopo, questa bicamerale lo sta copiando pezzo per pezzo, con la bozza Boato. Meglio tardi che mai. Mi dovrebbero almeno dare il copyright...”.
Intanto il 19 aprile, mille magistrati si riuniscono a Roma. Borrelli è il più attivo fra questi, tanto che consiglia ai nuovi “padri-costituenti” di non obbedire ai diktat del Caimano (o CaiNano). Clamorosamente però, a risentirsi non è né lo Pisconano, né Forza Italia; infatti ad insorgere contro Borrelli ci pensano il Pds di D'Alema, ed il Ministro della Giustizia Flick che minaccia di intraprendere azioni disciplinari nei confronti del giudice.
Ma la base del Pds non ci sta: la redazione dell'Unità e le sedi del partito, vengono “bombardate” di telefonate. L'obiettivo della contestazione è il leader D'Alema, che reagisce prendendo una decisione che ha dell'incredibile, ma che ad anni di distanza pare ovvia: propone di segretare i verbali Bicamerale, così, dal 13 aprile 1997, il programma di questa diventa segreto. Intanto il 18 giugno, i nuovi padri-costituenti si riuniscono sulla terrazza dell'abitazione privata di un dirigente Fininvest: Gianni Letta, che non è quel santo e beato che una gran parte degli italiani crede che sia. I presenti, oltre al padrone di casa, sono 8: D'Alema, Berlusconi, Fini, Marini, Tatarella, Nania, Mattarella e Salvi. Gli otto” si accordano sui poteri che la nuova Costituzione dovrà assegnare al Capo dello Stato.
Il 30 ottobre tutti i partiti, tranne Rifondazione comunista, approvano le bozze dei 4 comitati (tra cui quella di Boato). D'Alema esulta, affermando che “E' un successo, anche se in una parte della Bicamerale prevale uno spirito anti-giudici profondamente sbagliato. Il testo approvato è equilibrato, salvo l'articolo 122 che divide in due sezioni il Csm e aumenta i suoi componenti laici”. In realtà, dietro quel testo c'è ben altro. Riassumiamo le cose più importanti.
  • La Magistratura non viene più considerata un potere dello Stato (Montesquieu fu il primo a vederla come un potere vero e proprio, nella sua tripartizione del potere) ma, un semplice ordine, che non potrà più sollevare conflitti di attribuzioni fra poteri dello Stato davanti alla Consulta.

  • Il Csm oltre a cambiare nella sua composizione, ed a essere sdoppiato in due sezioni (una per i magistrati, l'altra per i pm), viene declassato a semplice organo amministrativo, perdendo il potere di esprimere pareri sui progetti di legge. Per quanto riguarda la composizione, Boato lascia spazio a due possibilità: quella che lui predilige, ossia il “fifty-fifty” che prevede 15 membri togati e 15 membri laici, oppure un'altra opzione più “tranquilla” che prevede l'aumento dei membri politici da 10 a 12 e la diminuzione dei membri togati da 20 a 18. Le due sezioni saranno comunque presiedute da membri di nomina politica.
  • L'azione disciplinare contro i magistrati diventa obbligatoria e viene affidata ad un procuratore generale eletto dal senato a maggioranza dei tre quinti, il quale “riferirà annualmente sull'esercizio dell'azione disciplinare”. I magistrati sottoposti ad un procedimento, non risponderanno più davanti al Csm, ma di fronte ad un Tribunale speciale, chiamato “Corte di giustizia della magistratura”, formato da quattro magistrati ordinari (eletti tra i membri togati dei due Csm), due giudici amministrativi e tre politici (eletti fra i membri laici), i quali esprimeranno anche il presidente (Procuratore speciale); i magistrati ordinari saranno quindi in minoranza, rispetto agli altri, nel giudicare i propri colleghi.

  • Vengono separate rigidamente le carriere dei pm e dei giudici. Per passare da un ruolo all'altro i magistrati dovranno sostenere un “concorso riservato” e cambiare distretto. Mentre gli avvocati avranno libero accesso a tutti i gradi della giurisdizione, quindi potranno ricoprire l'incarico di procuratore capo, procuratore generale ecc. Immaginatevi Previti o Ghedini che ricoprono la carica di procuratore capo!

  • Viene abolita di fatto l'obbligatorietà dell'azione penale. Da qui in avanti Governo e Parlamento potranno intervenire e votare su un'inchiesta sgradita, o su un procuratore che usa mezzi d'indagine non conformi ai diktat dei partiti.

  • Vengono ridotti i poteri del pm che potrà agire solo se cittadini o forze di polizia gli forniranno le denunce.

  • Viene introdotta la soglia della “modica quantità di reato consentita”: classica norma ad aziendas, per salvare le imprese imputate in falso in bilancio, che potranno testimoniare che hanno falsificato i loro bilanci un poco alla volta, non superando la soglia.

  • Infine viene modificata la maggioranza per concedere l'amnistia: prima era 2/3 del Parlamento, adesso passa al 50%+1 dello stesso.

Per fortuna, durante una riunione dell'Associazione nazionale magistrati, Scalfaro prende la parola ed appoggia la presidente Paciotti, ammettendo la sua contrarietà alla Bicamerale. Proprio qui, la Bicamerale inizia a morire!
La distruzione definitiva dei sogni d'alemiani però, arriva nella primavera del 1998 con B. che si smarca, dichiarando la sua contrarietà alla Bicamerale. Sembra strano? No, assolutamente no...il Caimano durante il periodo d'inciucio ha ottenuto un incredibile numero di leggi a suo favore in materia di tv e giustizia; dopo aver capito che l'amnistia, per salvare numerosi amici, verrà eliminata nel testo definitivo, non ha più nessuna ragione di consacrare D'Alema come leader dei nuovi padri-costituenti. Anche perché, a B. interessavano veramente poco le riforme. A lui bastava rallentare o cancellare i processi a suo carico! Oltretutto, grazie alla Bicamerale, il Cavaliere risuscita e vince le elezioni del 2001...tutto per merito del centro-sinistra più incapace della storia!
2° INCIUCIO: TAVOLO DELLE RIFORME B.-VELTRONI
Il secondo inciucio prende vita durante il secondo governo Prodi. Veltroni ha appena stravinto le primarie del Pd, e la sua prima mossa è quella di aprire un tavolo delle riforme con B.. Ma quando ti metti a trattare con il CaiNano, devi sapere che la fregatura è sempre dietro l'angolo, o in questo caso dietro l'Udeur. L'accordo bipartisan si basa sul fatto di dover cambiare la legge elettorale (abolire quindi il Porcellum); la prima cosa che una persona intelligente penserebbe, è che Veltroni sia favorevole alla reintroduzione delle preferenze. E invece no, cosa si va a pensare! Veltroni vorrebbe passare ad un sistema bipartitico. Praticamente si passerebbe da un sistema composto da un numero impressionante di partiti, a due partiti, con soglie di sbarramento altissime. Logica allo stato puro...se un governo si regge in piedi per un solo voto supportato da tanti piccoli partiti, se proponi un sistema bipartitico che spazza via tutti quei piccoli partiti, è matematico che questi negheranno l'appoggio al governo e lo faranno cadere! Non ci vuole uno scienziato politico per capirlo. Tra l'altro c'è la possibilità di aprire una trattativa con An e con la Lega per trattare sul conflitto d'interessi partiti-mezzi di comunicazione e sulla giustizia. E' la possibilità che il centro-sinistra ha per dare una spallata definitiva a B.. An infatti sostiene questi due temi, così come la Lega. Lo Psiconano sarebbe finito. Ma a Veltroni interessa la trattativa con il Cavaliere e insiste per il sistema che porta al bipartitismo. Se non si fosse capito, la logica non è il suo cavallo di battaglia.
B. annuncia subito di essere disponibile a trattare, perché essendo in rotta con An, spera nel sistema bipartitico per poter governare senza l'avvallo di nessuno.
Ovviamente quando ci si mette a trattare con B. si parte sconfitti in partenza: è come fare a cazzotti con un Mike Tyson (vedi Bicamerale). Figuriamoci poi se si tratta vis a vis, senza testimoni: la sconfitta è certa! Infatti, il Cavaliere sul tavolo finge interesse per la proposta di Veltroni, sottobanco invece inizia a trattare con l'ex-guardasigilli Mastella, cercando di convincerlo a far cadere il governo. B. spiega a Mastella che se va in porto la riforma del sistema elettorale voluta dal leader del Pd, l'Udeur saluterà il Parlamento alle prossime elezioni. L'ex-guardasigilli si lascia convincere e mette per iscritto un accordo con il Caimano, nel quale quest'ultimo promette di garantirgli 20 deputati e 10 senatori. Il governo Prodi cade quindi, per i voti contrari dell'Udeur. Ovviamente B. alle elezioni successive non mantiene la promessa. Mastella si aspettava che almeno gli accordi scritti fossero rispettati anche dall'uomo più bugiardo d'Italia, ma ovviamente così non è stato. Anche il contratto con gli italiani, firmato da Vespa, non è mai stato rispettato!
Quando Veltroni si accorge della fregatura propone un governo Marini di due mesi per approvare alcune riforme (anche se lui le considerava Riforme; ridaglie con questa “R”), ma il Cavaliere sondaggi alla mano se ne sbatte e si prepara per le nuove elezioni. Anche perché B. sa che se dai in mano un governo ad un democristiano, anziché farlo durare 2 mesi, lo fa durare 10 anni. Alle elezioni B. vincerà, risuscitando per la seconda volta...anche questa volta, grazie al centro-sinistra.
I due inciuci precedenti ci hanno insegnato che, chi scende ad accordi con B., perde sempre. Considerando che adesso l'altra parte del tavolo (quella del centro-sinistra) è rappresentata dai “morti che camminano”, Bersani e Franceschini, c'è da star sicuri, che anche questa volta il Caimano, attraverso il trombettiere Alfano, otterrà qualcosa. E anche questa volta il centro-sinistra riuscirà a resuscitare B. (per la terza volta)...loro, infatti, sono dotati di una grande abilità che nessun altro ha: far risuscitare i morti! Chissà se ci riusciranno anche questa volta... di Simone Ferrali




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