Cose di cui sono arcistufo (le prime che mi vengono in mente per non farla tanto lunga):
Giornalismo di costume: la meravigliosa montatura degli occhiali di Gianfranco Fini e chissenefrega. Il cinismo leninista: candidare Priebke? mica vorrete lasciare i voti dei neonazisti alla destra, no? Parlare a vanvera di politically correct: in Italia non c’è mai stato, non vedo come si possa esserne stanchi. L’esaltazione cieca del localismo: no, la tua città del cazzo non è il miglior posto del mondo, fattene una ragione e cerca di parlare dialetto solo all’osteria. I disprezzatori del buonismo: concetto inventato per far gongolare i figli di puttana (che già gongolano normalmente). I comici che fanno ridere con le parolacce: allora vaffa, sticazzi, mecojoni, non sono meglio io di Petrolini? Il razzismo e l’omofobia a patta spalancata. A parte i paesi dell’Est penso che siamo il paese più razzista d’Europa, forse è vero che succede anche in Francia, Germania e Inghilterra, ma sicuramente con qualche senso di colpa in più che qui. La Lega che ha radicamento capillare sul territorio: anche le fogne hanno radicamento capillare sul territorio, ciò non toglie che pompino merda. Gli atei devoti: idea furbissima e inedita questa della religione come instrumentum regni. I razionalisti militanti: e se fosse questa la peggior superstizione? Pagine di letteratura italiana ben pettinate col phon: grazie, preferisco Philip Roth. Il modernismo catto-crocian-gramsciano della critica: roba da museo. Allarmismi su mucca pazza e influenza mortale: controllate su internet quanta gente muore di epatite virale ogni anno e poi ne riparliamo mentre mangiamo due cozze. Internet che non funziona perché siamo in Italia: non mi pare una spiegazione tecnica soddisfacente. I professori universitari che fanno le vittime: facce di bronzo su culi di marmo. L’anticonformismo istituzionale: babalocco chi ci crede. Il doppiopesismo e il cerchiobottismo spacciati per raffinate strategie politiche: sì, non ci aveva mai pensato nessuno prima di voi, bravi. Infine, la nostalgia per gli anni Trenta, Quaranta, Cinquanta, Sessanta, Settanta, Ottanta e Novanta del secolo scorso, particolarmente da parte di chi non li ha vissuti: non è che avere nostalgia di Mussolini o Goldrake ci eviterà di finire a piedi in avanti nel futuro.