I terapeuti a favore della normalizzazione dell’omosessualità sostengono che sia impossibile cambiare l’orientamento sessuale e che il tentativo di cambiamento è intrinsecamente dannoso. Tuttavia, i risultati finali di un lungo studio pubblicato sulla rivista peer-reviewed “Journal of Sex and Marital Therapy” hanno decretato, come tante altre ricerche, che la terapia di cambiamento è possibile, funzionante e non pericolosa.
Gli psicologi Stanton L. Jones del Wheaton College e Mark A. Yarhouse della Regent University sono gli autori di questo studio longitudinale che ha seguito gli individui che hanno cercato il cambiamento dell’orientamento sessuale coinvolgendosi con appositi centri specializzati. Gli autori fanno notare che lo studio supera la tipica critica avanzata circa i dati delle terapie per il same-sex attraction (SSA), secondo cui i risultati non sarebbero adeguatamente documentati in un giusto periodo di tempo. Questo studio invece ha seguito 98 candidati per un periodo di 6-7 anni dopo la conclusione della cosiddetta “terapia riparativa”.
I risultati mostrano chiaramente come la maggior parte dei candidati ha avuto successo nell’obiettivo di cambiare l’orientamento sessuale e che il tentativo non è stato affatto dannoso. D’altra parte questo è già stato in qualche modo appurato nel 2010 dallo studio apparso sul “Journal of Human Sexuality” ed intitolato “Homosexuality and Co-Morbidities: Research and Therapeutic Implications“, nel quale si concludeva così: «cambiare orientamento sessuale non porta a tentativo maggiore di suicidio». Gli autori riferiscono anche che la misura del disagio psicologico non è, in media, aumentata né associata, quando è presente, al tentativo di cambiare l’orientamento: «Questi risultati non dimostrano che il cambiamento di orientamento sessuale è categoricamente possibile per tutti o per nessuno, ma piuttosto sostiene che sono possibili cambiamenti significativi, che diventano poi cambiamenti reali a lungo termine». Il comunicato ufficiale sottolinea anche che «i risultati non dimostrano che nessuno rimane danneggiato dal tentativo di cambiamento, ma piuttosto che il tentativo non sembra essere dannoso o intrinsecamente dannoso».
Sul sito Lifesitenews.com si ricorda che nel 2009 è stata pubblicata una meta-analisi sulla terapia per persone con indesiderata attrazione dello stesso sesso (o “unwanted same-sex attraction”), la quale ha concluso che l’omosessualità non è immutabile e che gli individui in cerca di cambiamento potrebbero trarre beneficio da tale terapia. Il rapporto ha incluso 600 rapporti di medici e ricercatori pubblicati principalmente su riviste professionali e peer-reviewed.
Sebbene l’American Psychological Association (APA), dichiaratamente “gay-friendly” scoraggi i professionisti della salute mentale ad offrire una terapia di riorientamento sessuale, la posizione ufficiale del gruppo ammette che ci sono “insufficienti prove” per approvare o screditare la pratica. L’omosessualità è stata declassificata come un disturbo mentale nel 1973 dal “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders” (DSM), dopo anni di forte pressione da parte degli attivisti della lobby gay e con una votazione molto discussa. Questo, riporta ancora l’importante sito web, ha innescato un cambiamento politico di altre associazioni professionali, che oggi si oppongono in maniera uniforme alla SSA therapy. L’APA è anche dichiaratamente pro-choice in merito all’aborto, tuttavia uno studio recente ha dimostrato che la sua dichiarazione si basa su studi minori e superficiali e che la sua posizione è altamente politicizzata.
Ricordiamo infine che il dott. Robert Spitzer, allora il responsabile del cambiamento nel DSM, ha tuttavia invertito -30 anni dopo- la sua posizione sulla terapia per le persone omosessuali, scegliendo di supportarla. Nel 2004 invece, il noto psicologo Robert Perloff, ex presidente dell’APA, ha aderito ufficialmente alla National Association for Research & Therapy of Homosexuality (NARTH) -www.narth.com- sostenendo: «sono felice di aderire alla posizione della NARTH: essa rispetta la dignità di ogni cliente, l’autonomia e il libero arbitrio. Ogni individuo ha il diritto di rivendicare un’identità gay o di sviluppare il suo potenziale eterosessuale. Il diritto di cercare una terapia per cambiare il proprio adattamento sessuale è considerato ovvio e inalienabile. Condivido pienamente la posizione della NARTH».