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[Storie di fùtbol] Il Rito

Creato il 22 settembre 2011 da Mrmontag

Tutta la settimana passava vellutata e fluorescente nei suoi anni ‘80; poi arrivava la domenica. E la domenica si andava a pranzo dai nonni paterni.
In realtà a pranzo dai nonni venivano anche i miei zii ma soprattutto mio cugino, che con me e mio fratello formava una sorta di piccola Banda della Magliana casalinga.
Era l’occasione per stare insieme e spaccare qualche soprammobile, rincorrendoci nei corridoi, giocando a pallone con una pallina da tennis e strillando le parolacce che avevamo imparato a scuola.
Mangiavamo quasi svogliatamente, ignorando quanto fosse succulenta la cucina di nonna e ancora sporchi di sugo scappavamo dalla tavola, tornando ad inseguirci e spaccare gran parte della casa.

I grandi rimanevano a tavola a chiacchierare di questioni importantissime, pensavo. Ci guardavano con aria di finto rimprovero quando arrivava qualche strillo di troppo o il rumore di vetro rotto era più forte del normale.
In realtà il nostro carosello scalmanato era anche un chiaro segnale che la domenica era un ottimo giorno per andare al Luna Park tutti e tre. Volevamo andare fuori all’aria aperta, essere accompagnati sulle giostre. E lo strillavamo a chiare note. Più i grandi parlavano noncuranti, più noi tiravamo forti i rigori nella stanza degli ospiti.
Capitava non di rado, purtroppo, che le nostre richieste non venissero accolte e nonostante tirassi certe bombe contro il muro con la mitica pallina da tennis, i genitori continuavano a parlare a tavola sulle loro cose da adulti.

[Storie di fùtbol] Il Rito

Poteva passare mezz’ora, forse anche un’oretta. Poi, puntuale quanto inesorabile, avveniva la preparazione di mio nonno. Tutti i presenti a tavola capivano che erano quasi le 15,00.
Bisognava andarsene, perché mio nonno doveva ascoltare le partite.

Da bravo pater familias qual era non rimproverava nessuno, forzando gli altri ad alzarsi dalla tavola. Cascasse il mondo, iniziava mezz’ora prima la rituale preparazione.
L’allestimento della postazione di ascolto aveva un che di assolutamente sacrale.
Fervente laziale e accanito fumatore, nonno sistemava con cura millimetrica la radiolina, ponendosela innanzi e sintonizzandola su “Tutto il calcio, minuto per minuto”. Poi metteva davanti a se e sotto la radio una rivista di enigmistica con penna Replay nera (quelle con la gomma sul tappino) accanto. Vicino le parole crociate, verso sinistra, erano disposti in ordine: posacenere di vetro, pacchetto pieno di MS, forbicine per le unghie e lima.
A destra campeggiava la schedina giocata qualche giorno prima, puntellata di doppie e triple, tanto per non sbagliare. Sotto la schedina giocata ce n’era una in bianco, sulla quale segnava i risultati parziali e cambiava la classifica in tempo reale.
La radiolina iniziava a gracchiare, poi si sentiva il rumore dei campi.

I genitori ci richiamavano per andare a casa, e noi a turno, andavamo a salutare nonno che distrattamente ci tirava un buffetto.

Era iniziata domenica.

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Pisa - Avellino: 1-X-2. Che bello...

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