Il suicidio di Mario Monicelli ci interroga in modo sempre più urgente sulle questioni del fine vita e sul diritto di poter decidere sulla propria vita e sulla propria morte.
Ma oggi non si sta parlando di testamento biologico. Ciò su cui il grande vecchio del cinema ci obbliga a riflettere ha un nome preciso e impronunciabile per la politica italiana: eutanasia. Impronunciabile a destra perché i temi della vita e della morte sono stati totalmente appaltati ai necrofori vaticani in cambio di voti e sostegno a qualsiasi osceno provvedimento; a sinistra, compresa quella vendoliana, per tema di infastidire le anime confessionali e antidemocratiche al proprio interno.
I laici non sono antidemocratici. Perché nessun laico imporrebbe l’eutanasia ad altri che, eventualmente, se stessi; perché un laico non obbligherebbe nessun altro ad alcuna scelta tanto difficile. Perché nessun laico pretenderebbe di essere imitato o peggio che la sua scelta sia imposta, per legge, a qualcun altro. Questo è ormai un discorso trito e ritrito, ma che non pare non entrare nella mente e nel cuore di chi, al contrario e spietatamente, vuole imporre un dogma di fede sulla collettività.
Mi chiedo dunque se sia meglio, per costoro, accettare che un vecchio di 95 anni, malato terminale di un male incurabile che lo aveva ormai prima di tutto “offeso” nella propria vitalità, possa uscire in pigiama e affrontare il freddo di questo inverno anticipato sul balcone di una stanza d'ospedale. Da solo, raccogliere tutte le forze che un malato di 95 anni può avere e scavalcare la ringhiera per buttarsi di sotto. Affrontare i secondi che lo separano dall’impatto, accettando anche che il proprio corpo venga esposto allo sguardo di estranei.
È forse meglio, questo? Che risposte date, anime confessionali?Solo con l'ipocrisia potete rispondere e già circola qua e là: ma Monicelli non era depresso. Voleva lasciare la vita. E l’ha fatto, nel peggiore dei modi. Lo aveva già detto. Ed era nel DNA di un vecchio leone come quello.
Mi vergogno di essere cittadino di un paese tanto bigotto ed ipocrita, corresponsabile di una morte così impietosa.