Nello stress cronico l’esposizione prolungata ad alti livelli di cortisolo riduce la sensibilità dei recettori cerebrali per il cortisolo
L’asse HPA ha un suo ritmo circadiano caratterizzato da livelli massimi e minimi a cui si sovrappongono le variazioni indotte dallo stress.
Nello stress cronico l’esposizione prolungata ad alti livelli di cortisolo riduce la sensibilità dei recettori cerebrali per il cortisolo e conseguentemente altera i meccanismi di feedback e il ritmo circadiano di CRH e ACTH. La persistente ipercortisolemia deprime inoltre l’attività funzionale dei linfociti T e B, che mediano l’immunità specifica a lungo termine, e danneggia irreversibilmente i neuroni di specifiche aree cerebrali. Tali lesioni, come già riportato, sono particolarmente evidenti a livello dell’ippocampo.
L’iperattività dell’asse HPA e il tasso di CRH troppo elevato comportano un’inibizione del parasimpatico. Inoltre, un alto tasso di CRH e l’attivazione del LC comportano un’attivazione del simpatico. Si ha anche aumento della prolattina, diminuzione del testosterone, diminuzione della liberazione del GH e insulinoresistenza.
In corso di stress cronico si osserva anche l’instaurarsi di una progressiva riduzione dell’attività funzionale del complesso recettoriale GABA. La funzione di questo recettore è quella di ridurre, a livello del SNC, la liberazione neuronale dei neurotrasmettitori eccitatori (noradrenalina, dopamina, serotonina e acido glutammico). Di conseguenza, una riduzione della funzione del recettore GABA amplificherà le risposte dei sistemi eccitatori centrali allo stress cronico.
Le conseguenze neurobiologiche e comportamentali dello stress cronico possono essere riprodotte dalla somministrazione continua di alte dosi di cortisonici o di farmaci che deprimono persistentemente l’attività funzionale del complesso recettoriale GABA. Viceversa, farmaci come le benzodiazepine, che aumentano l’attività funzionale del recettore GABA, sono in grado di attenuare gli effetti neurobiologici e comportamentali degli stressor.
Anche nella depressione, come nello stress cronico, si osserva una prima fase caratterizzata da un’attivazione dei sistemi noradrenergico, dopaminergico e serotoninergico e, successivamente, una fase di esaurimento funzionale caratterizzata da riduzione della disponibilità sinaptica del neurotrasmettitore e da ipersensibilità dei recettori postsinaptici β-1 adrenergici e 5-HT1A serotoninergici.
Oltre ai casi di stress cronico, caratterizzati da ipercortisolemia persistente, esistono casi caratterizzati da risposte inadeguate dell’asse HPA o da resistenza ai glucocorticoidi. Nei casi in cui la secrezione di cortisolo non aumenta in risposta agli stimoli, aumenta la secrezione di citochine infiammatorie (che sono normalmente controregolate dal cortisolo). La conseguenza è un aumento delle risposte infiammatorie. Clinicamente questi casi sono spesso caratterizzati negli adulti da fibromialgie e sindrome da fatica cronica e nei bambini da dermatite atopica.
In caso di stress cronici si ha soppressione delle funzioni immunitarie. Ciò comporta l’esacerbazione di infezioni, ritardo nella guarigione di ferite, maggiore incidenza di cancro, insorgenza di obesità, diabete e ipertensione (sindrome metabolica) e depressione.
Conclusione
Nello stress cronico si può riscontrare una condizione caratterizzata da ipercortisolemia persistente, risposte inadeguate dell’asse HPA, resistenza ai glucocorticoidi o solo incremento della midollare del surrene.
Per ulteriori approfondimenti su questo argomento si rinvia al testo Multidisciplinarietà in Medicina