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Struttura centralizzata, decentrata e distribuita

Da Idl3

Oggi diamo per scontata la liberta’ di conoscere, e’ diventata una questione di volonta’ piu’ che di possibilita’. Ma questo non e’ vero ovunque e non e’ vero in qualunque ambito. La liberta’ di conoscere non e’ garantita a tutti, non e’ ancora totalmente conquistata e soprattutto se non lottiamo neppure per mantenere quella che abbiamo rischiamo di perderla.

Struttura centralizzata, decentrata e distribuita

Forse non sempre ne siamo consapevoli, ma la possibilita’ di accrescere le nostre conoscenze, di ampliare la nostra cultura, e’ una liberta’ che abbiamo conquistato da poco. Gli ostacoli e le limitazioni a questa liberta’ sono forti e numerosi, a partire dall’analfabetismo, il costo per accedere alla conoscenza, le informazioni che non vengono diffuse totalmente o in parte, le informazioni controllate e/o distorte, ecc. Per questo dobbiamo essere grati a chi diffonde la conoscenza che altrimenti avrebbe un alto costo di accesso (ad esempio Wikipedia) e a chi dischiude informazioni che altrimenti ci sarebbero precluse (ad esempio WikiLeaks).

Struttura centralizzata, decentrata e distribuita
Al FOSDEM 2011 Karsten Gerloff, presidente della Free Software Foundation Europe (FSFE) ha parlato di “Power, Software, Freedom“, descrivendo l’importanza delle reti distribuite, e del software libero anche in ambiti che oggi sembrano appannaggio dei sistemi centralizzati (ad esempio social network) o decentrati (ad esempio email e web). Questo argomento era stato gia’ trattato da Karsten Gerloff, potete vedere il video in cui mette in evidenza i pericoli del Cloud Computing. In molti casi esistono delle alternative (migliorabili).
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SCRIVERE, LEGGERE E PUBBLICARE – L’invenzione della stampa a caratteri mobili di Johann Gutenberg permise di rendere disponibili, ad un prezzo relativamente accessibile, i libri ad un pubblico sempre piu’ vasto. Dunque la possibilita’ di informarsi e di conoscere. Ma la tecnologia da sola non basta, e’ solo uno strumento. Per far si che sia utile servono due cose, la possibilita’ di usarla e la volonta’ di usarla. Perche’ questa tecnologia fosse veramente utile occorreva che fosse garantita la liberta’ di leggere, scrivere e pubblicare.

L’analfabetismo diffuso era l’ostacolo principale alla liberta’ di leggere. Non pensate che sia un problema ormai lontano. L’analfabetismo in Italia all’indomani dell’unificazione era in media del 78 percento (con punte del 90 percento in alcune Regioni del Sud) e considerate che l’analfabetismo allora era non saper scrivere il proprio nome. Nel 1951 l’analfabetismo (questa volta non saper leggere e scrivere) in alcune regioni d’Italia toccava ancora punte del 30 percento.

Nel 1958 l’UNESCO definisce l’analfabetismo come la condizione di “una persona che non sa ne’ leggere ne’ scrivere, capendolo, un brano semplice in rapporto con la sua vita giornaliera“. Secondo questa definizione, in Italia ancora nel 2010 c’erano sette Regioni in cui la percentuale di analfabetismo superava l’8 percento.

E stiamo parlando dell’Italia, un Paese sviluppato, figuratevi qual e’ la situazione nei Paesi in via di sviluppo o peggio in quelli “sottosviluppati”.

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Inoltre, anche i non analfabeti avevano forti ostacoli alla liberta’ di leggere, pensate ad esempio che “il concilio di Tolosa del 1229 giunse a proibire ai laici il possesso di copie della Bibbia e nel 1234 quello di Tarragona ordino’ il rogo delle traduzioni della Bibbia in volgare“. I libri messi all’indice non erano pochi, e’ evidente come questo costituisse un ostacolo alla liberta’ di leggere. Non crediate che oggi sia tutto rose e fiori, esistono ancora degli ostacoli.

Per non parlare della liberta’ di scrivere e pubblicare, per fare un esempio, e’ solo nel 1789, all’indomani della rivoluzione francese che in Francia vengono sciolti i pesanti vincoli a cui era stata fino ad allora sottoposta la stampa. Ed e’ il primo Paese dove questo avviene, non a caso e’ proprio in Francia che nascono le prime forme di giornalismo politico e d’opinione. Una volta data alle persone la liberta’ di scrivere, leggere e pubblicare, la manifestazione di questa liberta’ puo’ assumere dimensioni enormi, tra il 1789 e il 1792 in Francia nascono quasi 200 nuove testate.

Come la storia ci ha dimostrato, queste liberta’ sono difficili da conquistare, ma si perdono con estrema facilita’. Inoltre chi vuole impedire che vengano esercitate queste liberta’ usa spesso metodi subdoli, come porre dei vincoli all’ingresso per chi volesse stampare un proprio giornale, o stampare un libro. Creando un ostacolo monetario alla pubblicazione, e dunque alla diffusione di conoscenza.

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CONOSCENZA E’ POTERE – La conoscenza e’ potere, e quando la conoscenza e’ concentrata nelle mani di pochi, il potere diventa controllo sugli altri, su coloro ai quali l’accesso alla conoscenza e’ precluso. Quando in pochi cercano di concentrare in loro la conoscenza, nascono due distorsioni, la prima e’ la centralizzazione del potere, la seconda e’ la limitazione se non l’arresto dello sviluppo.

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Cerco di chiarire meglio perche’ avviene questo. In un altro post, parlando del valore sociale del software libero, avevo scritto dell’esistenza di due tipologie di conoscenza, una oggettiva (conoscenza scientifica) e una soggettiva. La conoscenza scientifica puo’ essere concentrata nelle menti di pochi gruppi di ricerca, e questi creeranno innovazione, nuove tecnologie e altri strumenti indispensabili per lo sviluppo. Tuttavia le tecnologie devono essere utilizzate, e la conoscenza, la capacita’ di usarle, non puo’ essere concentrata, perche’ conoscenza e capacita’ sono soggettive e diffuse. Sono informazioni frammentate contenute in tutti noi, se a leggere, a scrivere e a pubblicare sono solo in pochi eletti, non c’e’ condivisione della conoscenza, non c’e’ sviluppo, non c’e’ quella “magia” che si crea quando le conoscenze e le capacita’ frammentate, le informazioni atomizzate di varie persone si uniscono per creare un’esplosione di nuove idee, sviluppo e innovazione. La conoscenza, il suo utilizzo e la sua condivisione creano il vero potere, quello di migliorare una collettivita’ e accrescere la conoscenza.

CENTRALIZZATA, DECENTRATA E DISTRIBUITA – Se dunque la conoscenza e’ frammentata, solo un sistema che ne ricalchi la struttura atomizzata crea vero sviluppo e vera innovazione. Possono esserci tre tipi di sistema: centralizzato, decentrato e distribuito. Come raffigurato qui sotto.

Struttura centralizzata, decentrata e distribuita

Nel sistema centralizzato il potere e’ concentrato in un unico punto, abbiamo una rete nella quale tutti gli elementi (i nodi) sono connessi a un unico nodo centrale. Poi abbiamo il sistema decentrato, nel quale ci sono diversi nodi centrali collegati tra loro con gli altri nodi connessi ad uno tra i vari nodi centrali. In questi due sistemi e’ molto facile per l’unico nodo centrale o per i pochi nodi centrali escludere uno o piu’ nodi minori, inoltre l’unico nodo centrale (o i singoli nodi centrali) accentra (o accentrano) a se il potere dato dalla conoscenza accumulata sua (o loro) e degli altri nodi. Il funzionamento stesso di questi sistemi dipende da uno o pochi nodi principali. E’ inoltre evidente che in una simile situazione la disconnessione dei nodi minori tra loro impedisce quel flusso di informazione, conoscenza e competenza indispensabili allo sviluppo e alla creazione di innovazione.

Il flusso continuo di informazione, conoscenza e competenza e’ possibile con la terza tipologia di sistema, il sistema distribuito, nel quale ogni punto e’ connesso con un certo numero di altri punti e attraverso di essi con il resto della rete. In una situazione simile, ogni nodo e’ utile agli altri, ma nessun nodo e’ indispensabile per il funzionamento della rete.

Questi tre modelli possono essere utilizzati per rappresentare comunita’ sociali/statali/aziendali, le reti di telecomunicazione, ecc.

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LA TENDENZA ALLA CENTRALIZZAZIONE – E’ interessante notare il pericolo che si insinua anche nei sistemi decentrati e distribuiti, perfino quando esiste la possibilita’ di utilizzare software libero sia come server sia come client. Ipotizziamo una situazione in cui esista per ognuno la possibilita’ teorica di trasformarsi da client a server, eppure nonostante questo, nella pratica ci sara’ la tendenza alla centralizzazione.

Questa tendenza e’ dovuta a due fattori: informazioni e costi asimmetrici ed economie di scala. I costi di mantenimento e funzionamento di un server sono generalmente piu’ alti rispetto a quelli di un client, e sono piu’ alte anche le conoscenze e capacita’ necessarie. Esiste quindi per l’utente un forte incentivo a trasferire la gestione del server ad altri, anche se deve pagare o rinunciare alla propria privacy. Inoltre l’attivita’ di amministrazione dei server e’ soggetta a economie di scala, i grossi provider scacciano (o inglobano) quelli piccoli, creando in questo modo un alto livello di concentrazione, un sistema decentrato tendente al sistema centralizzato.

Informazioni e costi asimmetrici ed economie di scala permettono ai pochi grandi provider (vale sia per gli ISP sia per i fornitori di contenuti) di fornire servizi “migliori” a costi inferiori, cosi’ da attirare sempre piu’ utenti.

Questo schema e’ riscontrabile in molti aspetti, dai sistemi operativi ai singoli software, dai nuovi servizi su internet a quelli storici. Il livello di centralizzazione tuttavia varia da caso a caso, perche’ dipende sia dai costi di gestione e funzionamento e dalle conoscenze e capacita’ tecniche (e non) richieste, sia dal valore che diamo alla rinuncia totale o parziale: alla privacy; e al potere di controllo diretto e completo sui nostri dati e i software che li gestiscono. A questo aggiungete il pericolo sempre presente che gli ISP e i fornitori di contenuti possano favorire questo o quel tipo di contenuto o di fonte (mettendo in discussione la net neutrality), o peggio escludano un tipo di contenuto o di fonte (applicando la censura). Purtroppo lo stanno gia’ facendo.

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SOFTWARE LIBERO, CONOSCENZA LIBERA – Se e’ vero che la conoscenza e’ potere e la condivisione della conoscenza crea sviluppo, deve essere data la possibilita’ a tutti di ampliare le proprie conoscenze e di condividerle. Cio’ viene garantito dalla liberta’ di leggere, scrivere e pubblicare e il software libero permette tutto questo. Quando si parla di software libero si parla delle quattro liberta’:

  • Liberta’ di eseguire il programma, per qualsiasi scopo (liberta’ 0).
  • Liberta’ di studiare come funziona il programma e adattarlo alle proprie necessita’ (liberta’ 1). L’accesso al codice sorgente ne e’ un prerequisito.
  • Liberta’ di ridistribuire copie in modo da aiutare il prossimo (liberta’ 2).
  • Liberta’ di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente i miglioramenti da voi apportati (e le vostre versioni modificate in genere), in modo tale che tutta la comunita’ ne tragga beneficio (liberta’ 3). L’accesso al codice sorgente ne e’ un prerequisito.

Queste liberta’ vanno rivendicate e vanno esercitate, perche’ equivalgono alla liberta’ di leggere, di scrivere e di pubblicare che hanno permesso l’evoluzione della conoscenza del genere umano. Allora riguardavano libri e giornali, oggi riguardano il software e la rete. La liberta’ di leggere (liberta’ 1), la liberta’ di scrivere (liberta’ 3) e la liberta’ di pubblicare e condividere (liberta’ 2 e 3), sono impedite o ostacolate dall’analfabetismo tecnologico e dalla chiusura del software, dai brevetti software, dai sorgenti chiusi, dalle licenze chiuse, dai formati chiusi, ma piu’ di ogni altra cosa, dalle menti chiuse.

E’ la chiusura mentale a mettere in serio pericolo il software libero, la diffusione della conoscenza e l’avanzamento culturale e tecnologico. C’e’ scarsa consapevolezza dei danni causati dall’uso di sistemi centralizzati e decentralizzati, ed anche dove esiste la consapevolezza, vi e’ spesso una profonda pigrizia che impedisce di trasformare la consapevolezza in reazione. Dobbiamo cambiare il nostro rapporto con le nuove tecnologie, cominciare a usare la tecnologia e smettere di lasciare che sia essa a usarci.


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