Storie di nazipunk e squatter: L’Officina della Camomilla alle Officine Corsare di Torino

Creato il 27 aprile 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Sabato 18 aprile è stata un’altra data del Rivoltella Tour del gruppo che mette insieme indie e punk: L’Officina della Camomilla.

Il quintetto milanese sale sul palco dopo l’esibizione in apertura di Brace, che ha intrattenuto i presenti con il suo cantautorato pop. La formazione non è completa, all’appello manca  Ilaria Baia Curioni, la tastierista. Il gruppo è ormai di casa a Torino, città dove ha già suonato nel 2012,2013 e 2014. Anche quest’anno sono tornati, portando con loro un nuovo album, o meglio, la continuazione di “Senontipiacefalostesso Uno” del 2013, “Senontipiacefalostesso Due”, una raccolta di brani storici più qualche inedito. Negli ultimi due anni sono usciti, inoltre, tre Ep, ovvero dischi a metà tra il singolo e l’album, Agata Ep, Ruspa Ep e Squatter Ep, tutti e tre per l’etichetta Garrincha giradischi.

Ascoltare una band in live è un’esperienza del tutto diversa da ascoltarla in cd soprattutto per alcuni gruppi, e L’Officina sicuramente è uno di questi; i loro concerti hanno qualcosa di punk, violento, veloce e rumoroso. Non mancano comunque gli arpeggi dolci delle tastiere e i testi poetici e sognanti. Il gusto per gli ossimori e l’accostamento di opposti sono delle costanti. Senza troppi giri di parole o presentazioni prendono in mano gli strumenti e iniziano a suonare, con ritmi sostenuti in un crescendo di energia. La personalità schiva di Francesco De Leo, cantante e chitarrista, rende la sua presenza scenica particolare e insolita per un frontman. De Leo quando canta trasmette, infatti, l’impressione di trovarsi in un’altra dimensione, in un suo mondo, con i capelli davanti agli occhi e con la solita voce malinconica, ma allo stesso tempo ironica e spensierata. In sala si balla, si poga e ci si lascia trasportare dalla musica, a volte fin troppo. Una ragazza vicino al palco, muovendosi, preme per sbaglio il pedale del delay della chitarra e l’effetto è sorprendente. Anna Viganò, la chitarrista dal caschetto rosso, scherza e le propone di andare in tour con loro. L’apice della serata arriva con l’esecuzione di “Un fiore per coltello”, il coro all’unisono ha aggiunto drammaticità e pathos al brano, già di per sé molto evocativo. Si può dire che questa canzone riassume l’essenza dell’Officina della Camomilla, con la volontà di ribaltare i poeti e le immagini romantiche di ragazzi alcolizzati e di fiori sotto ai temporali. Poi arriva il momento di “Città mostro di vestiti” e “Agata Brioches”, e ancora “Piccola sola e triste” e “Meringa Lexotan”.

Photo credit: Maria Elisa Bonaudi

Nulla però riesce a superare la conclusione dei loro live: è bene tenersi da parte un po’ di energie, perché sono sempre la parte più coinvolgente, in cui si concentra tutto l’entusiasmo vorticoso e frenetico con brani come “Condominio di merda” e “La tua ragazza non ascolta i beat happening”.

Dal precedente album si nota una sostanziale differenza: il gruppo è più strutturato, le parti e gli arrangiamenti di ogni strumento sono più curati, non c’è più solo un accompagnamento degli elaboratissimi testi, solo apparentemente privi di un filo logico. Il songwriting è il frutto di una rielaborazione di flussi liberi di coscienza, che partono da osservazioni sulla vita quotidiana accostate a suggestioni di immagini fantastiche, talvolta macabre, ma sempre sognanti e con un desiderio di fondo di evasione dalla realtà. I riferimenti e i simboli non sempre sono comprensibili, ma secondo De Leo non è necessario che lo siano, dato che ognuno nella propria soggettività coglierà sfumature diverse di una stessa realtà.

 “Nei limiti in cui è possibile capire il prodotto dell’anima e del cervello di un proprio simile. Non è mai una comprensione puntuale, non si può capire una mia canzone come si capisce un’ equazione”

Altre volte i testi sono minimali con poche frasi che si ripetono instancabilmente per tutto il componimento, si definisce, infatti, di cantautorato allucinato o cantautorato sperimentale.

L’Officina della Camomilla ama definirsi “un movimento artistico, culturale, musicale, filosofico, poetico, invernale, gastronomico, calcistico, randagio/casalingo, estremamente mattutino fondato sulla tristezza e sui biscotti”.

Prossime date del tour:

24 apr Legnano (Mi), Il Circolone
08 mag Pescara, Qube Club
23 mag Lucca, Veleno
05 giu Udine, Cas*Aupa
06 giu Segrate (Mi), Mi Ami Festival

Photo credit: Maria Elisa Bonaudi

Tags:indie,l'officina della camomilla,punk,Rivoltella tour Next post

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