Che io abbia passato gran parte della prima adolescenza a guardare cose non adatte alla mia età, è cosa ben risaputa. Me lo diceva continuamente la mi' mamma e pura qualche professoressa che voleva spingermi a socializzare di più con qualche compagno di classe. Ma che me ne facevo dei compagni di classe e dei loro discorsi su X-factor e Uomini & donne [si, anche se ho fatto una scuola d'arte, il livello culturale medio era questo], quando avevo il mio comodo rifugio personale che erano film, libri e fumetti? La cosa in effetti mi ha pericolosamente portato vicino all'essere un nerd, uno di quegli essere che credo vadano eliminati dalla faccia della terra, ma la fortuna mi ha risparmiato questa triste sorte perché, a differenza di ogni nerd, credo di aver saputo fare le visioni giuste. Non credo che un qualsiasi nerd si sia mai messo a vedere un film di David Lynch, anzi, credo che il nerd medio non sappia nemmeno chi sia David Lynch, è troppo impegnato a dire che The Amazing Spider-man è bello perché Peter Parker porta gli spara-ragnatele come nel fumetto. E soprattutto, un nerd non si sarebbe nemmeno sognato di vedersi un qualcosa come questo Lost Highway, penso l'avrebbe snobbato già dal titolo o che, in caso contrario, avrebbe abbandonato tutto già dai primi minuti di visione. Questo perché i nerd sono cattivissime persone.
Fred Madison è un sassofonista che crede che la moglie lo stia tradendo. Un giorno qualcuno suona al suo citofono, dicendogli "Dick Laurent è morto" e lasciandogli davanti all'uscio un pacco contenente una VHS con le riprese della sua casa dall'esterno. Questi arrivi si fanno sempre più frequenti, fino a che non mostra Fred che, in un raptus di follia, ha ucciso la moglie... cosa che sistematicamente avviene, comportando l'arresto di Fred. Solo che il poveretto, mentre è in prigione, si trasforma in un'altra persona, ovvero Peter Dayton, giovanotto con qualche guaio con un boss criminale...
Può sembrare uno sfogo inutile quello fatto nel primo paragrafo contro i nerd, eppure è vero: è stato il vedere film come questi che mi ha impedito di diventarlo, per certi versi, nonostante una tendenza all'auto-esclusione che mi caratterizza da sempre. E anche il fare ricerche per poter capire cose che vanno un po' più in là del dilemma medio, che hanno potuto farmi aprire la mente e far interessare a certe realtà artistiche molto particolari - che poi io non le abbia assimilate o comprese del tutto è un altro discorso. Vedere questo Strade perdute a sedici anni però mi comportò uno sbalzo emotivo tale che, anche se è stata una delle visioni che non ho maggiormente replicato nella mia esistenza [proprio per via di questo ricordo, credo] mi ha portato a fare una serie di ricerche sul suo autore e sul senso di quest'opera non indifferenti. Sarebbe stato il preludio verso il capolavoro assoluto e la totale magnificenza che sarebbe stato Mulholland drive e il punto di raccordo che mi portò a visionare anche Eraserhead, creandomi i primi, veri traumi puberali. Ma questa è un'altra storia... Tornando al film in questione, che dire, rimangono i classici preliminari di contorno tipici di Lynch, tipo il non capire un cacchio di quello che ti si dipana sullo schermo. E per certi versi questo fa anche parte del fascino della pellicola, perché il non capire nulla di quello che stai guardando non è mai così fascinoso come succede guardando un film di Lynch. Lui ha charme anche nell'essere incomprensibile, che volete farci. Ma il guardare i suoi film è solo il primo di molti tasselli, perché queste sono pellicole che prima vanno vissute. E il viverle comporta anche il farsi ore e ore di navigate su internet per cercare di comprendere tutte le cose che succedono, per cercare di avere un senso che, alla fine, può essere riscontrato nelle ricerche stesse che hai fatto, perché è proprio facendo quelle ricerche che puoi dire di esserti arricchito e di essere maturato. Cercando di non perdermi però in inutili parentesi utili solo ad allungare questa recensione, posso dire di essermi fatto una mia idea che, in qualche maniera, potrebbe dare una certa concretezza materiale al film. Che alla fine rimane un semplice film che, in una maniera volutamente confusionaria e manierista, vuole raccontare l'impossibilità dell'uomo nel controllare la propria vita. Ci sono sempre delle situazioni che non dipendono dalla nostra volontà - mi vene da pensare all'odierna crisi economica e come abbia messo i bastoni fra le ruoto a moltissime persone - e che possono quindi osteggiare una vita già difficile per quelli che sono i problemi principali di una persona: quelli che si crea da solo. Non stupisce quindi che le persone impazziscano, certe volte, perché che senso ha rimanere sani quando tutto sembra essere dominato dall'insensatezza e dal caos? Perché forse è proprio di pazzia che parla questo film, forse tutto quello che è successo è avvenuto unicamente nella testa di Fred, la quale sfugge ai rimandi della realtà [magnifica la parte dove, al lavoro, cambia canale alla radio quando sente la musica che suonava nella prima parte del film] come può, costruendosi un mondo personale in cui vivere la propria nuova esistenza fatta di menzogne. Perché alla fine è molto più semplice vivere nelle proprie personalissime bugie che affrontare quella che è la realtà, senza prendersi la responsabilità delle proprie azioni e facendo comes e nulla fosse. E forse manco questo è il vero senso, perché magari come mio solito sono andato fuori strada, fraintendendo tutto. Alcuni parlano anche di correlazioni fra l'io, l'es e il super io dettate dalle figure del duplice protagonista e del boss mafioso, ma si entra in una speciale branchia in cui non ho particolare competenza [faccio finta di credere di essere competente con le recensioni] e mi limito a lasciarmi meravigliare da questo fantasmagorico universo visivo che Lynch ha saputo ricreare. Ed a bestemmiare sonoramente quando, verso la fine, c'è stata quell'odiosa comparsata di Marylin Manson... vabbeh, mi consolo a pensare che i Rammstein nel video della canzone Rammstein hanno usato alcune sequenze del film.
C'era quindi chi a sedici anni guardava programmacci in tv, altri invece che si avviavano sulla strada della nerditudine. Io invece guardavo questo. E probabilmente non sarò stato il più felice di tutti, ma forse sono diventato uno dei più consapevoli.Voto: ★★★★★