Un’analisi sull‘aborto selettivo in Cina, India e Corea del Sud realizzata dal Dr. Therese Hesketh del UCL Centre for International Health and Development punta ad avere una ripercussione significativa nella società.
Il dr. Hesketh e alcuni ricercatori hanno pubblicato sul Canadian Medical Association Journal i risultati di uno studio intitolato ““The consequences of son preference and sex-selective abortion in China and other Asian countries”. Osservano che con l’avvento degli ultrasuoni che consentono l’aborto selettivo del sesso, il rapporto tra i sessi alla nascita, in alcune città in Corea del Sud, è salito a 125 entro il 1992 e oltre 130 in più province cinesi. «A causa dell’enorme popolazione della Cina, questi rapporti si traducono in un gran numero di maschi in eccesso. Nel 2005 è stato stimato un eccesso di 1,1 milioni di maschi in tutto il Paese, e che il numero di maschi di età inferiore ai 20 anni ha superato il numero di femmine di circa 32 milioni», scrivono gli autori.
In India, Cina e Corea, «se il primo figlio è una femmina, le coppie ricorrono spesso all’aborto selettivo del sesso per garantire la nascita di un maschio nella seconda gravidanza». Il dr. Hesketh ha dimostrato che le implicazioni sociali di una preferenza verso i maschi e il conseguente aborto selettivo del sesso per le femmine significa che una percentuale significativa della popolazione maschile non sarà in grado di sposarsi o di avere figli a causa di una scarsità di donne. «In Cina, il 94% delle persone non sposate di età compresa tra 28-49 è un maschio, il 97% dei quali non ha ultimato la scuola superiore, e l’impossibilità a sposarsi comporta spesso problemi psicologici e conseguentemente l’aumento della violenza e del crimine», hanno rilevato gli autori. «La vulnerabilità psicologica e la frustrazione sessuale possono portare questi uomii all’aggressività e alla violenza».
C’è un buon supporto empirco per queste previsioni. Gli autori sostengono che la stragrande maggioranza dei crimini violenti sono commessi da giovani maschi non sposati. Propongono quindi come soluzione l’istituzione di leggi che proibiscano la determinazione del sesso del feto e l’aborto selettivo.