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Storie di ordinario razzismo 2

Creato il 08 ottobre 2012 da Dragor

 

 

Racisme

 

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   Finalmente in Francia è stato riconosciuto ufficialmente il razzismo anti-bianco, ma in questo post vorrei parlare del razzismo anti-nero. Come avevo scritto nel 2007 in Storie di Ordinario Razzismo, una volta al supermercato Intermarché di  Villeneuve-Loubet mia moglie è stata ingiustamente accusata di furto da un guardiano e insultata con termini razzisti. Ha fatto denuncia, vinto la causa e Intermarché  è stato condannato a pagarle 10.000 FF. Per tutto il tempo è stata seguita da SOS Racisme, l’associazione antirazzista che si è pure costituita parte civile.

   Qualche tempo dopo, mentre faceva la fila davanti allo sportello della posta Thiers a Nizza, mia moglie è stata spinta da una donna che voleva passarle davanti. Ha mantenuto la posizione, la donna ha cercato di spingerla via e alla fine le ha sibilato ya khalouch, un insulto arabo che i neri conoscono bene perché significa allo stesso tempo «negro» e «schiavo». «Wow», ha pensato mia moglie tutta contenta, «adesso mi prendo altri 10.000 FF.» Cosi’ ha cercato un poliziotto e gli ha detto che una donna l’aveva chiamata «schiava». «Eh? Come? Adesso le faccio vedere io» ha detto il poliziotto gonfiandosi tutto. Mia moglie lo ha portato dalla colpevole e il poliziotto si è sgonfiato. «Ma…» «Ma niente», ha detto mia moglie, « denuncio questa donna per propositi razzisti.» «Ma no», ha insistito il poliziotto, «per loro è normale». «Come, normale?» «Ma si’, nella loro lingua «schiavo» e «negro» sono la stessa cosa. Non è veramente un insulto. E’ una questione culturale… »

   Mia moglie ha tenuto duro, ha obbligato il flic a prendere le generalità della donna e ha sporto denuncia, poi ha composto il 114 per contattare SOS Racisme e ha preso appuntamento con l’antenna nizzarda della famosa associazione presieduta da Harlem Desire. L’ha ricevuta una donna di origine magrebina, come spesso succede negli uffici pubblici per capire gli arabi che non parlano francese. Mia moglie ha spiegato l’ accaduto e si è sentita dire che nel corso dei secoli gli arabi hanno sempre catturato e venduto i neri, cosi’ per loro «nero» è sinonimo di «schiavo». «Lo dice perfino il Corano» ha specificato, procedendo a mostrarle le varie surate in cui si dichiara che vendere un nero o violentare una schiava non è peccato. «Cosi’ è una questione culturale e religiosa, il razzismo non c’entra». 

   Certo, una questione culturale e religiosa. Non è un caso che nei paesi islamici il traffico degli schiavi sia tutt’ora fiorente quasi due secoli dopo l’abolizione in Europa. E’ autorizzato dalla religione. Forse è per questo che SOS Racisme, prontissimo a mobilitarsi contro i razzisti bianchi, sembra riluttante a mobilitarsi contro i razzisti islamici. Dopo Merah, gli insulti e le aggressioni contro bianchi ed ebrei sono aumentati del 140 per cento ma SOS Racisme è sempre brillato per il suo silenzio. Sarebbe troppo chiedere lo stesso metro di giudizio per tutti?

Dragor


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