Magazine Economia

Strategie economiche e reindustrializzazione

Creato il 09 ottobre 2013 da Capiredavverolacrisi @Capiredavvero

“Lvmh, Kering, Chanel, Richemont ed Hermès sono impegnati ad acquistare attività tessili e manifatturiere, ma anche agricole, per garantirsi il controllo della filiera, attraverso approvvigionamenti dagli alti e precisi standard qualitativi…per anni la sfida tra i Big del Lusso si è giocata nell’arena del retail…”da Milano finanza del 7.10.2013

Da anni affermo che la tendenza dell’ Insourching, l’opera di acquisizione della realtà industrialiche partecipano ai diversi livelli alla realizzazione del prodotto finale, sia ormai evidente nei prodotti ad alto valore aggiunto. La stessa Svizzera ha visto anche grazie ad   un più rigido protocollo per ottenere lo Swiss Made tale nuova tendenza nelle organizzazioni aziendali le quali hanno operato delle acquisizioni facendo propria l’idea, per altro assolutamente condivisibile ,che il controllo della filiera produttiva potesse portare un maggior valore aggiunto e rispondere più velocemente alle esigenze del mercato.  

Ovviamente nel nostro Paese, invece, le “menti elette” di economisti, responsabili marketing, politici e media hanno assolutamente ignorato tale fenomeno già evidente da un paio di anni ma scoppiato prepotentemente e verificabile attraversola semplice osservazione delle politiche di aggregazione dei colossi ” DEL LUSSO “.

In Italia tiene banco la discussione ancora dei “servizi alla persona” per rilanciare la nostra economia, mentre nessuno ha rilevato come dalla crisi del 2008 siano di fatto sparito dalle discussioni termini come società post industriale e economia dei servizi che avevano rappresentato dalla fine degli anni 80 il centro del cosiddetto sviluppo della new economy.

Ora la reindustrializzazione che sta interessando le maggiori compagnie internazionali viene di fatto supportata da politiche economiche degli Stati di appartenenza o semplicemente di maggiore operatività che fissano i presupposti normativi e semplificativi per tali strategie. Nel nostro territorio ancora oggi il termine sviluppo industriale viene vissuto come foriero di  inquinamento old economy e sostanzialmente superato. Invece la consapevolezza della centralità del settore industriale dovrebbe emergere dalla semplice considerazione di due elementi.

Flussi commerciali con l'estero

Fai click per ingrandire

La seconda: i grandi gruppi che operano negli scenari mondiali stanno riportando la loro attenzione verso le singole filiere produttive che assicurano la qualità totale che il mercato richiede al brand.

Infine una nota amara e che dimostra che la storia dei tracolli economico finanziari degli ultimi anni non ha insegnato nulla.

Da più parti si afferma che per la ripresa economica del nostro paese sia necessario partire dal postulato che attraverso un  posto di lavoro creato nella IT  nel settore delle nuove tecnologie si trasformi automaticamente in cinque posti di lavoro.

Tale affermazione oltre che gratuita è assolutamente sbagliata per un semplice fattore di strategia economica .

La politica economica di un paese NON deve assolutamente Mai decidere quali siano i settori industriali strategici da sviluppare e quali da dismettere: per il semplice motivo che in un sistema economico realmente aperto, ovviamente NON si fa riferimento a vicende ridicole come Alitalia, il mercato decide quale Asset industriale sia centrale nella offerta economica mondiale.

Fai click per ingrandire

Fai click per ingrandire

Troppi politici economisti hanno seguito le affermazioni della prestigiosa rivista britannica ritenendo destinato alla fine questo sistema industriale esattamente come per altri in passato.

Le recenti acquisizioni  di molti gruppi italiani, e penso anche a aziende a monte della filiera quindi con un forte know how industriale ma con minima visibilità, da parte di operatori internazionali dimostrano quanto fosse ottusa tale previsione e quanto siano miopi le elaborazioni economiche che ancora oggi vengono proposte e che vanno per la maggiore.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :