Magazine Avventura / Azione

STREET FIGHTER: THE LEGEND OF CHUN-LI (2009) di Andrzej Bartkowiak

Creato il 23 giugno 2010 da Close2me

street_fighter_the_legend_of_chun_liPessimo esempio di coproduzione internazionale tra America, Hong Kong, Giappone e Tailandia, nata sotto i migliori auspici (la produzione è della stessa Capcom, casa ideatrice del videogioco) quindici anni dopo la cocente delusione del primo film interpretato dalla star Jean-Claude Van Damme.
“Chun-Li è figlia di un ricco uomo d’affari, alla quale sin da piccola viene imparato a suonare il pianoforte ed è iniziata alle arti marziali dall’amato padre. Questo però viene rapito da dei malavitosi capitanati dal sinistro Mike Bison. La scomparsa della madre ed una misteriosa pergamena, trovata nel suo camerino dopo un concerto, spingeranno Chun-Li a lasciare la sua ricchezza e andare a vivere tra i bassifondi di Bangkok per cercare un’organizzazione segreta che potrebbe aiutarla a trovare il padre”
Se la pellicola precedente, con cui è fondamentale fare un paragone, fu un fallimento per motivi imputabili ad una messa in scena impropria ed approssimativa (con risultati prossimi al ridicolo), per quanto concerne il lavoro di Bartkowiak, regista polacco già autore di Doom, il discorso si fa ben diverso: massimo approfondimento sui personaggi e sul loro background e persino deboli critiche alle contraddizioni di alcune realtà asiatiche.
Tutto lascia insomma ben sperare se non fosse che la banalità sconcertante del plot, accompagnato da combattimenti coreografati male e dalla fotografia patinatissima di Geoff Boyle, inanelli una serie di stucchevoli luoghi comuni degni del peggior prodotto televisivo di serie B. Un risultato che, sempre a differenza del film del 1994, non emoziona né stupisce, addomesticato com’è alla peggiore percezione esterofila che il turista dell’ultima ora ha dell’oriente: esotismo, contraddizioni sociali, profonda sensibilità umana e senso di pietà verso i più deboli. Una miscela tediante e superficiale, dai presupposti forse errati, che conferma la sostanziale irrappresentabilità di un fenomeno videoludico di culto, di per sé tanto curato ed innovativo da risultare molto più cinematografico dell’adattamento live-action su grande schermo.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :