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Storia in pillole per palati grossolani

Creato il 16 aprile 2011 da Zfrantziscu
Lo sforzo editoriale della Nuova Sardegna di raccontare “Tutta la storia in mille domande” e attraverso dieci eleganti volumetti poteva rappresentare un'importante e grata supplenza di ciò che la scuola italiana in Sardegna non fa. È stata soprattutto, anche se non solo, una operazione di indottrinamento storico di massa in cui non trovano cittadinanza dubbi e ipotesi extra-vulgata. Nell'assenza di alfabetizzazione di scolari e di studenti sardi alla loro storia, qualsiasi informazione con rimando al passato diventa “storia”, poco importa che abbia tratti faziosi e sia ripetizione ossessiva di dogma. Niente di male nel raccontare che Ampsicora fu un feudatario cartaginese se fosse chiaro ed esplicito che questa è una delle tesi e che ce ne sono altre a raccontare un'altra vicenda. Dire che esistono su Ampsicora così come su Mariano d'Arborea, sui shardana e sulla cacciata dei piemontesi, sul Bogino e sul Pci in Sardegna verità diverse e a volte opposte è cosa che tutti i dieci autori avrebbero potuto mettere in rilievo. E evitare così alle decine di migliaia di persone che li leggono la sgradevole sensazione di essere presi per mano con gli occhi bendati. Ma il fine dei dieci volumetti è, temo, quello di essere un catechismo laico; e l'ideologia non è il posto più adatto a sollevare dubbi sulle verità ivi rivelate.Ciascuno di noi dovrebbe essere cosciente che una vulgata non è mai innocente, né risponde a disinteressate mozioni dello spirito. La Storia del Partito comunista dell'Unione sovietica è una racconto interessantissimo e a volte appassionante, ma dubito che qualcuno riesca oggi a considerarlo il libro di testo necessario e sufficiente a conoscere quel che è successo: serve, al più, a sapere che cosa sia utile si sappia. Utile per chi? Per tutti coloro che non hanno particolari appetiti culturali e sono disposti a contentarsi di una storia fast food, come quella, per esempio, che Manlio Brigaglia racconta sulla nascita dell'autonomismo sardo del secondo dopo guerra. “C'è qualcosa che somiglia al separatismo, magari nella forma del federalismo, anche fra i democristiani” serve a palati grossolani poco abituati a distinguere i sapori del federalismo da quelli del separatismo. E, più in là, “fra i comunisti una “frazione” arriva a costituire, a Sassari, un “Partito comunista di Sardegna” che sogna una Italia di repubbliche “soviettiste”.” Perché confondere le idee dicendo che questa avventura fu qualcosa di più di una mattana localistica? che da Roma il Pci dovette intervenire con la forza delle minacce e delle lusinghe sui fondatori del PcdS? che essi si ispiravano a Gramsci e alle tesi dei congressi comunisti di Lione e di Colonia nei quali, appunto, si parlò delle Repubblica soviettista di Sardegna (e di altre) entro la Federazione delle repubbliche socialiste e soviettiste d'Italia? Perché frastornare le menti dei lettori di sinistra, per lo più ignari che neppure dopo sessant'anni di Unità d'Italia proprio a sinistra se ne progettava la dissoluzione? Meglio ignorare e, magari, presentare Antonio Cassitta e Antioco Mura come due bizzarri e folcloristici personaggi di provincia.Scrive ancora Brigaglia in un'altra risposta: “A fine maggio, nel secondo congresso regionale del Pci si afferma la cosiddetta “svolta autonomistica”, dettata in aprile da Togliatti nel Consiglio nazionale del Partito”. Svolta? Rispetto a che cosa? Curiosità pleonastica: aggiungerebbe praticamente nulla alla conoscenza che serve, il sapere che in Sardegna Pci e Psi in quei due anni furono ferocemente contrari all'autonomia regionale e che fu Togliatti ad imporre la svolta. Come si può capire, non si tratta qui di dare una interpretazione di fatti, ma di nascondere fatti. Caratteristica, del resto, della “scuola sassarese” cui appartiene anche un pupillo di Brigaglia, quel Francesco Obinu cui è affidato il compito di rispondere a cento domande sui “sessant'anni di autonomia”. Secondo lui, che pur apprezza tutti gli scrittori della sinistra sarda, il romanzo sardo più apprezzato è “Padre padrone” di Gavino Ledda a pari merito con “Il giorno del giudizio” di Salvatore Satta. Questioni di gusti e di parrocchia, opinabili, così come opinabile è il peana sciolto a Renato Soru o la descrizione di un Partito sardo d'azione macchietta, un camaleonte che prende il colore dal partito che gli si avvicina. Borghese quando rifiuta di intrupparsi nel Fronte popolare e progressista quando si allea con il Pci e il Psi. Scuola sassarese, dicevo; per essa qualcosa acquista tanto più valore e qualità quanto più vicino è al centro di irradiazione politica e provinciale. Provincialismo e piaggeria politica insopportabili, fatto di reciproci inchini e di citazioni incrociate, ma, appunto pareri, interpretazioni. Ma che cosa è se non replica di qualsiasi manuale di partito (che parla delle cose utili e nasconde le disutili) ignorare nelle domande e nelle risposte Su Pòpulu sardu, i circoli Città e campagna, Nazione sarda, sa Sardigna, la lotta di Pratobello, la battaglia per il bilinguismo e, in genere, tutti i movimenti politici e culturali sviluppatisi fuori della sinistra italiana? Non è che se ne dà un giudizio critico o negativo, assolutamente legittimo; non se ne parla proprio. Ciò di cui non si parla sui media, a scuola, nei libri non esiste: il nascondimento è, molto più della faziosità, un'arma straordinaria in mano al potere, sia esso quello che senza infingimenti comanda sia quello esercitato da una egemonia culturale che si avvolge nel drappo della libertà e della democrazia per tentar di piegare le coscienze alla propria particolare visione politica.Nella adolescenza e giovinezza dei più anziani di noi, fu soprattutto la Dc ad imporre, a scuola e non solo, una particolare visione del mondo e della storia, contro la quale scalpitavamo non in moltissimi ma in molti certo sì. Eppure, non ricordo che nei desideri di allora ci fosse quello di veder sostituito un indottrinamento con un altro. Comunque sia, questo attuale – di cui i dieci volumetti sono un paradigma – non mi pare di particolare maggior pregio.

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